Pir Alternativi, in arrivo sull’Aim 5,2 miliardi in cinque anni
Solo nel 2020, l’afflusso di capitali stimato è di 191 milioni di euro, mentre 124 sono i titoli potenziali target di investimento. IR Top Consulting ha fatto i conti
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Crescita, rimodulazione dell’offerta e innovazione, ma anche rafforzamento della componente patrimoniale. Ecco la ricetta per la ripartenza post-Covid secondo le piccole e medie imprese italiane, stando a quanto emerge dall’indagine “I bisogni delle Pmi post-Covid” condotta da Intesa Sanpaolo, Piccola Industria Confindustria, Monitor Deloitte e Deloitte Private.
Il sondaggio, condotto su oltre 6 mila aziende, rivela come il segmento delle pmi mostri un’elevata propensione al cambiamento pur essendo stato il più colpito dalla pandemia, con il 90% delle aziende intervistate che dichiarava di aver subito rallentamenti o sospensioni delle attività produttive al termine della Fase 1 e il 70% che si trovava in difficoltà finanziarie.
Ma lo scoraggiamento non fa parte del Dna del nostro tessuto produttivo e così, nonostante il cambiamento delle carte in tavola operato dalla pandemia, l’indagine identifica nella capacità di innovazione, nell’espansione geografica e nella crescita dimensionale le principali direttrici lungo cui le aziende intendono muoversi per consolidare la ripresa.
Ben 6 su 10 dichiarano innanzitutto di dover rimodulare la propria offerta sul mercato e adeguare il proprio modello operativo, e ben una su due intende puntare sull’internazionalizzazione per ampliare la copertura geografica e avviare percorsi di ingresso nei mercati esteri di maggiore interesse. Questo mentre un’impresa su 4 spiega di aver già avviato la riconversione delle proprie linee di produzione per prodotti oggi considerati strategici, in particolare per i dispositivi di protezione individuale.
Ma gli imprenditori guardano anche ai bilanci ed è quasi unanime (oltre 9 aziende su 10) la volontà di rafforzare la componente patrimoniale, ribilanciando la propria esposizione verso terzi ma anche attraverso operazioni di finanza straordinaria.
Per tutte queste ragioni, ciò che traspare dall’indagine è anche un diffuso bisogno, in un contesto di profonda trasformazione, di pianificazione strutturata e partner consolidati che siano in grado di integrare il gap di competenze specifiche nella gestione del new-normal.
“Da imprenditori sappiamo che non siamo nella Fortezza Bastiani di Buzzati, che l’evento ostile arriva e a volte può decidere il destino di un’impresa, specie se piccola – osserva Carlo Robiglio, presidente di Piccola Industria Confindustria -. Oggi siamo convinti che digitale, green, resilienza e business continuity siano le principali sfide che abbiamo davanti. A questo si accompagna il rafforzamento patrimoniale dell’impresa, elementi capaci di portare a una crescita sostenibile e strutturata. Per farlo occorre passare dalla cultura dell’emergenza a quella della prevenzione, oltre che comprendere che il digitale è ormai una condizione per esistere”.
Ma non tutte le aziende sono pronte. “Come le precedenti crisi insegnano, per affrontare con successo una situazione emergenziale e di forte volatilità serve una chiara visione strategica combinata ad un piano di medio-lungo termine definito valutando le alternative strategiche perseguibili – avverte Manuel Pincetti, partner Monitor Deloitte responsabile per i servizi di strategic transformation & growth di Deloitte in Italia -. Dalla nostra ricerca, che riconferma evidenze emerse da altri studi sviluppati dal nostro settore, emerge tuttavia nel segmento pmi ancora un gap: solo 3 aziende su 10 si stanno attrezzando in tal senso, preparandosi ad affrontare la ripresa con piani di rilancio strutturati”.
È anche per questo, dunque, che diventa sempre più importante trovare i giusti partner con cui avviare il percorso di trasformazione: più di 1 azienda su 2 richiederebbe un supporto diretto alle istituzioni bancarie su ambiti non solo finanziari ma anche operativi. “Nel primo semestre di quest’anno, con grande impegno e vicinanza a circa un milione di imprese e microimprese nostre clienti, di cui circa 250mila PMI, abbiamo riportato in bonis circa 4.300 aziende italiane – conclude Anna Roscio, responsabile direzione sales & marketing imprese Intesa Sanpaolo -. Come Gruppo, siamo fortemente impegnati ad accelerare la transizione verso la sostenibilità e l’internazionalizzazione, stimolando una nuova cultura d’impresa attraverso webinar e anche investimenti favoriti dal meccanismo del nuovo credito d’imposta”.
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