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Lo rileva l’ultima survey per il banking di Ing. E la tecnologia, a detta di Bcg, sarà decisiva anche per gli asset manager
Per competere con il futuro è arrivato il momento di adeguarsi a un mondo in evoluzione e sfruttare tutte le opportunità offerte dalla tecnologia. Parole usate da Boston Consulting nell’ultimo Asset Management Report, che risuonano come un “ultimatum”. Tanto per il risparmio gestito quanto per il mondo della consulenza.
Da un lato, infatti, c’è proprio Bcg, che nel suo studio prova a tracciare la strada che nei prossimi anni dovranno seguire gli asset manager; dall’altro lato, invece, c’è Ing, che nella survey 2019 condotta nel banking ha evidenziato come i risparmiatori stiano diventando sempre più propensi a farsi guidare nelle scelte di investimento dalle “macchine”. Ma analizziamo le due indagini singolarmente.
La consulenza parla digitale
Il mondo della consulenza e degli investimenti sta diventando sempre più dipendente dalla tecnologia. E ai risparmiatori, anche italiani, comincia a piacere questo nuovo mondo. Un evidenza che ci giunge dai risultati 2019 dell'”Indagine Internazionale sulle Nuove Tecnologie per il banking” realizzata da Ing.
Lo studio, che ha coinvolto 14.500 persone in 15 Paesi, mostra un crescente utilizzo degli strumenti tecnologici non solo per i pagamenti, ma anche per la gestione e il risparmio delle proprie finanze. In particolare, con riferimento al rapporto tra italiani e investimenti, l’indagine ha rilevato che il 17% dei risparmiatori nazionali è disposto a delegare un computer per prendere decisioni al suo posto, sostanzialmente in linea con il 18% europeo.
Decisamente più ampia (il 36%), invece, la disponibilità ad accettare raccomandazioni da parte di una macchina, a patto di mantenere il controllo sulle decisioni finali.
Allargando l’analisi agli altri Paesi, lo studio Ing mostra l’alta propensione della Turchia a delegare un software per decisioni di investimento (il 30%) e ad accettare consigli di investimento (il 65%). Al contrario, tra i più scettici verso la consulenza digitale ci sono gli olandesi, con l’11% disposto a delegare e il 23% ad avvalersi dei servizi di advisory offerti da una macchina.
Tra tecnologia e asset management
Guardando invece al mondo del risparmio gestito, a detta della multinazionale statunitense Bcg, alla base delle strategie di successo del prossimo decennio ci sarà la tecnologia (in particolare big data e analytics), che può rendere i processi decisionali più precisi, razionalizzare i costi e massimizzare le prestazioni.
“Il digitale aiuterà le società a identificare e gestire i colli di bottiglia facilitando l’automazione delle operazioni, con incrementi di efficienza possibili dal 15% al 30% – argomentano gli esperti di Bcg – Ma al momento le imprese del settore mancano di capacità tecnologiche”.
Un sondaggio condotto proprio dalla società Usa tra i gestori patrimoniali mostra che solo il 20-30% oggi può essere classificato come “pioniere”, capace di investire con convinzione in un’ampia gamma di soluzioni digitali.
Il successo della transizione verso un business guidato dalla tecnologia dipenderà dalla capacità delle società di identificare gli strumenti più adatti al proprio modello di sviluppo, oltre che di attrarre i talenti in grado di sfruttare al meglio i nuovi strumenti e trattenere le risorse capaci di acquisire le nuove competenze.
I modelli di business
E in un mondo guidato dalla tecnologia ci sarà sempre meno spazio per le società di medie dimensioni, poco specializzate e incapaci di sfruttare le economie di scala. Di conseguenza, si andrà sempre più verso una polarizzazione del mercato.
“Gli asset manager saranno chiamati a scegliere tra due modelli – puntualizza Bcg nel suo report – Le boutique alpha, piccoli operatori molto focalizzati e agili che possono raggiungere ottimi guadagni massimizzando la capacità d’investimento, oppure i grandi player che fanno distribuzione su un mercato di massa, gestiscono oltre mille miliardi di dollari di asset under management e offrono una gamma completa di prodotti.
In questo contesto, la Cina diventerà il secondo mercato dopo gli Stati Uniti, superando l’Europa, mentre si attendono le mosse dei giganti digitali, come Google o Amazon. Intanto, proprio in Cina, Alibaba è entrato con successo nella gestione patrimoniale e ha stretto partnership di distribuzione con operatori locali ed esteri.