Gestori alle prese con il mal di Fed
Powell: “A breve sarà appropriato alzare i tassi di interesse”. Pimco vede una rotazione verso i titoli growth convenienti e di qualità. M&G raccomanda selettività. Prospettive positive per l'obbligazionario
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Bene, anzi benissimo. Il mercato del lavoro Usa scoppia di salute e negli attesissimi dati di gennaio supera in positivo praticamente tutte le previsioni. Nonostante il picco della variante Omicron, l’economia a stelle e strisce ha infatti creato nel primo mese del nuovo anno 476.000 posti di lavoro, “decisamente sopra le attese”, secondo il governo americano. Il tasso di disoccupazione è invece salito leggermente al 4% (+0,1%).
Gli analisti prevedevano una battuta d’arresto nell’occupazione, con soli 170mila nuovi posti di lavoro non agricoli, a causa della pandemia. Non solo. Il Bureau of Labour Statistics ha anche rivisto al rialzo il dato di dicembre, da 199.000 a 510.000, e quello di novembre, da 249.000 a 647.000, per un’aggiunta complessiva nei due mesi precedenti di 709.000 posti di lavoro. A luglio, erano stati aggiunti più di un milione di posti di lavoro, il miglior dato dell’anno. I salari orari medi sono poi aumentati di 23 centesimi, lo 0,73%, a 31,63 dollari; rispetto a un anno prima, l’incremento è del 5,68%.
Se per il presidente Joe Biden si tratta di un’inattesa, buona notizia, per i mercati la questione è un po’ diversa, visto che con tutta probabilità questi numeri spingeranno la Fed a essere più aggressiva sui tassi.
E infatti, come fa notare Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, dopo la diffusione dei dati il dollaro si è rafforzato sui mercati valutari, il rendimento del Treasury decennale è volato all’1,91% e sull’azionario Usa sono scattate le vendite. Insomma, la Fed è chiamata, ora più che mai, a fronteggiare le pressioni inflazionistiche.
“C’era tantissima attesa per le cifre macroeconomiche sul mondo del lavoro americano per cercare di avere più certezze sulle prossime mosse della Federal Reserve – spiega Diodovich -. I mercati scontano un 2022 con tanti rialzi dei tassi di interesse. Tra i 4 e i 5, almeno secondo le stime derivate dall’andamento dei rendimenti dei Treasuries”.
E per lo strategist, i dati incoraggianti sul mondo del lavoro ormai in piena occupazione aumentano le probabilità di un Powell molto aggressivo in termini di rialzi dei tassi di interesse nel 2022. “Soprattutto le cifre sull’aumento dei salari a gennaio lasciano intendere che le pressioni inflazionistiche saranno molto persistenti nel corso dell’anno”, evidenzia.
“A nostro avviso la Fed rialzerà i tassi a marzo di 25 pbs e preparerà il mercato sia all’avvio del processo di tightening (ovvero di riduzione delle attività in bilancio) sia a numerosi rialzi del costo del denaro nel corso dell’anno”, conclude Diodovich.
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