Banche centrali, gli effetti delle decisioni sui mercati
La Bce potrebbe dover aumentare i tassi di interesse più rapidamente di quanto il mercato stia valutando oggi
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“Nonostante le turbolenze sui mercati emergenti, il rally dei Treasury americani solitamente legato a un clima di avversione al rischio si è rivelato, in verità, modesto. Ciò è stato in qualche modo deludente, pur essendo indicativo della forza dell’economia statunitense: le stime sulla crescita del Pil nel secondo trimestre sono state riviste al rialzo al 4,2%, il tasso più alto dal 2014”. Ariel Bezalel, head of strategy, fixed income e gestore del fondo Jupiter dynamic bond, Jupiter Am, rileva che“nonostante ciò, gli indicatori continuano a suggerire che il Paese si trova in una fase ormai avanzata del ciclo economico”.
In aggiunta, prosegue l’analista, “l’economia è lungi dall’essere immune dai cambiamenti che si verificano altrove nel mondo. I valori dell’indice Pmi hanno iniziato a contrarsi in diverse nazioni, e stiamo assistendo ai primi segnali di un rallentamento del commercio mondiale”.
“Un dollaro forte – sottolinea Bezalel – finirà per intaccare la redditività e frenare la capacità di alcune aziende di competere a livello globale. Naturalmente, il vero colpevole della volatilità è la graduale ma inesorabile stretta alle politiche monetarie”.
Capitolo Banche centrali. “Malgrado le turbolenze sui mercati e le pressioni non convenzionali da parte del presidente Trump, la Fed rimane fermamente decisa a seguire le sue attuali strategie di aumento dei tassi di interesse e di riduzione del bilancio. Il piano della Bce di porre fine al suo programma di Quantitative Easing da 2.400 miliardi di euro entro la fine dell’anno aumenterà ulteriormente la pressione sulla liquidità globale, già in riduzione”.
“Pertanto – conclude l’analista – è probabile che da qui in poi i mercati diventeranno ancora più volatili. Di conseguenza, continuiamo a credere che il nostro approccio improntato alla prudenza sia giustificato”.