Fondi alternativi Ucits e prodotti illiquidi possono coesistere nello stesso portafoglio. È la filosofia che guiderà lo sviluppo futuro del business di Lumyna Investments
Paul Holmes, global head of distribution di Lumyna Investments
Nata nel 2007 come branch della banca d’affari Merrill Lynch, Lumyna Investments ha avuto fin da subito un obiettivo chiaro: offrire ai clienti europei strategie tipiche degli hedge fund in un formato Ucits. Come? Paul Holmes, global head of distribution di Lumyna Investments, lo spiega a FocusRisparmio.
Qual è l’offerta di Lumyna? Come è stata l’integrazione con il gruppo Generali?
Quando siamo nati offrire strategie alternative era una cosa del tutto innovativa, poi con il passare del tempo questi prodotti hanno guadagnato terreno e sono diventati una scelta popolare fra gli investitori che vogliono accedere a questi prodotti alternativi. Con l’integrazione all’interno del gruppo Generali nel novembre 2018, la nostra strategia non è cambiata: si sostanzia nell’identificazione di gestori hedge che sono in grado di offrire soluzioni d’investimento diversificate e attrattive, le strutturiamo in un formato Ucits e distribuiamo il prodotto alla nostra base clienti. Oggi la nostra piattaforma conta 15 fondi alternativi per un totale di circa 14 miliardi di dollari di asset under management.
Chi sono i clienti di Lumyna?
Circa il 20% dei nostri clienti sono investitori istituzionali puri, quindi compagnie assicurative e fondi pensione. Il restante 80% si distribuisce per metà tra gestori patrimoniali discrezionali e per metà banche private o società di consulenza patrimoniale. Grazie al supporto di Generali e alla forza del suo brand vogliamo espandere la nostra base clienti, soprattutto in Italia dove siamo in contatto con una folta platea di nuovi potenziali clienti istituzionali fra cui diversi fondi pensione.
Nella vostra offerta trovano spazio anche strategie sistematiche?
Il nostro obiettivo è avere un ampio e diversificato range di strategie e stili d’investimento, siano esse discrezionali o sistematiche, direzionali o market-neutral. L’importante è offrire ai nostri clienti un ventaglio di proposte diversificate attraverso la nostra piattaforma. Quindi gli asset manager quantitativi o sistematici sicuramente trovano spazio all’interno della nostra offerta. Al momento abbiamo due fondi di questo tipo: il primo è un fondo multi-asset e multi-strategy che integra tecniche di machine learning ed uno concentrato sul mercato delle commodity che punta ad una esposizione market-neutral. Il nostro obiettivo non è avere una posizione netta nei confronti del mercato, ma offrire una proposizione commerciale il più ampia e diversificata possibile per mettere il nostro cliente nelle migliori condizioni di fare una scelta. Noi ci occupiamo della definizione dell’offerta, delle fasi di due diligence con i gestori e del confezionamento del prodotto. Il nostro focus principale è selezioni i migliori gestori per ogni comparto, in genere preferiamo offrire almeno due o tre managers per ogni tipo di strategia o stile d’investimento.
Al momento quali sono le strategie più gettonate?
Più che di strategie, parlerei di profilo del prodotto, ossia delle caratteristiche che gli investitori guardano di più, come ad esempio l’esposizione al mercato, la stabilità dei rendimenti, la capacità di contenere i drawdown e così via. Dopo anni di mercati poco movimentati, ora stiamo assistendo a un ritorno della volatilità. A livello di strategie questo si traduce in uno spostamento delle preferenze da strategie direzionali long only verso strategie più orientate a offrire maggior diversificazione: low volatility, market-neutral, merger arbitrage, quantitative macro-fund e così via.
Negli ultimi anni le strategie degli hedge fund e dei fondi alternativi Ucits non sono state così brillanti. Come se lo spiega?
Se la pensiamo da un punto di vista assoluto, le strategie degli hedge fund hanno in generale sottoperformato i mercati azionari globali negli ultimi anni. Riteniamo, però, che le cose vadano messe in prospettiva: la funzione dei prodotti Alternative Ucits è quella di offrire diversificazione. In un mercato rialzista come quello degli ultimi anni è normale che le strategie direzionali equity only performino meglio. Pensiamo che in futuro possa tornare a fare capolino la volatilità. D’altronde, in un mondo dove i mercati azionari sono ai livelli massimi storici e i rendimenti nel reddito fisso ai minimi, è lecito attendersi che qualche investitore decida di bilanciare il proprio portafoglio. Quando accadrà, sarà il momento in cui le strategie alternative potranno dare conferma del proprio valore.
I mercati privati possono essere guardati come un’opportunità per generare una nuova fonte di alpha?
Crediamo di sì. Il nostro business è incentrato su prodotti Ucits Alternative ma abbiamo 1,5 miliardi investiti in strategie alternative non Ucits. Negli ultimi sette-otto anni, molti dei nostri clienti hanno diviso i loro investimenti alternativi in questi due campi. Da un lato, gli hedge fund liquidi, dall’altro strategie volte a catturare il cosiddetto premio di illiquidità. Dal nostro punto di vista, abbiamo una significativa offerta dal punto di vista dei prodotti Ucits e stiamo quindi cercando di costruire anche un’offerta per i mercati privati. Pensiamo che ci sia una corretta logica dietro quello che i clienti ci chiedono. Contiamo di poter lanciare il nostro primo prodotto di private equity nel secondo trimestre di quest’anno, quindi entro i prossimi due mesi, grazie alla collaborazione con un fondo di private equity basato negli Usa. Penso che nei prossimi anni continueremo a sviluppare anche il segmento dei prodotti illiquidi, parallelamente a quello dei prodotti alternativi Ucits. La nostra idea è che i due tipi di prodotto possano coesistere.
Qual è la principale sfida che vi attendete nel settore dei prodotti illiquidi?
Penso che i temi da affrontare siano simili a quelli che rileviamo nella costruzione di un prodotto Ucits. Il nostro focus rimane sempre lo stesso, ossia identificare i gestori che riteniamo possano offrire vantaggi significativi agli investitori. Sappiamo che non è possibile fare affidamento sulle performance passate. Eppure, sulla base dei dati storici possiamo provare a identificare i manager che hanno mostrato le migliori capacità nella costruzione di un portafoglio e nella gestione del rischio. La nostra principale sfida è sempre come trovare quei manager e come possiamo collaborare proficuamente con loro.
I mercati privati cominciano ad aprirsi a una platea sempre più ampia, favorendo il sostegno all’economia reale. In parallelo serve sviluppare incentivi fiscali e irrobustire la previdenza complementare. Parla il dg di Assogestioni
Secondo il “2020 Private equity Outlook” di Pitchbook “fondi sovrani e piani pensionistici saranno sempre più sofisticati e le loro preferenze ricadranno verso asset di tipo illiquido”
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio