Bce, occhi puntati sul Pepp
Riduzioni stagionali a parte, i gestori escludono un rallentamento degli acquisti. E guardano ai prossimi mesi. Attesa anche per le previsioni su Pil e inflazione
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“Molto accomodante”. Le due parole magiche, attese in questo 10 giugno dai mercati quanto i dati sull’inflazione Usa, sono arrivate. La Bce si conferma in modalità dovish, rimanda l’argomento tapering almeno fino alla riunione di settembre e mantiene alla potenza massima il bazooka Pepp.
È quanto emerso dalla riunione del consiglio direttivo dell’Eurotower che, come atteso, ha lasciato i tassi fermi (a zero il principale, a -0,50% quello sui depositi e a 0,25% il tasso sui prestiti marginali), ma soprattutto ha confermato “l’orientamento molto accomodante della sua politica monetaria”, annunciando che continuerà ad acquistare titoli nell’ambito del Qe pandemico a un ritmo “significativamente più elevato rispetto ai primi mesi dell’anno” anche nel prossimo trimestre.“Qualsiasi discussione sull’uscita dal Pepp è prematura” e nel consiglio della Bce non se ne è parlato, ha scandito chiaramente la presidente Christine Lagarde.
Resta insomma invariato lo schema di difesa di Francoforte contro la pandemia. Per quanto riguarda il Pepp, oltre a confermare il ritmo rinforzato, il consiglio direttivo ha lasciato invariata la dotazione di 1.850 miliardi con durata fino almeno a marzo 2022 e “in ogni caso, finché non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus”. Continueranno anche i reinvestimenti del capitale rimborsato in ambito Pepp almeno fino alla fine del 2023, mentre per quanto riguarda gli acquisti del Qe, questi continueranno al ritmo di 20 miliardi di euro al mese e si continuerà a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Paa “per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”. La banca centrale continuerà inoltre a fornire abbondante liquidità attraverso le sue operazioni di rifinanziamento e si ribadisce pronta “ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione si avvicini stabilmente al livello perseguito, in linea con il suo impegno alla simmetria”.
Nonostante le armi Bce restino tutte in funzione, le prospettive per l’Eurozona sono comunque migliorate. La ripresa economica accelererà nel secondo trimestre e l’inflazione sta risalendo, principalmente a causa di fattori temporanei, ha spiegato Lagarde in conferenza stampa. Per questo, in questo momento “una stretta sarebbe prematura e creerebbe dei rischi”. La banca centrale europea ha infatti rivisto in meglio le sue previsioni di crescita per l’Area euro nel 2021 e 2022, rispettivamente a +4,6% e +4,7%, mantenendo il 2023 a +2,1%, ha chiarito la presidente secondo cui gli indicatori puntano a una “ripresa considerevole” nel secondo trimestre che si rafforzerà nella seconda parte dell’anno.
“Valutiamo che i rischi siano ampiamente bilanciati”, ha affermato la presidente, tornando a una formula che non si vedeva dal dicembre 2018. Da allora infatti la valutazione per lo scenario economico, uno dei fattori che orienta la politica monetaria, erano di rischi tendenti al ribasso.
Rivista al rialzo anche l’inflazione. Le nuove stime danno un tasso a 1,9% per il 2021, 1,5% per il 2022 e 1,4% per il 2023. Le stime di marzo indicavano un’inflazione all’1,5% nel 2021, con un picco al 2% nell’ultimo trimestre, prima di rallentare a 1,2% nel 2022 e poi riaccelerare all’1,4% nel 2023. “Le pressioni di fondo rimangono moderate – ha precisato Lagarde – e inizieranno a crescere solo quando sarà stato riassorbito lo shock dell’economia. In prospettiva l’inflazione tornerà a scendere a inizio 2022 con il raffreddamento della corsa dei prezzi dell’energia”.
“Avanti così, nessun tapering in vista”. Per Paul Diggle, vice capo economista di Aberdeen Standard Investments, si può riassumere così il messaggio che Lagarde e colleghi hanno inviato, con successo, con la decisione di oggi. “La decisione di politica monetaria è quasi parola per parola invariata da aprile, con il proseguimento degli acquisti di asset al recente ritmo più elevato – osserva -. Gli investitori guardano la conferenza stampa e le nuove previsioni alla ricerca di qualsiasi segnale che indichi un atteggiamento da falco, ma la dichiarazione è risolutamente dovish e continua con una politica monetaria molto accomodante”.
Per Silvia Dall’Angelo, senior economist per la divisione internazionale di Federated Hermes, la riunione di oggi è stata un vero e proprio esercizio di bilanciamento tra il riconoscimento dei recenti progressi in termini di prospettive economiche e il mantenimento di condizioni di finanziamento favorevoli per sostenere la ripresa che sta prendendo forma. La conferma del ritmo degli acquisti, per l’economista non è una sorpresa, dato che la ripresa europea è appena iniziata e il contesto resta inverto. “Tuttavia – precisa -, la decisione è stata probabilmente scomoda per la frangia più hawkish del Consiglio direttivo, soprattutto alla luce del recente miglioramento delle prospettive”.
Sullo sfondo, secondo la Dall’Angelo, Lagarde deve affrontare problemi più grandi. “La scadenza del Pepp alla fine di marzo 2022 potrebbe portare agli effetti di ‘avvicinamento ad un bordo della scogliera’ – avverte -. Il quadro per gli acquisti deve evolvere per tutelare la propria flessibilità che è stata incorporata nel Pepp e per offrire maggiore chiarezza sulla funzione di reazione. Allo stesso tempo, dal momento che la Fed ha adottato un quadro di ‘obiettivo medio d’inflazione’ nel settembre 2020, le politiche della Bce sono destinate a rimanere strutturalmente più rigide di quelle della Fed, il che ha conseguenze sull’euro e sulle prospettive di inflazione. La revisione della strategia in corso offre di fatto alla Bce l’opportunità di affrontare entrambe le questioni, ma questo potrebbe rivelarsi un compito impegnativo dati i segnali di spaccatura tra ‘colombe’ e ‘falchi’ all’interno del Consiglio direttivo”.
Pochi, infine, i movimenti sui mercati azionari del Vecchio Continente, tutti vicini alla parità, dopo la sostanziale conferma della politica monetaria da parte della Bce e l’intervento della sua presidente.
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