Pmi, a febbraio manifatturiero Ue da record
Indice su a 56,9 punti, il top da tre anni. Ai massimi dal 2018 anche l’Italia (56,9). Bene Germania (60,7) e Francia (56,1). Ma per Ihs Markit il balzo può pesare sull’inflazione
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Nel 2020 il Pil italiano ai prezzi di mercato è stato pari a 1.651 miliardi, in caduta del 7,8% rispetto al 2019, mentre in volume il calo è arrivato all’8,9%, in linea con le previsioni del governo Conte che nella Nadef fissava il crollo a -9%. È da bollettino di guerra il bilancio del primo anno di Covid certificato dall’Istat, secondo cui l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è stato pari a -9,5%, a fronte del -1,6% dell’anno precedente, mentre il debito pubblico è schizzato quota 2.569.258 milioni, attestandosi al 155,6% del prodotto interno lordo.
L’istituto di statistica segnala poi che a fronte di un calo del Pil dell’8,9%, si registra una contrazione delle importazioni del 12,6% e delle esportazioni del 13,8%. I consumi finali nazionali sono scesi del 7,8% con la spesa per consumi delle famiglie residenti calata del 10,7% e quella delle istituzioni sociali private dell’11,8%. La spesa delle amministrazioni pubbliche è invece cresciuta dell’1,6%. In netto calo anche gli investimenti fissi lordi, diminuiti del 9,1% con contrazioni generalizzate a tutte le componenti: -6,3% gli investimenti in costruzioni, -12,1% in macchinari e attrezzature, -28,1% in mezzi di trasporto e -2,9% in prodotti della proprietà intellettuale.
Il tracollo è stato marcato in tutti i settori: -11,1% nell’industria in senso stretto, -8,1% nei servizi, -6,3% nelle costruzioni e -6% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Nel settore terziario ci sono state contrazioni particolarmente marcate nel commercio, trasporti, alberghi e ristorazione (-16%), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e servizi di supporto (-10,4%) e nel settore che include le attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, di riparazione di beni per la casa e altri servizi (-14,6%).
“Nel 2020 l’economia italiana ha registrato una contrazione di entità eccezionale per gli effetti economici delle misure di contenimento connesse all’emergenza sanitaria. A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito un contributo negativo limitato”, precisano i tecnici dell’istituto.
Quanto all’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, su questo hanno pesato ovviamente le misure messe in campo per fronteggiare l’emergenza Covid. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -6,0%, dal +1,8% del 2019. “In valore assoluto – scrive l’Istat – l’indebitamento è di -156.338 milioni di euro, in peggioramento di circa 128,4 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente. Nel 2020 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono diminuite del 6,4% rispetto all’anno precedente. L’incidenza sul Pil è pari al 47,8%”.
Le entrate correnti hanno registrato un calo del 6,4%, attestandosi al 47,5% del Pil. In particolare le imposte dirette sono diminuite del 2,1%, principalmente per la forte contrazione dell’Irpef, in parte compensata dall’aumento dell’imposta sostitutiva per i contribuenti in regime forfetario, mentre l’Ires ha registrato un calo più contenuto. Le imposte indirette hanno registrato una caduta più marcata (-11,2%), con diminuzioni significative del gettito Iva, delle accise, dell’imposta sul Lotto e lotterie e dell’Irap. I contributi sociali effettivi sono scesi rispetto al 2019 (-5,8%). Le altre entrate correnti si sono ridotte dell’1,6%, nonostante l’andamento positivo dei dividendi”.
La pressione fiscale mostra invece il segno più. Nel 2020, infatti, l’ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil è risultato pari al 43,1%, in aumento rispetto all’anno precedente (42,4%). Secondo i tecnici dell’istituto di statistica, il dato è legato alla minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,4%) rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (diminuito del 7,8%).
Intanto, nel 2021, si registrano prezzi in crescita tendenziale per il secondo mese consecutivo: a febbraio, infatti, secondo le stime preliminari Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da +0,4% di gennaio). La cosiddetta ‘inflazione di fondo’, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici salgono entrambe da +0,8% rispettivamente a +1% e a +0,9%. L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +0,7% per l’indice generale e a +0,4% per la componente di fondo.
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