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Il ‘divided government’ non dispiace agli investitori, che vedono allontanarsi la stretta fiscale. Equity, bond, dollaro, Emergenti e Piazza Affari: ecco cosa aspettarsi secondo i gestori
Dopo i festeggiamenti per le strade, quelli sui mercati. A dare un caloroso benvenuto a Joe Biden, risultato sabato scorso vincitore delle presidenziali Usa 2020, sono stati per primi i listini asiatici, con Tokyo che ha chiuso a +2,12%, seguiti a ruota da quelli europei. Alle 11 del mattino Milano accelera oltre il 2%, Londra guadagna l’1,3%, Parigi l’1,54%, Francoforte l’1,8% e Madrid l’1,7 %. Gli acquisti si concentrano sui titoli tecnologici, con i futures sull’indice Nasdaq 100 in rialzo dell’1,8%, i contratti S&P 500 che avanzano dell’1,5% e tutti i gruppi industriali nell’indice Europe Stoxx 600 che mostrano il segno più.
Un clima di generale sollievo per la certezza del risultato, che non sembra temere affatto i ricorsi legali annunciati da Donald Trump, e che si riflette anche sui titoli di Stato. Il rendimento del Btp a 10 anni è sceso in avvio di giornata sotto lo 0,62% allo 0,618%, segnando il nuovo minimo storico, complice anche Moody’s che venerdì scorso ha confermato il rating sul debito italiano. In rialzo anche il petrolio: il barile di greggio Wti sale del 2,8% riguadagnando i 38 dollari a barile a 38,17 e il l Brent è scambiato a 40,17 dollari con un guadagno del 2,6%.
Piace l’anatra zoppa
Nonostante dunque la tanto attesa Blue wave non si sia vista, lo scenario di un “divided government” non dispiace affatto agli investitori. “La presidenza Biden e un probabile Congresso diviso saranno visti come il miglior risultato per i mercati”, afferma Esty Dwek di Natixis Im, la quale puntualizza che in questo modo il presidente non sarà in grado di implementare le modifiche fiscali o normative di cui ha parlato durante la campagna elettorale. Per l’esperta poi Biden dovrà scegliere un governo centrista per ottenere l’approvazione del Senato.
“La questione principale dopo l’elezione di Joe Biden non sono le controversie che il team di Trump inizierà, ma piuttosto la maggioranza al Senato con cui il prossimo presidente dovrà governare”, afferma Didier Saint-Georges, managing director e membro del comitato strategico di investimento di Carmignac. “C’è ancora una strada stretta perché questa maggioranza sia democratica, se uno dei due ballottaggi della Georgia del 5 gennaio sarà vinto da un democratico, e si aggiungerà il voto del vicepresidente Kamala Harris, come presidente del Senato. Ma anche in questo caso, la tendenza piuttosto conservatrice di alcuni senatori democratici suggerisce che l’agenda economica più radicale della piattaforma democratica potrebbe essere difficile da portare avanti. Nel campo delle relazioni internazionali, Joe Biden avrà mani molto più libere, come il ritorno all’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici o l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma i finanziamenti associati a tali decisioni richiederanno ancora il sostegno del Senato. Una posizione ferma nei confronti della Cina potrebbe essere il luogo in cui il sostegno bipartisan potrebbe essere più facile da raggiungere”, assicura l’esperto.
Dello stesso parere Andrea Delitala, head of euro multi asset di Pictet Asset Management. “Di fatto – osserva -, un Congresso diviso viene interpretato come incapace di approvare le manovre più radicali dell’agenda democratica, come le tasse maggiori sulle fasce di reddito più elevate e sugli utili societari e di una maggiore regolamentazione nei settori energetico, finanziario e farmaceutico, oltre che in quello tecnologico, dove si sarebbe potuto assistere a una stretta dell’anti-trust contro le big tech”. Per l’esperto i titoli farmaceutici dovrebbero essere i primi beneficiari della linea più morbida del “divided government”, visto che sul comparto tecnologico gravano, in ogni caso, valutazioni non a buon mercato.
Chi vince e chi perde
Passando ai settori, quello industriale potrebbe essere tra i maggiori beneficiari della spinta verso l’efficientamento energetico annunciata dal democratico. Biden ha infatti indicato di voler raggiungere maggiori spese federali e incentivi fiscali per creare posti di lavoro e guidare lo sviluppo economico attraverso la ricostruzione di infrastrutture critiche.
Questa spinta, secondo gli esperti di T. Rowe Price, si concentrerebbe sulla riduzione delle emissioni di carbonio e sull’investimento in tecnologie per l’energia pulita, anche se potrebbe essere ostacolata dall’opposizione Repubblicana al Congresso. “Se implementato, l’ambizioso piano di Biden potrebbe far accelerare gli sviluppi nell’efficientamento energetico e nella riduzione di emissioni. Molte aziende industriali sono parte della soluzione in tal senso. A beneficiarne potrebbero essere le aziende specializzate in compressori d’aria, ferrovie, aerei commerciali, veicoli elettrici e gas industriali”, affermano gli esperti, secondo cui a contrario, le spese per la difesa vedranno probabilmente diversi anni di traiettoria discendente, dopo sette anni di aumenti, percorso che sarebbe stato identico indipendentemente da chi fosse stato eletto Presidente.
Altra priorità del nuovo inquilino della Casa Bianca è quella di ampliare l’accesso all’assicurazione medica, con il progetto di abbassare il limite di età per accedere al Medicare da 65 a 60 anni e di creare una nuova opzione assistenziale legata al Medicare all’interno della quale verrebbero automaticamente inseriti tutti i cittadini con reddito basso che non rientrano nel Medicaid. “Se implementate, tali politiche potrebbero espandere il mercato delle organizzazioni focalizzate sul Medicare, strappando al contempo alcuni clienti ai fornitori di assicurazioni mediche private”, affermano gli specialisti T. Rowe Price.
Infine, gli utili societari. David Giroux, cio equity di T. Rowe Price, sostiene che l’aumento indicato da Biden, se implementato, potrebbe portare a una riduzione dei profitti per le aziende dell’Indice S&P500. Tuttavia, alcuni settori potrebbero beneficiare delle maggiori spese pubbliche. David Eiswert, gestore della strategia Global Focused Growth Equity di T. Rowe Price concorda sul fatto che le aziende Usa potrebbero dover affrontare un “reset” degli utili se il piano di Biden dovesse passare, anche se d’altra parte gli effetti sarebbero “gestibili e probabilmente controbilanciati, in parte, dagli stimoli fiscali”.
Guardando ai bond societari, Vaselkiv sostiene che “l’aumento delle tasse impatterebbe sull’azionario più che sul credito societario, colpendo soprattutto i titoli dei giganti del tech”. Secondo Vaselkiv inoltre ciò non porterebbe necessariamente a un rallentamento della crescita, dato che gli utili delle aziende Usa e l’economia più in generale hanno continuato a crescere dopo l’aumento della tassazione durante le Amministrazioni Clinton e Obama. Secondo Alan Levenson, chief Us economist di T. Rowe Price, la prima mossa a livello fiscale per Biden sarà una risposta alla pandemia finanziata dal debito e un pacchetto di aiuti economici. È probabile che Biden aspetterà fino al 2021 inoltrato prima di tentare di implementare il suo più ampio piano per il rinnovo economico, con circa la metà dei costi decennali che dovrebbero essere compensati da un aumento delle tasse e di altre entrate. “Il debito aggiuntivo dovrebbe essere sostenibile per gli Stati Uniti, dato che i tassi probabilmente resteranno bassi rispetto alla crescita potenziale dell’economia”, spiega.
Dollaro
Quanto al biglietto verde, ”La politica estera degli Stati Uniti entrerà in una fase più prevedibile senza la minaccia costante di tariffe”, prevedono gli esperti di Citi. La vittoria di Biden significa un ritorno a una governance più convenzionale e un allontanamento dalle tattiche di negoziazione della minaccia tariffaria per concentrarsi maggiormente sulla costruzione di alleanze. “Ciò potrebbe avvantaggiare i mercati emergenti e indebolire il dollaro”, aggiungono puntualizzando che un altro aspetto positivo è la potenziale capacità di Biden di raggiungere compromessi bipartitici all’interno di un governo diviso, che dovrebbe aiutare a spostare le misure di soccorso in caso di pandemia e facilitare meglio una ripresa economica,
Per Commerzbank è comunque improbabile che la vittoria di Biden “trascini il dollaro molto più in basso dopo i cali iniziali”. La possibilità che i democratici ottengano la maggioranza al Senato “sembra essere piuttosto scarsa”, il che potrebbe portare a “una politica fiscale espansiva contenuta”, spiega Ulrich Leuchtmann di Commerzbank. “Che ciò sia sufficiente per spingere l’inflazione a livelli che possono essere seriamente dannosi per il dollaro, al momento sembra discutibile per il mercato”.
Emergenti
Per i Paesi emergenti il discorso è abbastanza complesso, secondo Delitala. Il mercato in generale guardava con favore allo scenario del ‘blue sweep’, grazie alla combinazione di forte stimolo fiscale e dollaro debole. Tuttavia, anche uno scenario in cui Biden è alla Casa Bianca, ma i democratici non controllano (per ora) il Senato appare favorevole agli emergenti. Per almeno tre ragioni, secondo l’esperto. “In primo luogo- spiega -, la politica commerciale dovrebbe essere assai meno imprevedibile sotto un esecutivo a guida Biden. Questo non vuol dire che Biden sarà morbido con la Cina, ma sicuramente il fattore sorpresa a cui Trump ci aveva abituato sarà minore. Per Paesi che fanno del commercio mondiale la loro ragione di vita (pensiamo alla Cina e al suo indotto ad esempio), questo è importante. Va anche detto che per alcuni Paesi, dove la situazione geopolitica è più complessa (Russia, Turchia), la vittoria di Biden potrebbe creare delle tensioni aggiuntive visto che sia Putin sia Erdogan avevano una relazione particolare con Trump. Ma ritengo che sia un rischio contenuto almeno nei prossimi mesi”.
“In secondo luogo – prosegue Delitala -, il fatto che i tassi Us rimangano con ogni probabilità bassi sia a causa di uno stimolo fiscale più contenuto sia (soprattutto) di una Fed che continua a fare molto QE è chiaramente favorevole agli emergenti. È infatti plausibile attendersi che questa liquidità nel tempo raggiungerà sempre più paesi, tra cui anche gli EM frontiers. In terzo luogo, con ogni probabilità un’amministrazione Biden sarà più aperta all’emissione di diritti speciali di prelievo (SDRs) da parte del Fondo Monetario. Ricordiamo che il Tesoro americano si era opposto a un’emissione straordinaria nel mese di aprile. Un’emissione di diritti costituirebbe una fonte potenziale di liquidità in valuta forte per alcuni paesi emergenti le cui riserve destano preoccupazione. Ovviamente sarebbe ideale che questa emissione fosse accompagnata da un meccanismo in cui i paesi sviluppati prestano le SDRs (i diritti appunto) ai paesi emergenti a condizioni vantaggiose”.
Piazza Affari
Infine, casa nostra. Per Mediobanca Securities, Biden potrà essere di supporto per gli sviluppatori di infrastrutture nel settore delle energie rinnovabili negli Stati Uniti, quindi anche per Enel (outperform) e Prysmian (outperform), in quanto gli ambiziosi piani del nuovo presidente dovrebbe tradursi in un’accelerazione degli investimenti per raggiungere gli obiettivi in termini di cambiamento climatico. Nel segmento Industrial/Capital Goods, gli investimenti addizionali legati al rinnovo delle attuali infrastrutture pubbliche, alta velocità della rete e il 5G sono priorità strategiche bipartisan. Questo dovrebbe essere positivo per B.Unicem (outperform) e Interpump (outperform). Inoltre, minori tensioni geopolitiche dovrebbero favorire aziende come Cnh I. (outperform), esposte al commercio internazionale.
Sul fronte opposto, invece, la vittoria di Biden potrebbe essere vista come negativa per il settore petrolifero in quanto porterebbe a cambiamenti legislativi che potrebbero influire sugli operatori attivi nel fracking su nuovi pozzi, qualcosa giudicato negativo per Tenaris(underperform). Infine, per quanto riguarda il segmento ‘Branded Goods’, MB segnala che un potenziale aumento delle tasse potrebbe tradursi in minori spese. Infine, Autogrill (underperform) e Campari (neutral) vengono indicati dagli esperti come i nomi più impattati in caso di potenziale maggiore tassazione.
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