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La rilevazione Pmi di febbraio segnala che le giacenze di magazzino delle imprese europee “sono diminuite ad un tasso raramente osservato negli ultimi dieci anni”. Il commento del capo economista di Ihs Markit
Dall’indicatore che monitora l’attività manifatturiera dell’Eurozona nel mese di febbraio emergono segnali discordanti. La rilevazione finale dell’indice Pmi elaborato da Ihs Markit segnala 49,2 punti, lettura leggermente superiore a quella flash (49,1) e quella finale gennaio (47,9).
Sebbene l’indice, come rilevato dalla nota diffusa da Ihs, abbia raggiunto il livello più alto in un anno – tornando ad un passo dalla soglia trigger rappresentata dai 50 punti – sono emerse restrizioni relative all’offerta.
“L’indagine di febbraio ha osservato segnali incoraggianti come l’indebolimento della contrazione del settore manifatturiero dell’eurozona”, conferma Chris Williamson, Chief business economist presso Ihs Markit. “La produzione si è contratta al tasso più lento in quasi un anno e, nonostante il calo degli ordini esteri, i nuovi ordini totali sono diminuiti al tasso più debole in 15 mesi a causa dell’aumento della domanda interna, in particolare da parte dei consumatori”.
Focus sul capitale circolante delle imprese
La vera preoccupazione ora è che i ritardi provocati dall’emergenza coronavirus alle spedizioni possano avere un impatto negativo sulla produzione dee mesi futuri, allungando l’attuale periodo di contrazione dell’attività manifatturiera della zona euro che attualmente si estende a più di un anno: “I tempi medi di consegna da parte dei fornitori si stanno allungando a livelli non osservati dal 2018 e a causa delle difficoltà che le aziende stanno avendo nel produrre per soddisfare gli ordini, le giacenze sono diminuite ad un tasso raramente osservato durante gli ultimi dieci anni”, osserva Williamson.
Per l’economista il ritorno all’operatività di tante fabbriche cinesi dopo le protratte vacanze del Capodanno potrebbe aiutare a risolvere i vincoli legati alla fornitura a livello globale, ma “il rischio di una maggiore diffusione dell’epidemia da coronavirus favorirebbe una maggiore avversione al rischio e una riduzione della spesa da parte delle aziende e dei privati”.
Ecco perché, conseguentemente ai ritardi di materiale, le aziende manifatturiere hanno continuato ad utilizzare le loro giacenze di acquisti ai fini produttivi. Gli ultimi dati hanno evidenziato il tredicesimo mese consecutivo di crollo delle giacenze con inoltre un’accelerazione della riduzione delle giacenze dei prodotti finiti. Diminuendo per l’ottavo mese consecutivo, il crollo del livello di magazzino è stato il maggiore registrato in quasi tre anni e mezzo.
Gli ultimi dati hanno indicato come due sottosettori hanno segnalato un peggioramento delle condizioni operative durante l’indagine di febbraio. Il sottosettore dei beni di investimento ha registrato la prestazione più debole, seguito da quello dei beni intermedi, mentre i produttori di beni di consumo hanno riportato una crescita modesta.