Coronavirus, pronto il vaccino delle banche centrali
Secondo Flossbach von Storch AG, in caso di pandemia la Fed scenderà in campo. E le azioni resteranno l’unica alternativa possibile di rendimento
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L’emergenza coronavirus raggiunge la sponda americana dell’oceano e penalizza la principale piazza azionaria mondiale. Questa settimana tutti e tre i grandi indici Usa hanno ceduto oltre il 10% in pochissime sedute e, dati alla mano, si avviano a chiudere l’ottava peggiore dalla grande crisi del 2008.
L’espandersi del virus sta danneggiando la crescita economica globale e fra gli esperti è cresciuta la speculazione che questo impatto economico negativo potrebbe essere sufficiente a spingere l’economia degli Stati Uniti verso una recessione.
“Come ci si potrebbe aspettare, con lo spettro della recessione si accavallano i rumors su un possibile intervento della Federal Reserve a sostegno dei mercati con un taglio dei tassi d’interesse”, commenta Pat Keon, Cfa e senior research analyst per Lipper-Refinitiv.
L’andamento negativo dei mercati spaventa gli investitori che escono in massa da azioni, obbligazioni ed Etf. Secondo i dati di Lipper-Refinitiv, la scorsa settimana i fondi comuni di investimento statunitensi hanno registrato deflussi netti per 4,3 miliardi di dollari – la nona settimana consecutiva di flussi negativi, sottolinea una nota del data provider.
I fondi azionari domestici hanno contribuito al dato negativo per -4,4 miliardi, mentre i fondi azionari non domestici hanno avuto afflussi netti di per 81 milioni. In totale, i fondi censiti nel database Lipper hanno scontato deflussi per 20 miliardi. Negativa la raccolta dei fondi monetari che hanno visto uscire 2,6 miliardi di dollari in una settimana.
Hanno beneficiato del clima di risk-off, invece, i fondi obbligazionari, in particolare i taxable bond funds (2,5 miliardi) e i fondi che investono in bond municipali (+2,3 miliardi).
Neanche gli Etf sono immuni all’effetto virus. Secondo i dati Lipper-Refinitiv, i fondi indicizzati hanno avuto deflussi netti complessivi per 18,8 miliardi, di cui 17,8 miliardi riferiti ai replicanti azionari. Questo flusso negativo netto è stato il quinto più grande nella storia degli Etf azionari Usa (Lipper ha iniziato a tracciare questi dati nel 1996, precisa una nota) ed è il più grande dal deflusso netto di 22 miliardi registrato nella settimana del 7 agosto scorso. Non sorprende che, considerando la flessione dei mercati azionari statunitensi, il più grande deflusso netto di questa settimana appartenga all’Etf SPDR S&P 500 (SPY), dal quale sono usciti circa 14,5 miliardi.
Non va meglio ai prodotti che offrono esposizione versoi mercati emergenti: l’Etf iShares MSCI Emerging Markets ha circa il 50% delle sue attività allocate sui titoli delle regioni cinesi.