Consulenza finanziaria, la trasparenza sempre più centrale
17 settembre 2018
di la Redazione
1 min
Dalla crisi a oggi l’opinione pubblica è rimasta scioccata dai moltissimi casi di risparmio tradito che hanno rischiato di compromettere la reputazione di un’intera filiera
Negli ultimi dieci anni, dalla crisi finanziaria ad oggi, il conflitto di interessi che si genera intorno al rapporto tra intermediari e investitori, ovvero che concerne il segmento retail del mercato dei servizi finanziari, è passato sottotraccia. “Il tema – spiega Andrea Rocchetti, responsabile area consulenza di Moneyfarm – è di stringente attualità perché in Italia, negli ultimi 10 anni, nonostante la crisi, la ricchezza dei privati è cresciuta in termini assoluti dal 2008 di quasi 1.000 miliardi di euro, arrivando a toccare secondo Bankitalia la quota di 4.400 miliardi di euro. Nello stesso periodo l’opinione pubblica è rimasta scioccata dai moltissimi casi di risparmio tradito che hanno rischiato di compromettere la reputazione di un’intera filiera”.
“Filiera – spiega – l’analista – che sta peraltro attraversando una fase di transizione industriale e tecnologica: se nel 2008 si contavano oltre 61.000 promotori finanziari e circa 32.000 sportelli bancari, oggi i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede sono meno di 56.000 e gli sportelli circa 27.000”.
Tutto ciò, anche perché, “in Italia, la scarsa diffusione dell’educazione finanziaria rende il conflitto d’interessi ancora più centrale: suggerire obbligazioni subordinate senza valutare con attenzione profilo di rischio e obiettivi di investimento del cliente, o spingere a sottoscrivere azioni o polizze assicurative in cambio di un mutuo sono esempi di pratiche di conflitto di interessi rese possibili da un Paese in cui il 33% della popolazione non comprende i vantaggi della diversificazione”.
“Sembra dunque evidente – conclude l’esperto – che per far fronte alla crescente domanda di consulenza finanziaria, in un mercato sempre più competitivo, l’unica direzione possibile sia quella dell’evoluzione verso un modello caratterizzato da maggiore trasparenza e dal pieno controllo del conflitto di interessi”.
Alessandro Marchesin, direttore commerciale e capo della rete private dell’istituto di Biella, espone i driver del processo tecnologico che conduce al private banker 4.0. “Ma il ruolo nella relazione diretta con il cliente rimarrà centrale”, assicura.
La fiducia nel professionista della consulenza e la sua affidabilità sono i principali fattori che guidano la fedeltà degli investitori, rispetto ai quali anche il costo passa in secondo piano. L’evidenza dall’indagine di IWBANK Private Investments/Demia, “Il futuro è oggi”.
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