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“Siamo investitori attivi ma non attivisti: se incontriamo aziende che resistono all’engagement, questo, probabilmente, si traduce in un disinvestimento”
Come si traduce la parola ‘sosteniblità’ nella pratica lavorativa di un fund manager? Ce lo spiega Hamish Chamberlayne, Head of Global Sustainable Equities di Janus Henderson Investors e Portfolio Manager del Janus Henderson Global Sustainable Equity Fund, in questa intervista dedicate per la rubrica del lunedì Alla ricerca di Alpha.
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Qual è il tema verso cui siete più sensibili in termini di sostenibilità negli investimenti?
Il cambiamento climatico rappresenta una delle sfide globali della storia recente che necessita di risposte urgenti. In effetti, non bisogna guardare troppo lontano per rendersi conto delle conseguenze devastanti del riscaldamento globale. Considero quindi il cambiamento climatico un’area di intervento fondamentale. Non a caso una caratteristica distintiva della Global Sustainable Equity Strategy di Janus Henderson è il nostro approccio a basse emissioni di carbonio. Per lungo tempo, abbiamo espresso la necessità per le aziende di passare a un modello economico a basse emissioni di carbonio per affrontare la crescente lista di problemi associati al cambiamento climatico. Inoltre, ritengo che sia un buon investimento evitare di investire in aziende che sono fortemente esposte al rischio fisico, di transizione o normativo legato al cambiamento climatico. La strategia ha l’obiettivo di garantire che le aziende all’interno del portafoglio di investimenti siano già neutrali rispetto al carbonio o comunque lo saranno entro il 2030 e siamo orgogliosi di avere uno dei portafogli con emissioni di carbonio tra le più basse al mondo. In linea con l’obiettivo di aiutare le aziende a raggiungere i loro obiettivi climatici, siamo co-fondatori dell’iniziativa Net Zero Carbon 10 che mira a coinvolgere meglio le società in portafoglio nel percorso che le porta ad emissioni zero. Crediamo infatti che una soluzione di gestione attiva possa effettivamente fornire un portafoglio a bassissime emissioni di carbonio e, allo stesso tempo, mirare in modo specifico ad investire in aziende che svolgono un ruolo positivo nella transizione verso un’economia a basse emissioni.
Come si traduce il vostro impegno in termini di engagement con le società in cui investite?
Adottiamo un approccio attivo nel comunicare il nostro punto di vista alle aziende e nel cercare di migliorare le performance. Il nostro approccio in termini di engagement si basa sul principio della collaborazione con le aziende in cui investiamo. Credo che le società in grado di ottenere buoni risultati in materia di sostenibilità si riveleranno i migliori investimenti nel lungo termine, per cui vediamo l’engagement come l’impegno a rendere il mondo un posto migliore oltre che a migliorare la performance degli investimenti. Non siamo, tuttavia, investitori attivisti e se incontriamo aziende che resistono all’engagement, questo, probabilmente, si traduce in un disinvestimento. La nostra analisi di sostenibilità non viene utilizzata solo a scopo di garantire un resoconto, ma anche per migliorare la qualità dei nostri impegni con le aziende, al fine di produrre migliori rendimenti finanziari.
Ci sono aree geografiche oppure settori che sul tema sostenibilità sono in grado di generare migliori opportunità di rendimento?
Non considero l’area geografica un fattore determinante per trovare aziende sostenibili di successo: in ogni area del pianeta si possono individuare società che hanno un impatto positivo sull’ambiente o sulla comunità. Il nostro approccio di investimento si concentra su dieci temi di investimento ambientale e sociale, e ogni holding deve adattarsi a uno o più temi. Questi temi includono la conoscenza e la tecnologia, l’efficienza e la salute. Di conseguenza, ci sono alcuni settori su cui ci concentriamo maggiormente, tra cui la tecnologia e la sanità.
Ci sono ‘storie di sostenibilità’ interessanti nel vostro portafoglio che volete portare all’attenzione e che potrebbero confermarsi nel 2021?
Molte aziende del nostro portafoglio hanno grandi “storie di sostenibilità” da condividere. Riteniamo che l’azienda Adidas sia di sostegno alla società dal momento che promuove la salute e il benessere. Recentemente, l’azienda ha infatti accelerato il suo impegno a favore del tema della sostenibilità collaborando con Parley Ocean Plastic per creare una linea di abbigliamento sportivo sostenibile e ad alte prestazioni. Parley Ocean Plastic ha utilizzato rifiuti di plastica marina per sostituire la plastica vergine nella sua collaborazione con Adidas. L’azienda tedesca si è inoltre impegnata a passare all’utilizzo di poliestere riciclato al 100% nei propri prodotti entro il 2024. È bello vedere che le aziende del nostro portafoglio riconoscono la necessità di orientarsi verso pratiche sostenibili. All’interno del comparto i nostri investimenti si concentrano su aziende che producono software, su tutte Microsoft che a nostro avviso è una holding che consideriamo un vero campione di sostenibilità. A gennaio di quest’anno, Microsoft ha annunciato la sua intenzione di diventare negativa al carbonio entro il 2030. Oltre a questo, l’azienda intende rimuovere la sua intera impronta di carbonio, da quando è stata fondata, entro il 2050. Oggi, si potrebbe sostenere che Microsoft sia una delle più grandi aziende utility al mondo, in quanto i suoi prodotti stanno diventando essenziali per la vita quotidiana, compresi quelli che rispondono alla più recente necessità di lavorare da casa in modo efficace.
La pandemia come ha cambiato l’approccio alla sostenibilità da parte degli individui e quali insegnamenti possiamo trarne?
La pandemia ha evidenziato l’importanza della sostenibilità e di un approccio orientato ad essa sia nella vita di tutti i giorni sia negli investimenti. Su quest’ultimo punto mi sento di dire che la parola chiave è “resilienza”: questa è la caratteristica più importante che noi identifichiamo quasi come sinonimo di sostenibilità poiché consente alle aziende di superare le turbolenze economiche. È questo ciò che apprendiamo da questa pandemia: solo un forte allineamento fra il business e gli obiettivi di sostenibilità di un’azienda è in grado di generare resilienza e rappresenta quindi, a nostro avviso, un buon investimento.
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