Blanqué (Amundi): “C’è desiderio di inflazione, banche centrali attendiste”
Il Cio del gruppo francese si aspetta il ritorno a uno scenario simile a quello degli anni '70, con bolle pronte a scoppiare. Il bitcoin? Una "farsa"
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La crescita è di ritorno, e questo sarà positivo per gli investitori e porterà nuove opportunità, soprattutto sull’azionario europeo. Ma il 2021 sarà un anno piuttosto complesso, in ragione di una ripresa “desincronizzata” e di altri fattori in gioco, quali la persistenza dell’inflazione e il riaccendersi delle tensioni commerciali tra Usa e Cina. È questo il quadro delineato da Raphaël Gallardo, capo economista di Carmignac, e Kevin Thozet, membro del Comitato investimenti, nel corso della presentazione dell’outlook per il secondo semestre 2021.
“La pandemia è stato uno choc a livello mondiale, ma con conseguenze asimmetriche per le economie, in ragione della diversa vulnerabilità dei singoli Paesi. Inoltre, la risposta delle autorità è stata molto diversa, e questo produce impatti sul costo a lungo termine della crisi e sui profili della ripresa”, spiega Gallardo. Con la diversa efficienza delle campagne vaccinali nei singoli stati, si produce un’altra importante fonte di divergenza, dove vediamo da una parte i Paesi avanzati, dove i ritmi sono diversi ma anche dove si era partiti con qualche ritardo, come nell’Ue e in Giappone, ora si sta recuperando, mentre in aree in via di sviluppo il quadro è diverso, anche in grandi nazioni come Brasile e India, dove le campagne stentano a decollare.
E poi ci sono le divergenze nelle politiche di stimolo, per esempio il piano previsto dagli Stati Uniti è ben più poderoso di quello europeo, e questo potrebbe produrre addirittura un surriscaldamento dell’economia statunitense. Il sostegno fiscale degli Stati Uniti ammonta al 13,6% del Pil, quello Ue al 6,5% (e il blocco partiva già con un livello di produzione pre-pandemico più basso). Senza contare che il sostegno Usa è stato rivolto soprattutto alle famiglie, mentre quello europeo si è concentrato sulle imprese, e di conseguenza gli Stati Uniti potranno contare su un maggiore slancio sul fronte dei consumi.
Le previsioni di Carmignac vedono per quest’anno una crescita annua dell’8,5% in Cina, 6,8% negli Stati Uniti, 5,5% nel Regno Unito, 4,5% nella zona euro e 2,5% in Giappone. “La desincronizzazione finirà per comportare diverse traiettorie anche per l’inflazione, con notevoli implicazioni per le politiche delle banche centrali e per i tassi di interesse”, ha aggiunto il capo economista.
Proprio l’inflazione, per Gallardo, è un tema destinato a tenere banco nei prossimi mesi. La dinamica in atto vede uno choc positivo sulla domanda innescato dalla pandemia, in virtù non soltanto alle politiche fiscali ma anche alla forza delle tendenze che l’economista riassume in “le tre D: digitalizzazione, deglobalizzazione e decarbonizzazione”. Fattori in grado in modo diverso di creare una pressione sui prezzi, e di contribuire al fenomeno di un’inflazione che è tutt’altro che è un fenomeno temporaneo, soprattutto negli Stati Uniti, secondo Gallardo.
In ogni caso, per il momento le dinamiche in atto sono positive per i mercati. La riapertura delle economie ha favorito l’azionario, che ha performato bene nei primi cinque mesi, sia negli Stati Uniti sia in Europa: l’indice S&P500 ha guadagnato circa il 12% da inizio anno, mentre lo Stoxx600 europeo ha centrato un rialzo vicino al 15%. Per il secondo semestre, i due esperti di Carmignac hanno sottolineato che, in virtù della desincronizzazione appena descritta, i mercati affronteranno un periodo complesso. Ma non negativo: “Vediamo il bicchiere mezzo pieno”, ha commentato Thozet, sottolineando che, in virtù dell’irregolarità della ripresa, la diversificazione sarà più importante che mai. E proprio la desincronizzazione, spiega, è in grado di creare delle dislocazioni tra diverse aree e diverse asset class e di far emergere opportunità che favoriranno un’allocazione diversificata.
In ogni caso, ci si avvicina a una fase “di incertezza, che sarà una parte importante del processo di gestione attiva, a causa degli interrogativi sull’inflazione”, e man man che si procede nel ciclo economico il rialzo dei tassi è destinato ad avere un impatto negativo sui ritorni del reddito fisso ma anche su quelli azionari”, ha spiegato Thozet.
A livello di posizionamento, comunque, al momento Carmignac preferisce le azioni, maggiormente favorite dal contesto macro, alle obbligazioni, su cui ha ridotto il peso relativo ai titoli di stato e sul fronte corporate predilige emittenti in settori in grado di beneficiare della ripresa ciclica. “Crediamo nei mercati azionari, sui quali a livello globale abbiamo un’esposizione di portafoglio netta del 40%”, in vista anche della crescita degli utili attesa nel 2021, ha precisato Thozet. La società francese ha ridotto le posizioni sulle azioni statunitensi, e ridotto il rischio valutario e il rischio di tasso con l’uso di derivati, ma mantiene comunque un forte posizionamento su questo mercato: l’esposizione del portafoglio azionario complessivo è inferiore al 50%, quindi meno che proporzionale alla quota delle azioni Usa sull’indice MSCI World.
Carmignac è invece sovrappesata sulle azioni europee, che dovrebbero beneficiare del sostegno sia delle politiche fiscali sia di quelle monetarie per ancora molto tempo. La riapertura dell’economia europea è ancora in corso ed è ancora ben lontana dai livelli di inizio 2020. L’attenzione è quindi concentrata su aziende maggiormente esposte al ciclo economico, e pertanto potenzialmente favorite dalla ripresa, come il turismo, i servizi di pagamento, i consumi in senso lato. Ovviamente Carmignac non trascura un’esposizione sulla Cina. “Vediamo valore nelle azioni cinesi, ma vogliamo posizionarci solo sulle azioni con una crescita visibile non esposte al ciclo cinese”, afferma Thozet.
Carmignac punta sia sulle azioni sostenute da trend di crescita secolare, quindi tipicamente growth (sebbene in questa fase l’universo sia più esposto ai rialzi di tassi), sia ai titoli value ciclici: sul primo fronte punta soprattutto su azioni Usa e cinesi, mentre sui ciclici punta in particolare sui titoli europei.
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