Borsa Italiana-Euronext, le zone grigie del matrimonio dell’anno
Chi ci guadagna davvero? Innovazione e differenziazione verranno penalizzate? Come si evolveranno struttura dei costi e modello di business? Tutti i dubbi degli addetti ai lavori
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Piazza Affari entrerà in Euronext, il circuito di listini paneuropeo, dopo 13 anni trascorsi sotto l’ombrello londinese. L’accordo è stato firmato una decina di giorni fa: Borsa Italia sarà ceduta a 4,325 miliardi di euro, pari a 16,7 volte il margine operativo lordo, ben più degli 1,6 miliardi riconosciuti dalla City nel giugno del 2007 per subentrare al timone di comando del mercato italiano. A loro volta Cdp e Intesa Sanpaolo entreranno in Euronext rispettivamente con il 7,3% e l’1,3% di capitale e solidi poteri di governance. Certo, manca ancora il semaforo verde delle Authority per dare il via definitivo ai lavori, ma già si guarda al futuro matrimonio che dovrebbe essere celebrato entro i primi sei mesi del 2021 dando vita a una piazza con oltre 1800 quotate (per una corrispondente capitalizzazione aggregata di 4,4 milioni di euro) e a un mercato secondario con 11,7 miliardi negoziati quotidianamente.
E, nel frattempo, è interessante un raffronto tra la Borsa Italiana andata in sposa al London Stock Exchange e quella che invece si unirà al circuito di listini europei che compone Euronext. L’effetto Amacord spiega, oltre all’evoluzione del mercato e degli investimenti, gli oltre 2,7 miliardi riconosciuti in più a Milano rispetto alla valutazione del 2007. Se da un lato infatti il mercato azionario rallenta (in termini di capitalizzazione complessiva, di capacità di raccolta, di scambi per volumi, controvalore e di tasso di rotazione annuale delle azioni), dall’altro in questi anni è stato sviluppato l’Aim, il mercato per le micro imprese (anche se il brand dovrebbe rimanere a Londra l’esperienza rimane) e il circuito Elite per la formazione delle società in vista di un approdo in Borsa o un’espansione attraverso ingresso di capitali privati nell’azionariato; sono stati rafforzati i mercati EtfPlus, il mercato dove vengono negoziati Etf, Etc /Etn, e Mot, il Mercato Telematico delle Obbligazioni, su cui, come recita un comunicato stampa di fine 2019, Borsa Italiana “conferma la leadership europea per contratti scambiati” ed è stato ulteriormente sviluppato l’ambito dei servizi post trading, che costituisce uno dei poli di attrattività maggiori per la stessa Euronext.
Non solo. A livello di bilancio Piazza Affari ha notevolmente migliorato la redditività (la società ha chiuso il 2019 con 464 milioni di ricavi e 264 milioni di margine operativo lordo, mentre l’utile netto si è attestato a 139 milioni) e presenta oggi una maggiore diversificazione del business rispetto al 2007.
Entrando più nel dettaglio, Piazza Affari a fine 2007 vantava una capitalizzazione di 731 miliardi di euro (pari al 47,8% del Pil) e contava su 344 società quotate, 33 in più rispetto all’anno precedente. In particolare sul listino milanese erano trattate 87 blue chip, 83 le società quotate sul segmento Star, 96 sul segmento Standard, 37 sul segmento Mta International, 35 sul mercato Expandi e 3 sul Mac. Tredici anni fa in Borsa vi erano state 49 nuove ammissioni (di cui 32 in seguito a Ipo o collocamento istituzionale che avevano raccolto 4,4 miliardi, di cui 1,4 miliardi affluiti direttamente alle imprese per il finanziamento del loro sviluppo), un record che eguagliava la performance del 2000, e 16 revoche. Sul mercato poi erano transitate 13 operazioni di aumento di capitale a pagamento che avevano raccolto 4 miliardi e 22 offerte pubbliche di acquisto che avevano restituito agli investitori 5,6 miliardi.
A livello di scambi, i contratti nei dodici mesi si erano attestati a 72,3 milioni (+27% rispetto al 2006) per un controvalore annuo di 1572 miliardi (+39%), pari a una media giornaliera di 288mila con un controvalore di 6,26 miliardi. Nel 2007 infine Borsa italiana confermava la “leadership europea” per la turnover velocity degli scambi di azioni su sistemi telematici (+211%), ovvero l’indicatore che rapportando il controvalore degli scambi alla capitalizzazione segnala il tasso di rotazione annuale delle azioni.
Piazza Affari poi vedeva in forte crescita gli scambi di Etf Plus (5310 contratti, in aumento del 74% sul 2006) 126 milioni di euro in crescita dell’84% sui livelli del 2006) e per i securitised derivates (media giornaliera del controvalore a 535 milioni, +26% sul dato del 2006). Quanto agli scambi di derivati azionari sull’Idem la media giornaliera si attestava a 148mila contratti standard per un controvalore nozionale di 6,22 miliardi di euro. Per la cronaca, le nozze con Londra, operative dal 1° ottobre 2007, erano poi state descritte come “un’operazione che integra due modelli di business altamente efficienti e complementari quello dell’Lse negli strumenti azionari del Regno unito e Internazionali e il primato di Borsa Italiana nelle azioni italiane, negli Etf e securitised derivates , nei derivati e nel reddito fisso, nonché nell’offerta di servizi post trading più efficiente d’Europa”.
E adesso? A fine 2019 Piazza Affari si presentava con una capitalizzazione di 651 miliardi: certo, in discesa rispetto alla capitalizzazione di quando era entrata nell’orbita del Lse, ma comunque in crescita rispetto all’anno precedente (+20%) e con una percentuale pari al 36,8% del Pil nazionale. Le società quotate erano 375 (31 in più rispetto al 2007), di cui 242 sul mercato Mta (comprensive di 78 Star) e 132 sull’Aim, oltre a uno strumento societario Fia (Fondi di Investimento Alternativi) sul Miv (mercato regolamentato dedicato ai veicoli di investimento di tipo chiuso o a capitale permanente). In aggiunta si contavano 87 società sul Global Equity Market (il mercato Mtf che ospita titoli internazionali) e 15 fondi chiusi sul Miv. Il 2019 è stato poi un anno d’oro per le ammissioni sui mercati gestiti da Borsa Italiana con 35 Ipo (di cui 31 sull’Aim) compresa quella di Nexi (la prima Ipo in Europa per ammontare raccolto) che hanno raccolto complessivamente 2,5 miliardi e 6 ammissioni derivanti da fusioni e business combination. Gli scambi di azioni, sostanzialmente stabili, si sono attestati di una media giornaliera di 2,2 miliardi di controvalore con 256mila contratti. Complessivamente sono stati scambiati oltre 64 milioni di contratti per un controvalore di 544 miliardi. Dal mercato sono poi transitate dieci ricapitalizzazioni con un controvalore di 363 milioni e 14 Opa per un controvalore di 864,1 milioni. La turnover velocity domestica degli scambi di azioni su sistemi telematici si è attestata infine al 91,7 per cento.
In decisa ascesa l’EtfPlus che conta ormai su 1266 strumenti quotati e su un asset uner management di 81,2 miliardi per gli Eft e di 6,6 miliardi per Etc/Ent. Il mercato di Etf, Etc/Etn ha raggiunto una media giornaliera di 20.500 contratti (+8% sul 2018) pari a un controvalore i 420,8 milioni. In crescita anche il Mercato Telematico delle Obbligazioni (Mot) dove risultano quotati 1264 strumenti (di cui 131 titoli di stato, 114 obbligazioni e 1019 Eurobond e Abs). Il Mot ha registrato una media giornaliera di 15.598 contratti (+8,4% rispetto al 2018) per un controvalore di 753,1 milioni di euro (+12,8%). Il Sedex, con 8515 strumenti quotati, ha registrato una media giornaliera di oltre 8200 contratti per una media giornaliera di più di 73 milioni di euro. L’Idem, infine, ha registrato scambi per 30,6 milioni di contratti standard. Superati i 120.000 contratti standard al giorno con circa 4 miliardi di euro di controvalore nozionale.
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