Piazza Affari passa a Euronext per oltre 4,3 miliardi
In cordata anche Cdp e Intesa Sanpaolo. Il nuovo gruppo sarà la prima piazza finanziaria in Europa, con oltre 1.800 società quotate
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Venerdì scorso si è chiusa, salvo sorprese nella partita Refinitiv, la trattativa per la vendita di Borsa Italiana da parte del London Stock Exchange al consorzio paneuropeo Euronext, di cui fanno parte anche Cdp Equity e Intesa Sanpaolo. Sul piatto 4,325 miliardi di euro, per un’aggregazione da cui avrà vita un’infrastruttura di mercato con sinergie stimate a regime pari a 60 milioni all’anno entro il primo triennio.
Notevoli sinergie, dunque, ritorno ad un ruolo centrale del listino italiano e nascita di un colosso che oltre a Piazza Affari comprende altre 6 borse valori in Belgio, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia e Portogallo, con oltre 1.800 società quotate per un totale di circa 4.400 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato.
Ma non tutti vedono nelle nozze, definite un successo quasi unanimemente da politica e addetti ai lavori, solo lati positivi. L’operazione riflette, infatti, una tendenza al consolidamento dei mercati in cui vengono negoziati gli strumenti finanziari, un processo che secondo molti porta con sé diverse anche sfide strutturali.
Per gli analisti di Spectrum Markets, mercato pan-europeo specializzato nel trading di certificates e accessibile agli investitori individuali attraverso i loro broker, ci sono diverse “aree grigie” in questo matrimonio acclamato. Il primo dubbio riguarda chi potrà trarne davvero vantaggio, visto che non sono così chiari i benefici che concretamente otterranno i vari operatori di mercato da un’operazione di tali dimensioni che ha un impatto trasversale su una molteplicità di stakeholder: dai broker ai market maker, dagli investitori agli emittenti di prodotti.
Per gli esperti poi è prevedibile che la capacità di innovazione subirà una forte limitazione. “L’integrazione dei sistemi e delle infrastrutture dei due mercati richiederà tempo e l’attenzione si concentrerà nel liberare le potenziali sinergie derivanti dalla fusione. Ciò rallenterà certamente la capacità di innovare”, affermano.
Penalizzata sarà anche la differenziazione, dal momento che questo genere di operazioni, a detta di Spectrum Markets, enfatizza il ruolo di mercati generalisti e di grandi dimensioni a scapito di operatori di nicchia, meno estesi ma specializzati in strumenti specifici, come i certificati. Non solo: gli esperti nutrono infine anche qualche perplessità su un’eventuale evoluzione nella struttura dei costi e il modello di business dei mercati, a seconda delle loro dimensioni.
Pochi dubbi invece sulla portata dell’affare, ancora in via di conclusione, per Lse. Morningstar ha rivisto al rialzo il fair value del London Stock Exchange dopo l’annuncio e ora la valutazione del gruppo britannico è pari a 7,8 sterline e vale al titolo un rating di tre stelle.
Gli analisti ritengono equo il prezzo corrisposto da Euronext: l’asset italiano è stato valutato 16,7 volte l’Ebitda e porterà nelle casse del gruppo britannico 4,3 miliardi di euro che lo aiuteranno anche a ridurre il suo debito netto attualmente pari a 3,5 volte l’Ebitda rettificato avvicinandolo al suo obiettivo di 1 o 2 volte. La transazione rimane subordinata alla conclusione dell’acquisizione di Refinitiv, ma secondo gli analisti Lse ha ora affrontato in maniera adeguata le maggiori preoccupazioni normative e politiche che avrebbero potuto ostacolare la chiusura del deal.
Detto questo, però, secondo Niklas Kammer, equity analyst di Morningstar, Borsa Italiana e le attività che essa comprende rappresentavano un asset importante per Londra soprattutto perché permettevano al gruppo di rafforzare la sua attività sugli indici obbligazionari. Tuttavia, gli analisti sono convinti che Lse abbia fatto bene a sacrificare Milano pur di arrivare alla conclusione dell’accordo per Refinitiv.
Da una parte, infatti, il coinvolgimento politico del governo italiano avrebbero fatto sì che le sinergie e la piena integrazione di Borsa Italiana nel gruppo Lse non sarebbero mai state del tutto realizzabili . E dall’altra, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, che entrerà in vigore entro la fine dell’anno, avrebbe ulteriormente allontanato Borsa Italiana dal gruppo.
Refinitiv, inoltre, porterà in dote le sue competenze nella trasmissione dati e nell’analisi finanziaria e una partecipazione di maggioranza in Tradeweb, una piattaforma di negoziazione elettronica nel segmento del reddito fisso che, a detta di Kammer, dovrebbe essere in grado di compensare la perdita di Mts.
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