Bce, la revisione non muterà i toni accomodanti
Anche se Lagarde parla di cambiamento in vari ambiti, secondo gli esperti l'Eurotower proseguirà con la politica di stimolo. E il target di inflazione potrebbe superare il 2%
2 min
Quasi tutte promosse, ma con un’importante riserva. Al termine del processo di revisione e valutazione prudenziale (Srep) del 2019 sulle banche europee, la Bce si dice preoccupata per alcuni casi di “gestione inefficace da parte degli organi di amministrazione e di lacune nei controlli interni” oltre che “rischi di condotta” di alcuni istituti e segnala anche aree di “notevole deterioramento”. Bene invece il lavoro sui crediti deteriorati, per i quali si stanno raggiungendo gli obiettivi di riduzione, ma la maggior parte delle banche soffre ancora di bassa redditività e gli utili sono spesso “inferiori al costo del capitale”.
Sui margini hanno “sicuramente” un effetto i tassi a zero, ha ammesso il presidente della vigilanza Bce, Andrea Enria, aggiungendo che è però “difficile quantificarne l’effetto netto” sui bilanci perché “vi sono anche” aspetti positivi: ad esempio, ha osservato, “rendono più probabile che i debitori ripaghino le banche e rendono facile la cessione degli Npl che altrimenti difficilmente sarebbe stata possibile” in questi termini. Enria ha poi sottolineato come le banche abbiano indicato nei tassi a zero, oltre alla concorrenza delle fintech e alle disposizioni stringenti normative, la causa della bassa redditività. Secondo la Bce infatti la maggior parte degli istituti ha utili inferiori al costo del capitale. Il presidente della vigilanza, pur riconoscendo come “il contesto sia complesso”, ha esortato quindi ad agire e affrontare la sfida dei costi e della digitalizzazione.
Quanto ai requisiti di capitale, la Bce mantiene stabili i target sul Cet1 al 10,6%, sottolineando come “i requisiti patrimoniali di secondo pilastro, fissati per ogni banca, e gli orientamenti non vincolanti di secondo pilastro sono stati pari in media rispettivamente al 2,1% e all’1,5%, entrambi invariati rispetto all’anno precedente”. Sulle 109 banche esaminate, solo sei, fanno sapere da Francoforte, “hanno mostrato livelli di Cet1 inferiori agli orientamenti di secondo pilastro. Agli enti che non hanno adottato misure soddisfacenti nell’ultimo trimestre del 2019 sono state richieste azioni correttive”.
Le banche europee stanno poi raggiungendo gli obiettivi di riduzione dei crediti deteriorati, anche se la vigilanza Bce raccomanda loro “di mantenere un’elevata attenzione nei confronti del continuo miglioramento dei loro profili di rischio di credito”. Cinque anni fa, si legge nel comunicato, “il volume degli Npl detenuto dagli enti significativi si collocava intorno a 1.000 miliardi di euro (pari a un’incidenza dell’8%). A fine settembre 2019 era sceso a 543 miliardi di euro (pari a un’incidenza del 3,4%)”. E gli istituti Ue prevedono nuovi forti riduzioni nei prossimi anni “con un calo del 35%”, ha chiarito Enria: 176 miliardi di euro nel 2020, e 143 nel 2021. Il presidente della vigilanza ha quindi spronato gli istituti a continuare a “riparare i propri bilanci” prima dell’arrivo possibile di una “nuova recessione”.