L’Europa può fare di meglio. Ecco con quali strumenti
Per Flax (Moneyfarm), il risultato del Consiglio Ue è molto modesto. Dal salario universale agli investimenti pubblici, ecco come la politica più mantenere la promessa
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Europa in ordine sparso anche nel dopo-partita. I giudizi sull’esito del tanto atteso Consiglio europeo di giovedì sono infatti diversi da Paese a Paese. Persino tra due Stati, come Italia e Francia, seduti per così dire dallo stesso lato del tavolo. Mentre infatti Roma si è fin dalle prime ore mostrata soddisfatta del risultato raggiunto, Parigi è decisamente più critica.
“Si può vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. A me non sembra una cosa deludente”, ha commentato Carlo Cottarelli su Radio Capital, un italiano che certamente non è incline a facili entusiasmi, abituato com’è a guardare i numeri. “Il fatto che ci sia stata una conferma del ricorso al recovery fund, e che in poche settimane l’Ue debba fare una proposta concreta mi sembra una buona notizia – ha osservato il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica di Milano -. Tante cose ancora non si sanno, neanche quale sarà l’importo di questo fondo. La presidente von der Leyen ha parlato di miliardi di miliardi, e se così fosse sarebbe una buona notizia. In generale, non è stata una cattiva notizia. Ma c’è ancora tanto da costruire”.
Le critiche Cottarelli le ha piuttosto riservate al governo: “Siamo ancora a livello di mettere i cuscini per non farci male in caso di caduta – ha detto a proposito del decreto di aprile -. Non credo che siamo ad aver elaborato un piano di rilancio, una strategia per la ripresa. Sarebbe utile farlo adesso, penso che il gruppo di Colao stia lavorando su questo ma non credo lo vedremo già nel decreto aprile”.
Positivo anche il giudizio dell’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che vede nel risultato della riunione le basi per qualcosa di importante. “Emerge in modo positivo un ruolo accresciuto per il bilancio europeo, che potrebbe portare anche alla nascita di quelli che io chiamo ‘European bond’: anche la Germania sembra non essere contraria, anche se forse solo in modo tattico per dire no agli Euro bond, visto che la stessa Merkel su questi ultimi ha introdotto la questione del cambio dei trattati”, ha detto.
Padoan pensa all’utilizzo di risorse proprie da parte del bilancio dell’Unione europea, anche a garanzia di questi possibili ‘European bond’, visto che comunque il Recovery fund non potrà essere attivo prima dell’inizio dell’anno prossimo. Per lui la “questione è se l’Europa che uscirà dall’emergenza Covid sarà sostenibile dal punto di vista economico, oltre che sociale e politico”.
Il bicchiere è invece mezzo vuoto per i francesi, che guardano più alle spaccature che ai buoni propositi. “Accordo dei Ventisette sul principio di un piano di rilancio, scrive ‘Le Figaro’, riferendosi alla prima intesa raggiunta ieri. “Gli Stati membri – precisa però il giornale – restano però divisi sulle modalità. La Commissione farà una proposta nel mese di maggio”. Da parte sua ‘Le Monde’ ritiene che “malgrado la forte volontà di progredire insieme mostrata ieri le divisioni che si erano espresse con violenza meno di un mese fa tra Sud e Nord dell’Europa permangono”. Anche se, ad esempio, prosegue il quotidiano parigino, “i Ventisette hanno ratificato le misure d’urgenza da 540 miliardi di euro concordate dai ministri delle Finanze il 9 aprile e che completeranno, a partire dal primo giugno, i 1.000 miliardi di euro che la Bce si è impegnata a iniettare nell’economia”. “Il che, ricordandosi delle prime trattative, non è proprio niente…”, osserva il prestigioso giornale transalpino.
‘Les Echos’ parla infine di “un innegabile senso d’urgenza” espresso dai leader Ue ma “non di un’azione immediata”. “Malgrado l’assenza di decisioni concrete – continua il giornale economico – la riunione comunque non è stata infruttuosa: ha almeno consentito agli europei di riconoscere collettivamente la gravità della situazione”.
Tra i pro e i contro si inserisce il pragmatismo tedesco, poco avvezzo alle chiacchiere. “La Commissione ha avuto l’incarico di lavorare su questo e non farò anticipazioni”, ha tagliato corto ha detto la portavoce di Angela Merkel, Ulrike Demmer, rispondendo a una domanda sulla posizione di Berlino espressa al Consiglio Europeo. Demmer ha ricordato come Merkel abbia sottolineato che la Germania è pronta a contributi al bilancio più forti “in spirito di solidarietà”. “Vogliamo una risposta solidale alla sfida”, ha aggiunto il portavoce di Scholz.
A spiegare bene la posizione della Cancelliera è stato ‘Handelsblatt’, secondo cui nella querelle che oppone adesso i capi di governo europei fra chi spinge per i crediti e chi vorrebbe invece che vi fossero delle sovvenzioni, nell’ambito del Recovery fund, la Merkel sarebbe a metà del guado. “I nordeuropei sono per i crediti, e i paesi del Sud per le sovvenzioni. La Germania sta al centro. A quanto pare, il governo tedesco può ben immaginare che almeno parte dei fondi sia concepita in forma di trasferimenti ai Paesi particolarmente colpiti dalla pandemia”.
“La ricostruzione per l’Europa: i capi di governo vogliono e possono farcela presto”, è il titolo dell’analisi dell’Handelsblatt online sul vertice di ieri. “Le differenze di opinione sui coronabond e sulla Germania sul debito non sono ancora superate, ma la voglia di collaborazione è chiara”, scrive il giornale. Per Hb, “l’Unione europea funziona meglio di quanto pensino molti cittadini europei. È stato dimostrato questo giovedì dai capi di governo. Senza grandi discussioni, hanno deciso di dare incarico alla Commissione perché lavori a un programma di ricostruzione. Con questo dovrebbe esser chiaro che soprattutto per gli Stati più colpiti dalla pandemia ci saranno miliardi di aiuti, anche se sui dettagli non c’è ancora unità. Il temuto scontro fra Nord e Sud Europa, fra Paesi Bassi e Italia, non c’è stato”, si legge anche. E questo ha a che fare “con la gravità della situazione”.