L’Europa s’è desta. In arrivo il Recovery Fund per rispondere alla crisi
I 27 Paesi Ue hanno concordato sulla necessità di istituire un fondo urgente per mobilitare 1000-2000 miliardi finanziati da titoli emessi dalla Commissione europea
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L’esito del Consiglio europeo di giovedì sera è stato una delusione per i mercati e ha portato stamattina ad un maggiore allargamento degli spread dei Btp. Secondo Mohammed Kazmi, macro strategist and fixed income portfolio manager di Union Bancaire Privée, la mancanza di urgenza sul Recovery fund, con proposte da presentare nelle prossime 3-4 settimane, non è ciò a cui si vuole assistere durante una crisi. “La mancanza di dettagli sulle dimensioni o sulla struttura del fondo suggerisce inoltre una continua divisione all’interno del Consiglio europeo – osserva -. L’unico aspetto positivo è che le aspettative erano già basse prima del meeting, ma il continuo stallo non farà altro che aumentare i rischi al ribasso per la regione”.
Per ora, quindi, a detta di Kazmi, ciò significa che l’onere di sostenere gli spread periferici rimarrà a carico della Bce con il Pepp. “Rimaniamo cauti sui Btp – afferma – e aspettiamo di vedere stasera la decisione di S&P sul rating, dove un eventuale downgrade dei titoli governativi italiani manterrebbe probabilmente sotto pressione gli spread periferici”.
Punta il dito contro la lentezza decisionale del’Europa anche Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia. “In merito al progetto più ambizioso, il Recovery Fund, i capi di stato hanno concordato riguardo la necessità di promuoverlo ma sono fortemente in disaccordo sulle modalità di finanziamento e distribuzione dei fondi, rimandando la questione alla Commissione Europea che ‘prenderà’ decisioni il prossimo 6 maggio – spiega -. Crediamo che la situazione sia complessa ma bisogna assolutamente tenere conto delle tempistiche delle misure da adottare. Continuare a rinviare decisioni sul Recovery Fund porterà inevitabilmente ad ulteriori tensioni sociali e finanziarie nel Vecchio Continente”.
Per il gestore, uno dei principali problemi che dovrà essere affrontato è quello di donare una forza fiscale alla Commissione Europea. “Crediamo che anche solo con l’introduzione di una tassa europea di solidarietà (ad esempio una tassa sulle multinazionali, un’Iva europea, una tassa sui redditi sopra i 75 mila euro) la Commissione Europea avrebbe l’autonomia e la forza necessaria per poter lanciare progetti ambiziosi come il Recovery Fund”, suggerisce, sottolineando come il fallimento riguardo l’accordo sulle misure più importanti ha contribuito a far salire gli spread europei in mattinata. Lo spread btp/bund è partito a 260 punti base per poi attestarsi a 248 punti base, quello spagnolo ben al di sopra dei 150 punti base, per poi scendere a 146.
E in serata l’agenzia Standard&Poor’s deciderà sul rating dell’Italia. Ma non sarà uno tsunami, grazie a Francoforte. “In altre condizioni avrebbe portato a nostro avviso a conseguenze molto forti sulle piazze finanziarie italiane – afferma Diodovich. Tenendo conto delle recenti decisioni della Bce (allargamento ai junk bond con rating superiore al BB- per l’uso come collaterale nelle operazioni di rifinanziamento del settore bancario europeo) la decisione di S&P’s avrà, a nostro avviso, effetti molto limitati proprio grazie allo scudo protettivo della Bce”.
Il gestore si dice comunque convinto che l’agenzia S&P’s non porterà il rating dell’Italia a livello spazzatura, al massimo abbasserà la valutazione da BBB a BBB-, uno scalino al di sopra del grado ‘junk’, anche se ritiene più probabile una conferma del giudizio attuale. Tre gli scenari ipotizzabili.
Nel caso in cui S&P’s lasci il rating a BBB confermando l’outlook negativo, Diodovich ritiene che si possa assistere ad un allentamento delle tensioni sul mercato obbligazionario, con uno spread Btp/Bund in flessione verso i 225 punti base. Se l’agenzia Usa dovesse tagliare di un notch il rating a BBB-, lo spread potrebbe invece oscillare sui valori attorno a 250-270 punti base. Se infine il taglio dovesse essere di due o più scalini, portando i titoli di Roma a livello ‘spazzatura’, potremmo assistere a una reazione negativa dei mercati, ma sempre limitata in virtù dello scudo della Bce, con lo spread che tuttavia potrebbe salire nel range 275-300 punti base.
Infine Diodovich ricorda che il prossimo esame sul debito dell’Italia, quello di Moody’s, è in programma per l’8 maggio, proprio dopo il 6 maggio, quando la Commissione Europea avrà valutato l’introduzione del Recovery Fund.