Consob, poca cultura e scarsa attitudine a pianificare
L'indagine condotta da Consob tra le famiglie italiane mostra un quadro poco lusinghiero. Con un intervistato su due che non è in grado di definire correttamente nozioni finanziarie di base
2 min
Articolo pubblicato su FR MAGAZINE | Ott – Nov 2018 |
L’educazione finanziaria è diventata negli ultimi anni un punto chiave nelle agende governative di molti Paesi. La preoccupazione principale è che i cittadini pur avendo a disposizione un volume di informazioni senza precedenti possano avere difficoltà nel decifrarle adeguatamente, prendendo decisioni svantaggiose per le loro finanze personali. E con potenziali ripercussioni sulla ricchezza nazionale. Secondo il rapporto “Digital Wealth Managment”, realizzato da Pwc in collaborazione con il Politecnico di Milano e Deus Technology, globalmente un adulto su tre non è in grado di rispondere a domande che richiedono livelli relativamente bassi di conoscenza finanziaria, con la conseguente difficoltà a rapportarsi consapevolmente con decisioni finanziarie articolate. In aggiunta, la diffusione di strategie di offerta multicanale e la concreta possibilità di acquisire prodotti finanziari tramite qualsiasi strumento digitale non fanno che contribuire ad accrescere la rilevanza del tema dell’educazione finanziaria. Da qui, la necessità di diffondere una maggiore cultura finanziaria, “che può essere ricondotta a sei aree di interesse – si legge nel report di Pwc – Maggiore probabilità di pianificare la pensione; diversificare il portafoglio di investimento; maggiore consapevolezza nel processo di richiesta di prestiti; migliore allocazione delle risorse; aumento della pianificazione e del risparmio per le categorie a maggiore rischio; maggiore risparmio e pianificazione dei comportamenti per bambini e giovani adulti”.
Negli ultimi anni si sono susseguite numerose indagini per stimare il livello di educazione finanziaria per un paniere numeroso di Paesi, con risultati che si sono dimostrati deludenti per l’Italia, il cui livello di educazione è al 37%, al di sotto di quanto raggiunto dalle principali economie avanzate. Risultati poco incoraggianti hanno indotto numerosi Paesi, come Canada e Regno Unito, ad attivare enti e organizzazioni capaci di dar vita a una strategia di educazione finanziaria nazionale per monitorare costantemente la situazione e contribuire al miglioramento del livello di conoscenza per specifici target della popolazione. Lo stesso ha fatto l’Italia, avviando recentemente una Strategia nazionale per incentivare l’educazione finanziaria con relativo piano triennale. L’obiettivo è raggiungere uno stato in cui conoscenza e competenze finanziarie siano disponibili a tutti, perché ciascuno possa costruire un futuro sereno e sicuro. Come? Alimentando un circolo virtuoso tra istituzioni e individui. “La sfida lanciata è indubbiamente ambiziosa, ma gode del sostegno delle autorità e ha la possibilità di sfruttare un contesto in parte già svezzato da iniziative pregresse”, recita ancora il report Pwc.
La Strategia nazionale è ancora nelle prime fasi, quindi è difficile riuscire a stimare l’effetto delle attività intraprese fino ad ora, ma potrebbe essere più semplice adattare e modellare le iniziative sulla base delle più recenti raccomandazioni accademiche e dei risultati delle strategie portate avanti negli anni da altri Paesi. “L’obiettivo nazionale deve essere quello di proporre un programma che riesca ad accrescere la consapevolezza degli individui riguardo tematiche finanziarie, facendo leva sulle iniziative che si sono dimostrate storicamente più efficaci in altri Paesi con una condizione di partenza comparabile al caso italiano – continua Pwc – Studi recenti indicano come gli approcci più efficaci nel sortire effetti persistenti sui comportamenti finanziari degli individui comprendano tecniche che hanno la capacità di combinare elementi comportamentali e psicologici e siano erogati con tempistiche definite”.