A marzo vincono polizze e liquidità, per proteggersi e resistere al virus
I cf sono stati particolarmente reattivi nell’intercettare e interpretare i bisogni di protezione e sicurezza della clientela
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C’è la ripresa a V per il risparmio gestito. I numeri parlano chiaro: dopo il tracollo del primo trimestre, con deflussi pari a 12,1 miliardi, la raccolta del risparmio gestito è tornata in territorio positivo. Il recupero è iniziato già nel mese di aprile con flussi in entrata per due miliardi, nel mese di maggio gli investitori hanno acquistato prodotti per 5,5 miliardi e per 5 miliardi a giugno, portando il dato dei sei mesi a +455 milioni. Cosa c’è dietro ai dati? Ne abbiamo parlato con gli esperti del mercato.
“Lo shock economico-sanitario globale da Coronavirus ha avuto pesanti ripercussioni anche sul settore del risparmio gestito”, spiega a FocusRisparmio Alessandro Allegri, ad di Ambrosetti Am Sim. “I mesi di febbraio e marzo hanno infatti visto un’importante fuga di capitale dal risparmio gestito con la maggior parte degli asset liquidi in vendita, con poca discriminazione sulla qualità e rischiosità del sottostante ma, come spesso accade nelle fasi di panico, con scelte sulle quali ad avere la meglio sono state emotività ed irrazionalità momentanea. D’altro canto tutte le recenti crisi finanziarie stanno mostrando dei particolari elementi comuni: la rapidità dei movimenti, la profondità delle discese sui mercati e il carattere globale delle crisi stesse che, almeno nel loro culmine, non risparmia nessun asset finanziario. Molti operatori e risparmiatori, dunque, si sono trovati giustamente impreparati preferendo, nei limiti del possibile, generare liquidità di fronte ai primi segnali di peggioramento del sentiment”, argomenta Allegri.
Ma altrettanto inaspettata, per molti, è stata la reazione conseguente con una generalizzata e tempestiva ripresa dei mercati. Un recupero a V dei mercati che si è tradotto, appunto, in un recupero a V della raccolta di masse confluite nel risparmio gestito. Secondo Allegri, “sono diversi i motivi che hanno permesso questa ripresa: una parte passa da investitori che con il crollo hanno intravisto un’ottima opportunità di ingresso, ovvero da un generalizzato bias comportamentale che tende a seguire le dinamiche di performance dei mercati stessi a cui si aggiunge tuttavia un ulteriore fattore, che è rappresentato dal lavoro di supporto e di spinta commerciale svolto in primis dalle reti di promotori/consulenti, i quali hanno cercato di trasformare un potenziale rischio in un’opportunità di medio lungo periodo.
Un ultimo elemento, che ha giocato un ruolo non irrilevante, è la crescente aura di incertezza sul ciclo economico e sulle attese reddituali degli italiani. A fronte di una maggiore preoccupazione la scelta è di ridurre, laddove possibile, la spesa per consumi ‘superflui’, budgettizzando invece un utilizzo più efficace del risparmio disponibile a favore di piani di accumulo che vanno ben oltre il semplice mantenimento di liquidità che oggi rappresenta una sorta di costo non venendo più remunerata da tassi pressoché azzerati”, aggiunge Allegri.
“Sono due i movimenti che hanno guidato la ripresa – conferma a FocusRisparmio Enrico Vaccari, responsabile clientela istituzionale di Consultinvest -: da un lato il calo delle quotazioni di marzo che ha reso attraente l’equity e spinto gli istituzionali a ribilanciare gli investimenti vendendo monetario a favore dell’azionario. L’altro aspetto, evidente soprattutto negli Usa è quello trainato da parte degli investitori retail di restare fuori dal rally, e quindi la corsa a comprare che è partita dagli Etf e ora si comincia a osservare anche nei fondi attivi”.
Per i prossimi mesi, complici tassi di interesse sotto zero e che secondo la Fed possono continuare a crollare, gli investitori cercheranno di spostarsi sempre più su asset redditizi e questo favorirà ancora l’azionario, secondo Vaccari, “e al loro interno i fondi Esg, che le case d’affari stanno spingendo. Nei prossimi mesi si attende una sensibile ripresa dell’azionario. I flussi sono molto volatili e dipendono da come si muove il mercato e dal fatto che gli istituzionali prendano posizioni a medio termine, mentre il retail si muove sulla notizia ed è abbastanza veloce nel cambiare posizione”.