Azionario ma non solo: il portafoglio per il nuovo anno
Tra pandemia e inflazione, vietato abbassare la guardia. Ma trovare rendimento è possibile. Usa, sostenibilità, private equity: ecco dove
3,3 min
Ancora poche ore al 2022 e, anche in Piazza Affari, è tempo di bilanci prima ancora che di previsioni sui prossimi dodici mesi all’insegna dell’inflazione. Chi sono in vincitori di questo secondo anno di Covid?
Intanto, va detto che si è trattato di un anno straordinario per l’Italia sotto molti profili, e quello delle performance azionarie non è stato da meno. “L’Italia ha chiaramente sovraperformato l’anno scorso in termini di sport (medaglie d’oro olimpiche nel salto in alto, 100m sprint, 4x100m, finalista di Wimbledon, eccetera ), musica (vincitore dell’Eurovision), sorprese positive della crescita economica (chiaramente superando le basse aspettative di inizio anno) e performance dei mercati azionari all’interno della zona euro”, sottolinea Fabrizio Quirighetti, di Decalia, precisando che solo il CAC 40 francese ha registrato una performance da inizio anno. Nell’ultimo mese il mercato italiano ha perso terreno, ma la performance a un anno è decisamente positiva: al 23 dicembre, il FtseMib segnava +23,68%, l’All Share +24,26%. Meglio ancora l’indice Mid Cap (+29,92%) e soprattutto quello delle Small Cap, che è addirittura lievitato di oltre il 50%.
“Guardando a ciò che è successo nel 2021, le mid-cap italiane hanno vissuto un anno positivo, con l’indice STAR che ancora una volta ha registrato una performance straordinaria”, indicano dall’Ufficio Studi di Intermonte. Per il prossimo anno, per Intermonte “le pressioni inflazionistiche rappresenteranno un elemento di rischio”, e “nel corso del prossimo anno, questo potrebbe portare le banche centrali a fare un passo indietro rispetto ai recenti annunci di azioni più restrittive, per riprendere a sostenere la ripresa economica attraverso politiche monetarie dovish. In questo contesto, per il momento non possiamo escludere un’ulteriore continuazione dell’attuale volatilità del mercato che sta portando alcuni titoli/settori a cedere parte della sovraperformance del 2021. Tuttavia, se le nostre aspettative si riveleranno corrette, dovrebbe essere una situazione transitoria e ci aspettiamo che le mid/small cap italiane siano ben posizionate per attirare l’interesse degli investitori, soprattutto nei settori ‘growth’, come la tecnologia e il lusso”.
Allargando lo sguardo all’equity globale, per quanto riguarda i settori andati meglio nel 2021, le Borse in generale hanno proseguito in rally trainate dal settore energetico (+41% l’andamento da inizio anno del comparto sull’S&P500), seguito dall’immobiliare (+35,7%), comparto finanziario (+27,8%), dall’informatica (+27%) e dall’ambito sanitario (+20%). Tutti i maggiori indici mondiali sono in rialzo da inizio anno con l’S&P500, Parigi, Amsterdam e Zurigo in crescita intorno ai venti punti percentuali, Francoforte di poco più di dieci.
Piazza Affari, come già indicato, non ha fatto eccezione al trend con un rialzo oltre il 20%, e ha visto protagonista la tecnologia (+44%), seguita da energia, automotive e materie prime (+31%), finanza (+30%), industria (+23,8%), in calo invece le utility (-8%). Insomma, un rally generalizzato o quasi.
Anche facendo scorrere, minuziosamente, il dito sull’intero indice milanese le performance negative sono poco più di una manciata: le due banche in ristrutturazione in cerca di acquirenti, Mps (-14%) e Carige (-53% dal suo rientro in quotazione); l’ex stella tlc Tiscali (-40%), nonostante il progettato coinvolgimento in FiberCorp per lo sviluppo della rete secondaria in fibra ottica fino alle abitazioni; la società di prodotti bio Bioera (-63%) che per salvarsi si sta fondendo con Helon; il gruppo olimpico Technogym (-11%), nonostante i diversi eventi sportivi che hanno costellato il 2021 e le prossime Olimpiadi Invernali di Pechino; la Juve (-49%) che ha appena chiuso un mastodontico aumento di capitale da 400 milioni di euro e la promessa mancata di ePrice (-71%), un tempo terreno di scontro per nomi blasonati e oggi più prosaicamente alle prese con un difficile rilancio. Debutto amaro infine per Ariston (-6,9%) che è approdata sul listino poco meno di un mese fa. Tra i pesi massimi, si avviano a chiudere l’anno in territorio negativo Enel (-18%) e Saipem (-19%), seguite da Nexi (-16%).
A sorprendere sono però le numerose società che, nel giro di dodici mesi, hanno triplicato il proprio valore di Borsa (Alkemy, +192% e Gabetti, 216%), o quanto meno raddoppiato, da Aeffe (+134%), ad Alerion Cleanpower (+164%), Bialetti (+106%), Caleffi (+101%), El.En (+115%), Exprivia (+165%), Gpi (+99%), Ita Way (+119%), Maire Tecnimont (+114%), Oviesse (+153%), Orsero (+90%), Pharmanutra (+91%), Piovan (+108%), Risanamento (+134%), Safilo (+116%), salcef (+107%) Sanlorenzo (+119%), Seco (+129%), Seri industrial (+120%) e Wiit (+105%).
Sul Ftse Mib ha regnato Unicredit (+73%) che, in un anno ha registrato il cambio al vertice e un nuovo piano industriale e si è attivata, salvo poi tirarsi indietro, per acquisire Mps dal Tesoro (che di Rocca Salimbeni ha il 64%); Cnh Industrial (+51%), Interpump (+52%), Banco Bpm (+43%) e Banca Generali (+38%) sulle attese di un processo di consolidamento nel comparto finanziario che potrebbe vederle protagoniste. In linea con l’andamento registrato a livello internazionale le performance di Eni (+41%) e di Stm (+37%).
In particolare, l’attenzione degli investitori sulla piazza italiana è concentrata sui titoli finanziari tra le attese di M&A, piani industriali ricambi al vertice. A muoversi al rialzo è stato sostanzialmente l’intero arco settoriale, dalle banche, all’asset management fino alle assicurazioni. Sull’indice principale Generali e Mediobanca, al centro di una guerra di potere che vede protagonisti Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, stanno guadagnano il 28%; Unipol il cui ad Carlo Cimbri è visto come uno dei possibili artefici del futuro terzo polo, sale del 20%; Azimut del 32%; Fineco Bank del 18%; Banca Mediolanum, Bper e Intesa Sanpaolo del 16% circa. Al di fuori del Ftse Mib, Banca Popolare di Sondrio si è rivalorizzata del 62,8% sulle attese relative alla prossima trasformazione in spa Ha fatto eccezione solo Banca Profilo Profilo (stabile rispetto ai dati di gennaio) messa in vetrina dal suo azionista di riferimento, Sator Private Equity Fund (al 62,4%).
In luce, grazie alla ripresa dei consumi post pandemica, anche il lusso (Tod’s +63%, Cucinelli +53% e % Ferragamo +33%) e i media (Rcs e la controllante Cairo salgono del 44%, Mondadori del 31%).
Tra i vincitori della Piazza milanese si conta infine il ritorno delle Ipo. E non solo, come accadeva negli ultimi anni, sul listino destinato alle micro-realtà con grandi ambizioni di crescita (Euronext Growth Milan, ex Aim Italia). Anche il listino principale ha registrato numerosi debutti: a marzo Philogen a 2,2 euro, a maggio Seco a 3,7 euro, a giugno The Italian Sea Group a 4,9 euro, a novembre Intercos a 12,5 euro e Ariston (a 10,25 euro), oltre a Stellantis nata lo scorso gennaio dalla fusione tra Fca e Psa. I delisting infine sono stati complessivamente 19, di cui 14 tramite offerta pubblica di acquisto.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.