Fed, Powell si traveste da colomba: “tassi a zero fino al 2022”
Il costo del denaro rimane fra 0-0,25%. “L’economia americana si contrarrà del 6,5% nel 2020”, dice Powell in conferenza stampa
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Listini in netto calo all’indomani della riunione del Fomc della Fed. Al di là e al di qua dell’Oceano, infatti, le parole di Jerome Powell sulla “lunga strada” verso la ripresa sembrano aver brutalmente suonato la sveglia al mercato, che oggi fa anche i conti con una nuova ondata di contagi da coronavirus negli Stati Uniti.
David Madden, market analyst di CMC Markets non ha dubbi sul fatto che l’outlook della banca centrale americana sull’economia Usa per quest’anno pesi sul sentiment, visto che si prevede una contrazione dell’economia del 6,5% nel 2020, mentre nei due anni successivi è attesa una crescita rispettivamente del 5% e del 3,5%.
Per gli analisti di Riches Flores Research, quello del numero uno della Fed ieri è stato un compito delicato in un contesto in cui la banca ha già fatto così tanto che difficilmente poteva giocare sull’effetto annuncio. “La Fed, di sicuro, appare accomodante: estenderà i suoi acquisti di buoni del Tesoro al tasso attuale, circa 80 miliardi al mese, e non prevede alcun movimento di aumento dei tassi chiave, che rimarrebbero al loro livello attuale nei prossimi trenta mesi – chiariscono -. È anche abbastanza fiduciosa nella capacità di ripresa della crescita”.
Il tutto avrebbe quindi potuto funzionare, secondo gli analisti, se non fosse “che dietro questi dati non vi è uno scenario V, ma quello di una radice quadrata con, alla fine del viaggio, una differenza del 4% tra le sue previsioni a dicembre e quelle attuale. Questo non sembra essere sfuggito ai mercati”.
Insomma, la crisi dopo le parole di Powell fa più paura, nonostante le rassicurazioni sul pieno appoggio della banca centrale Usa. Come osserva Samy Chaar, capo economista della Banca Lombard Odier, l’istituto ha mantenuto la sua politica monetaria costante e ha rafforzato la sua guidance per il futuro proiettando il tasso di politica monetaria a zero fino alla fine del 2022. “Si tratta di uno sviluppo importante – fa notare Chaar -, in quanto la Fed non ha intenzione di diminuire a breve. Sembra determinata a mantenere il suo ritmo di quantitative easing per migliorare la liquidità e il buon funzionamento dei mercati finanziari. Sebbene sia stato discusso il controllo della curva dei rendimenti, al momento la Fed non ha preso alcuna decisione sull’implementazione di limiti di curva dei rendimenti. Per il momento, rifiuta i tassi di interesse nominali negativi perché i tassi reali negli Usa sono destinati a rimanere in territorio negativo per un periodo di tempo prolungato. Questo rafforza la nostra aspettativa di una politica monetaria molto accomodante negli Stati Uniti a seguito di uno shock economico di proporzioni storiche”.
“I membri del Fomc stanno valutando vantaggi e svantaggi del controllo della curva dei rendimenti, osservando l’esperienza internazionale – gli fa eco Paolo Zanghieri, senior economist di Generali Investments -. Tuttavia è necessaria una migliore conoscenza dello stato dell’economia e dell’impatto delle misure attuali prima di giungere a una conclusione. Lo stesso vale per il rafforzamento della guida diretta sul programma di acquisto dei titoli”. Per questo l’esperto si aspetta maggiori dettagli nelle riunioni di luglio e settembre.
Sulla stessa lunghezza d’onda Rick Rieder, chief investment officer del reddito fisso globale di BlackRock. ”La Fed è ancora giustamente preoccupata per l’enorme impatto sull’occupazione, l’inflazione e le prospettive di crescita e la Banca centrale si è impegnata a mantenere bassi i tassi per un periodo molto lungo e a continuare il Qe almeno al ritmo attuale – commenta -. Questo ci sembra un appropriato mix di politiche, ma le aree critiche su cui la Fed deve rimanere concentrata sono il programma di prestito di Main Street e un’ulteriore assistenza agli enti statali e locali”. Infine, aggiunge l’esperto, “un maggior aiuto da parte delle autorità fiscali supporterebbe molto l’economia, poiché la politica monetaria da sola non è sufficiente”.
Per Vincent Reinhart, chief economist e macro strategist di Mellon (BNY Mellon Investment Management), oltre alle previsioni economiche e all’atteggiamento accomodante, Powell ha mandato altri tre messaggi. “Ha ribadito i limiti delle politiche monetarie, tali per cui le risorse della Fed si basano sui prestiti e non sui poteri di spesa, in un appello a stimoli fiscali aggiuntivi – afferma -. In secondo luogo, gli ufficiali della Fed apparentemente non hanno alcun desiderio di impostare una guida formale per i tassi di interesse o un vero e proprio controllo sulla curva dei rendimenti. Infine, le risorse messe in gioco restano sul tavolo, coerentemente con l’espansione del perimetro della protezione della Fed nel corso del tempo, come visto nella settimana passata. Powell ha suggerito che la prossima direzione in cui saranno impiegate tali risorse sia in aiuto delle organizzazioni non profit”.
Ma secondo Reinhart ci sono state anche due sorprese. “Prima di tutto, nonostante la precedente affermazione di Powell sull’ombra lunga della recessione sulla crescita economica reale, la Fomc non ha modificato la propria valutazione di più lungo termine sulla crescita reale del Pil, il tasso di disoccupazione, e l’equilibrio del tasso reale dei fondi Fed. La ragione addotta è che sia ‘troppo presto’ per fare modifiche, nella speranza che una politica monetaria ben progettata possa evitare la maggior parte delle ricadute negative”.
In secondo luogo, è stato pubblicato il ‘dot plot’, anche se il vice Chair Clairda aveva affermato non sarebbe stato rilasciato sino a settembre. “La dot plot a volte può confondere il messaggio della Fomc, quando attira attenzione sui funzionari che non sono allineati con il resto del gruppo e che si aspettano una stretta più sostanziale e in anticipo rispetto al resto della Commissione – fa notare Reinhart. In questa occasione, però, la Commissione di Powell mantiene una notevole omogeneità di pareri. Tutti i membri, infatti, si aspettano che le politiche restino ferme sino alla fine del prossimo anno, e tutti tranne due estendono tale aspettativa sino alla fine del 2022”.
Cosa aspettarsi? “Non ci aspettiamo nulla di nuovo sul fronte delle politiche monetarie se gli eventi si svilupperanno come da previsioni della Fed – conclude -. Date le aritmetiche trimestrali, l’economia non uscirà dal fosso in cui si trova prima del 2022. Gli obiettivi di massima occupazione e inflazione sembrano irraggiungibili per i prossimi 2 anni e mezzo, ma il consiglio amministrativo di Powell non resterà con le mani in mano riguardo all’esercizio dei poteri di prestito previsti dal Fedarl Reserve Act 13, avendo già modificato le risorse esistenti al ritmo di una volta a settimana sin dall’implementazione, principalmente per estenderne la portata e la durata. Apparentemente, Powell ritiene che vi siano dei problemi per i non profit (ospedali, università e college) e potrebbe creare una finestra ad hoc per questi ultimi”.