Sorpresa Pil: primo trimestre positivo. E Intesa vede il rimbalzo
Ribaltate le stime: +0,1% da -0,4%. Arrancano i servizi. Sale ancora il tasso di disoccupazione. Gli economisti di Intesa: ripresa più forte nel secondo semestre
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In Borsa ci sono numeri importanti che fanno scattare qualcosa negli investitori, le cosiddette soglie psicologiche: 25.477 è uno di questi, anche se più che preannunciare una svolta, porta con sé un valore simbolico capace di oltrepassare le mura di Palazzo Mezzanotte. Oggi infatti Piazza Affari ha di nuovo superato quel massimo segnato il 19 febbraio 2020, quando il Covid era ancora un affare cinese, e mai più rivisto da allora: dopo settimane di avvicinamento, e riconquistata quota 25 mila, in mattinata l’Ftse Mib ha raggiunto 25.482 punti e dunque archiviato aritmeticamente la pandemia. Ora il listino italiano è a un passo da quota 25.500: l’ultima volta che ha visto questi valori era il 3 ottobre 2008, circa due settimane dopo il crac di Lehman Brothers.
Insieme al record simbolico raggiunto grazie alla corsa odierna dei titoli petroliferi e al balzo oltre le attese del Pmi Ue di maggio, oggi Milano ha incassato anche un nuovo e importante endorsement da parte degli analisti. A sostenere che l’Italia “è tornata investibile” è Luigi De Bellis, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita, che sottolinea come lo scorso mese i mercati azionari italiani abbiano sovraperformato i principali indici.
“Nel mese di maggio le Borse hanno registrato una fase di consolidamento: Global Equities +1.6%, S&P500 +0.5%, Nasdaq -1.5%, EuroStoxx600 +2.6%, DAX +2.2%, Ca40 +3.5%, Nikkei +0.2%”, ricorda De Bellis, secondo cui a far da traino sono stati il continuo miglioramento dei dati macro, con il Pmi Ue salito al livello più alto dal 2006, e i risultati trimestrali complessivamente migliori delle attese, che hanno compensato i toni leggermente meno accomodanti dei verbali del Fomc e i timori d’inflazione e di taper tantrum. In tutto questo, fa notare l’esperto della Sim milanese, il Ftse Mib e il Ftse Mid hanno segnato rispettivamente +4.6% e +6.5% trainati principalmente dal buon andamento dei titoli finanziari.
De Bellis non teme per ora un rischio prezzi. “Continuiamo a ritenere il rischio inflazione (i.e. pressione sui margini delle aziende e quindi sugli utili, aumento tassi reali e quindi del costo del capitale con pressione sui multipli) come gestibile per i mercati, e il nostro scenario base resta quello di un’inflazione strutturalmente più elevata nei prossimi anni ma guidata da crescita economica più sostenuta. L’apertura a discussioni nel meeting del Fomc di giugno sul tapering ha creato qualche timore, ma non ci leggiamo per il momento nessun chiaro segnale di uscita a breve dal Qe”, assicura.
L’esperto segnala anzi che la volatilità sui mercati è scesa, con l’indice Vix in calo del 10% a 17, le commodities sono salite leggermente (Bloomberg Commodity Index +2.7%), l’oro ha recuperato terreno (+7.6% a 1,900 dollari l’oncia) beneficiando del calo dei tassi reali Usa (passati da -0.78% a -0.85%, con il decennale Usa in calo di 3bps al 1.59% e le aspettative d’inflazione al 2.45% dal 2.41%) e del deprezzamento del dollaro (Us Dollar index -1.3%). “La nostra idea – chiarisce -, tra le ragioni alla base della nostra visione positiva sui mercati azionari, è che i tassi reali non avranno variazioni significative nei prossimi trimestri e resteranno negativi, in quanto le banche centrali cercheranno di evitare a tutti i costi un aumento troppo rapido del costo del denaro”.
Dopo la forte performance dei mercati da inizio anno, per De Bellis nel breve potrebbe esserci una fase di consolidamento che potrebbe durare qualche settimana/mese, prima di una nuova accelerazione guidata dai titoli/settori che beneficiano del ‘reflation trade’. “La nostra view sulle stime del 2021 e dei prossimi anni resta costruttiva (accelerazione della crescita nei prossimi trimestri, impatto dai fondi in arrivo del Next Generation Eu, politica fiscale e monetaria che resteranno espansive), e in grado di compensare eventuali de-rating dei multipli”, precisa.
E in questo quadro l’Italia è appunto tornata investibile. “Il suo profilo di rischio è drasticamente migliorato e questo potrebbe portare un ritorno di capitali verso l’Italia e l’Europa – sostiene l’esperto di Equita Sim -. Per l’Italia il Ngeu rappresenta un’opportunità unica di sviluppo, investimenti e riforme, e può rappresentare l’occasione per accelerare un percorso di crescita sostenibile rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita del Paese negli ultimi decenni. Nel portafoglio raccomandato restiamo sovrappeso rispetto al benchmark (97.9% vs. peso neutro del 95%), invariato rispetto al mese precedente”.
I rischi non mancano, e l’esperto conclude che i due principali da tenere d’occhio sono un’inattesa scelta da parte delle banche centrali di lasciar salire i tassi a lungo termine troppo velocemente a fronte di un’economia in ripresa e un marcato rialzo degli spread high-yield con un aumento delle insolvenze delle aziende e della pressione sui margini industriali a causa dell’aumento troppo rapido del costo di materie prime e inflazione.
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