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Per Bg Saxo le ragioni del sell-off sono infondate. E i tassi negativi degli altri governativi e sui conti correnti li rendono “irresistibili” per investitori e piccoli risparmiatori
Altro che rischio Italia: il Btp è tornato di gran moda nei portafogli degli investitori che contano e dei piccoli risparmiatori. Sarà l’effetto Draghi, o più probabilmente i rendimenti ancora positivi in mezzo a un mare di segni meno, ma oggi il Tesoro ha di nuovo fatto il tutto esaurito con i 3,5 miliardi di euro di Btp Short Term con scadenza a novembre 2022 e con i titoli indicizzati a 10 anni, chiudendo entrambe le aste con rendimenti in calo e domanda ben oltre l’offerta.
E così si dice che in via XX Settembre sia allo studio una nuova emissione del tanto amato Btp Futura, quello dedicato ai risparmiatori e legato alla crescita del Pil tricolore. Secondo infatti quanto riferisce la Repubblica, le tensioni sui prezzi e lo spread che si è riportato intorno a quota 115 punti base potrebbero convincere il ministro Franco a riproporre un’asta nella seconda metà dell’anno con sommo gaudio degli investitori.
Ma come mai questo ritorno al made in Italy in fatto di titoli di Stato? Secondo Althea Spinozzi, strategist del reddito fisso di BG Saxo, ci sono alcuni motivi che rendono la carta tricolore irresistibile: “I Btp offrono interessanti opportunità di buy-to-hold rispetto ad altri titoli governativi europei – scrive -. Da un lato, forniscono uno strumento per evitare tassi d’interesse negativi sui depositi ai risparmiatori, poiché pagano un rendimento positivo a partire da quattro anni. Dall’altro, la remunerazione del rischio che offrono è tra le più avvincenti del mercato obbligazionario europeo per investitori a lungo termine. E i titoli di stato indicizzati offrono anche la protezione contro l’inflazione più conveniente che si possa trovare nell’area euro”.
Gli infondati motivi del sell-off
Per la Spinozzi, infatti, i timori di stabilità politica e quelli di un possibile tapering che hanno guidato il recente sell-off si riveleranno infondati. Inoltre tutto indica che i sovrani di altri Paesi europei sono costosi e dovranno riprezzare di conseguenza. I titoli più a rischio? Greci, portoghesi e francesi. Fondamentalmente sono tre gli elementi stanno guidando le perdite nei titoli di stato italiani: la paura che la Bce possa ridurre gli acquisti nell’ambito del Pepp, di cui Roma è uno dei maggiori beneficiari, la perenne incertezza politica e i dubbi sulla ripresa economica.
Tuttavia, secondo l’analisi di BG Saxo, tutti e tre i timori sono privi di fondamento. “Una delle ragioni principali per cui gli investitori credono che la Bce possa iniziare ad inasprire le condizioni finanziarie dell’area euro è che i tassi reali tedeschi rimangono stabili mentre i rendimenti nominali dei Bund continuano ad aumentare – chiarisce la strategist -. A febbraio, quando la Bce ha comunicato che avrebbe aumentato gli acquisti nell’ambito del programma Pepp, i rendimenti nominali dei Bund stavano aumentando insieme a quelli reali, inasprendo le condizioni finanziarie. Tuttavia, ora che i rendimenti reali tedeschi sono stabili, i rendimenti reali di altri Paesi europei stanno aumentando, inasprendo le condizioni economiche in specifiche aree geografiche. Pertanto, riteniamo che la Bce dovrà continuare a sostenere le condizioni di finanziamento attraverso un ritmo stabile o addirittura aumentando gli acquisti di obbligazioni nell’ambito del programma Pepp per sostenere la ripresa economica in questi Paesi”.
Quanto ai precari equilibri romani, la strategist evidenzia come non sia una novità e non c’è da sorprendersi che ci sia qualche intoppo anche con Mario Draghi al governo. “A nostro parere – afferma -, lo sfondo politico del Paese rimane solido finché Draghi è primo ministro. Anche se un governo conservatore rappresenta una minaccia, crediamo che sia troppo presto per valutarlo nei Btp, poiché le cose possono cambiare rapidamente”. Infine, l’economia. Per la Spinozzi, con le riaperture e l’eliminazione delle restrizioni, ci si può aspettare una ripresa della crescita europea. “Una crescita più alta e livelli di inflazione sostenuti implicano che la banca centrale dovrà cominciare con il tapering e ad aumentare i tassi d’interesse gradualmente”, si legge.
Perché sono irresistibili
Dato quindi che i Btp offrono rendimenti sempre più alti, diventano più interessanti rispetto ai concorrenti. Anche qui per l’esperta ci sono una serie di motivi. “Gli investitori più piccoli cercheranno di usarli per depositare la liquidità in eccesso per evitare i tassi d’interesse negativi sui depositi – sostiene -. L’Italia è l’unico paese europeo che offre un rendimento positivo a partire da quattro anni in su. Gli investitori con orizzonti di investimento a lungo termine, come i fondi pensione e le assicurazioni, troveranno che l’Italia offre attualmente il rendimento più alto nella regione europea. I Btp offrono persino un rendimento più alto dei titoli di stato greci, che sono classificati come spazzatura. I decennali pagano al momento della scrittura l’1,1%, mentre i titoli a 30 e 50 anni pagano un solido 2% e 2,5% di rendimento. In confronto, secondo gli indici Bloomberg Barclays, le obbligazioni societarie eur ad alto rendimento offrono un rendimento medio del 2,5% per tre anni e mezzo di durata. Le obbligazioni societarie eur investment-grade offrono in media un rendimento dello 0,38% per una durata media di sei anni”.
Inoltre, stando all’analisi, gli inflation linkers italiani sono meno costosi dei loro analoghi: “I linkers tedeschi forniscono un rendimento negativo di quasi -2%. In questo contesto, i titoli di Stato italiani indicizzati brillano perché forniscono un rendimento leggermente negativo del -0,2%, permettendo agli investitori di ottenere protezione contro l’inflazione a basso costo rispetto ad altri eur linkers”.
Insomma, per la Spinozzi quando si guarda ai Btp è essenziale capire che i rendimenti sono destinati a salire proprio come tutti gli altri governativi europei. “Ciò significa che tutti i sovrani della zona euro, compresi i titoli di stato italiani, perderanno valore – avverte -. Pertanto, è necessario guardare ai Btp come un’opportunità buy-to-hold. In questo contesto, investire in Etf sovrani europei potrebbe rivelarsi pericoloso. Infatti, il valore mark-to-market delle partecipazioni del fondo continuerà a scendere, mentre le loro remunerazioni ultra-basse non compenseranno le perdite”.
Inoltre il rischio di rotazione dai titoli di Stato europei verso i Treasuries Americani rimane preoccupante. “Anche se i rendimenti europei sono aumentati, il pick up che Paesi come la Grecia offrono è marginale rispetto al rendimento fornito dai Treasuries Usa con copertura in euro, pur portando evidenti problemi di liquidità e di credito. Se si considerano Portogallo e Spagna, il rendimento offerto dai Treasury americani con copertura in euro diventa ancora più attraente. In questo contesto, riteniamo che i Btp siano troppo alti rispetto ai loro analoghi. Più alto è il loro rendimento, meno esposti saranno al rischio di rotazione. In breve, accogliamo con favore l’aumento dei rendimenti in Italia, ma temiamo che l’aumento dei rendimenti nel resto della zona euro sarà molto più brutale”, conclude la strategist.
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