Nel 2019 i gestori sono riusciti a remunerare il rischio assunto in maniera più che soddisfacente. Ne parliamo con Rizzo (Anthilia) e Vicentini (Aqa Capital)
Quali sono stati i fondi comuni aperti che nel 2019 hanno reso di più ai propri sottoscrittori? L’anno da poco concluso è stato positivo per i mercati finanziari: tutte – o quasi tutte – le asset class hanno messo a segno performance positive che hanno, almeno in parte, fatto dimenticare l’annus horribilis che era stato il 2018.
Di questo trend ne hanno approfittato diversi asset manager che, chi più chi meno, hanno portato a casa rendimenti di tutto rispetto. Nella tabella che segue diamo una rappresentazione dei migliori fondi comuni aperti distribuiti in Italia ordinati per rendimento annualizzato a un anno (fonte dati Morningstar Direct).
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Pur riconoscendo che non tutte le strategie hanno la stessa finalità – alcune mirano alla crescita del capitale, altre alla sua conservazione – possiamo osservare che i gestori di questi fondi hanno ben bilanciato i rischi e sono riusciti a remunerare il rischio assunto in maniera più che soddisfacente (si veda la colonna relativa agli indici di Sharpe).
Ma quanto di queste performance è imputabile al mercato e quanto alla bravura del gestore? Per capirlo meglio, lo abbiamo chiesto a Paolo Rizzo e Paolo Vicentini, due fra i migliori gestori italiani nel 2019. Ecco cosa hanno detto i fund manager a FocusRisparmio.
L’anno da poco concluso è stato positivo per gran parte delle asset class, come sarà il 2020 secondo le vostre proiezioni?
Paolo Rizzo
Paolo Rizzo, partner e fund manager di Anthilia Small Cap Italia: Il 2020 sarà caratterizzato da alcune significative variabili, in particolare di natura geopolitica, commerciale ed economica, che potrebbero condizionare l’andamento dei mercati come l’implementazione della Brexit, lo sviluppo della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, l’evoluzione dei tassi di interesse e infine una lieve ripresa economica. Riguardo i primi due aspetti, è difficile fare previsioni ma considerati gli ultimi sviluppi è ragionevole aspettarsi un’evoluzione positiva, anche se lo scenario si conferma in ogni caso incerto. Circa il terzo aspetto, è possibile presumere che i tassi rimangano bassi o a livelli contenuti, favorendo in questo modo i mercati azionari. Infine, è possibile attendersi un incremento economico dovuto anche a una tregua della trade war tra Stati Uniti e Cina.
Paolo Vicentini, portfolio manager del fondo AQA Selective Opportunities: I principali mercati azionari mondiali hanno finito il 2019 sui massimi e con le politiche delle banche centrali ancora accomodanti ci si attende che l’equity sia ancora un’asset class da avere in portafoglio ma secondo noi con il livello di valutazioni raggiunto dai mercati il potenziale di rendimento prospettico sarà più basso di quello degli ultimi anni. I fattori geopolitici come abbiamo visto nei primi giorni del 2020 possono portare ad incrementi di volatilità e correzioni sui mercati e quindi l’approccio da parte nostra sarà un pò più prudente rispetto all’anno appena trascorso. Se sarà confermata la ripresa in Cina e in Europa i settori ciclici potrebbero fare ancora bene quest’anno.
Prospettive per il comparto mid e small italiano? La revisione della norma sui Pir piò essere volano per le performance del prossimo anno?
Rizzo (Anthilia): La situazione italiana, rispetto ai mercati internazionali, risulta potenzialmente più positiva. Questo per due ordini di motivazioni: le valutazioni che sono ancora contenute nonostante la performance registrata durante l’anno e la possibile approvazione parlamentare della nuova normativa Pir attraverso la legge finanziaria che dovrebbe fornire un notevole supporto nella sottoscrizione di questi strumenti.
Paolo Vicentini
Vicentini (Aqa Capital): Le Mid e Small Cap italiane sono sempre un tema di investimento interessante in quanto molte di queste società hanno profili di crescita migliori del listino in generale e inoltre i nuovi regolamenti sui PIR dovrebbero portare nuovi flussi di investimento per questo comparto. Purtroppo la liquidità dei titoli e l’appartenenza al mercato italiano che spesso risente delle difficoltà politiche ed economiche del paese rendono questo comparto marginale rispetto a temi più globali nelle politiche di investimento del nostro portafoglio.
Quali sono i rischi che monitorate con più attenzione per il prossimo anno? Come li gestirete?
Rizzo (Anthilia): I rischi sono molteplici. A livello internazionale, tra le variabili da tenere monitorate sicuramente rientrano l’andamento del dossier commerciale Usa – Cina, lo scenario di concretizzazione della Brexit e l’andamento macroeconomico globale. Focalizzandoci sugli aspetti di natura politica, i prossimi appuntamenti elettorali in Italia e negli Stati Uniti giocheranno un ruolo di peso. In particolare, la richiesta di elezioni anticipate per quanto riguarda il quadro domestico e, la possibile rielezione di Donald Trump o di un esponente della corrente più radicale del partito democratico potrebbero non essere accolti positivamente dai mercati. In generale, ci attendiamo uno scenario tendenzialmente positivo ma ci teniamo pronti a un possibile cambio di strategia al manifestarsi di eventuali potenziali rischi.
Vicentini (Aqa Capital): I maggiori rischi che vediamo vengono dalle tensioni geopolitiche di cui abbiamo avuto un prima testimonianza nei primi giorni di quest’anno. Inoltre la crescita economica non è ancora soddisfacente in alcune aree del globo anche se ci sono dei miglioramenti in atto e quindi il monitoraggio dei dati macro sarà importante nel 2020. Un ulteriore rischio è dato dal perfezionamento del trade USA-Cina che dopo una prima fase positiva potrebbe portare ad ulteriori tensioni commerciali fra i due paesi. Da ultimo le elezioni americane con il processo di impeachment del presidente americano è un altro fattore da tenere in considerazione. Di conseguenza la nostra scelta per il 2020 è di avere un portafoglio investito nei settori con maggior visibilità di crescita e con maggiori coperture tattiche con strumenti derivati per i rischi sopra-menzionati.
Quali fattori saranno determinanti principali che tenete in considerazione per l’asset allocation 2020? Avete alcune storie di imprese nel vostro portafoglio che volete portare all’attenzione?
Rizzo (Anthilia): I tassi di interesse, la crescita macroeconomica, il quadro geopolitico sono i fattori da tenere in considerazione per il 2020 in termini di asset allocation. Tra gli esempi virtuosi di società su cui puntiamo al momento vi sono Saes Getters, Digital Bros, Avio, Pharmanutra e Basicnet.
Vicentini (Aqa Capital): Il mercato nordamericano rappresenta ancora nonostante i rischi la componente principale della nostra asset allocation grazie alla marcata presenza di settori di crescita a lungo termine come la tecnologia, le società biotecnologiche e il settore Health Care in generale. Abbiamo investito nuovamente nel settore dei semiconduttori con titoli come Micron, Western Digital, Analog Devices che dovrebbero aver superato la fase di rallentamento vissuta nel 2019. Inoltre continuiamo ad avere come uno dei titoli principali in portafoglio Inwit che con la fusione con le attività di Vodafone dovrebbe cominciare ad sfruttare le sinergie dell’operazione ed avere una buona crescita con lo sviluppo del 5G.
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