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Per i gestori la banca centrale procederà con cautela per non soffocare la ripresa. Ma la prima stretta sui tassi potrebbe essere anticipata di qualche mese
Nessuna sorpresa, ma certamente parole e incisi da analizzare con attenzione per cercare di prevedere come e quando inizierà la stretta. L’aspettativa dei gestori è pressoché unanime: dopo la prima riunione di politica monetaria dell’anno, dalla Bce non arriveranno annunci, ma saranno i dettagli a far capire che aria tira tra i falchi e le colombe dell’Eurotower, dopo che a dicembre è stata resa ufficiale la chiusura, il 31 marzo, dei rubinetti del Pepp, seppure con la proroga di un anno del programma di reinvestimenti.
Nonostante l’inflazione continui a spiazzare, e nel board di Francoforte i falchi abbiano ripreso quota, il Bce-pensiero ufficiale resta infatti quello che la corsa dei prezzi è temporanea e, dunque, destinata a riassorbirsi nel corso dell’anno per poi tornare di poco sotto il 2% nel 2023-24. Ecco perché, secondo molti, la presidente, Christine Lagarde, in conferenza stampa ribadirà che un rialzo dei tassi nel 2022 è alquanto improbabile.
Resta da capire in che termini lo farà. La riunione del board comincerà infatti a poche ore dalla pubblicazione dei dati Eurostat sull’inflazione di gennaio, che potrebbero ancora una volta stupire. “Allo stato attuale della situazione – avverte Andreas Billmeier, european economist di Western Asset (Franklin Templeton) – la Bce dovrà riconoscere una traiettoria di inflazione potenzialmente più elevata per quest’anno, ma non sarà in grado di sostenere in modo convincente che un’inversione al di sotto dell’obiettivo avrà luogo negli ultimi anni poiché non sono previste nuove proiezioni macro fino a marzo”.
Per l‘economista, anche se attualmente non ci sono prove di un aumento dei salari superiore al 3% (soglia d’allerta per l’Eurotower) è probabile che più a lungo l’inflazione si assesterà a livelli elevati, più le preoccupazioni porteranno a negoziazioni per aumenti salariali. “Nel corso della seduta di giovedì, la presidente Lagarde si troverà in difficoltà a respingere queste preoccupazioni poiché l’inflazione ‘energetica’ si sta insinuando in altri segmenti del paniere dei consumatori”, osserva.
Per Alberto Gallo e Gabriele Foà, portfolio manager dell’Algebris Global Credit Opportunities Fund, l’impatto dei prezzi dell’energia sull’inflazione può rappresentare una questione controversa, data la fluidità della situazione ai confini dell’Ucraina. “L’atteggiamento sui rialzi dovrebbe rimanere simile al quarto trimestre del 2021 – affermano -, con la presidente Lagarde che non prevede rialzi nel 2022 e movimenti dipendenti dall’inflazione nel 2023”.
Per i due esperti, al momento a Francoforte non pare esserci fretta di assumere una posizione più rigida. “La pressione sui tassi di mercato e sullo spread è discretamente aumentata negli ultimi tre mesi, ma rimane ampiamente sotto controllo – evidenziano -. La Bce potrebbe quindi rimandare la stretta, aspettando una maggiore pressione da parte della Fed per agire in modo più deciso. Restiamo dell’opinione che l’inflazione e i rialzi globali chiameranno la necessità di una posizione più rigida di quanto il mercato si aspetti, ma probabilmente vedremo segni concreti verso l’estate o dopo il primo rialzo della Fed”.
Secondo Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, una stretta al di qua dell’Oceano arriverà a metà del prossimo anno. “La Bce dovrà ritirare gli stimoli dopo la fine del Pepp nel 2022 senza mettere in pericolo la ripresa, mantenendo le condizioni di finanziamento ancora favorevoli – fa notare -. Ha già annunciato una riduzione graduale del Qe nel corso del 2022. Pertanto, a causa della nuova strategia, dei rischi al ribasso a breve termine (pandemia, Cina, tensioni geopolitiche) nonché per ragioni di credibilità, continuiamo a ritenere molto improbabile un rialzo dei tassi nel 2022”.
Ma per Wolburg, al netto di tutto questo, resta il fatto che i membri del Consiglio direttivo vedono i rischi di inflazione rivolti verso l’alto. “Al momento ci aspettiamo che l’aumento dei prezzi dell’energia e gli effetti secondari nelle trattative salariali del 2022 inneschino un primo rialzo dei tassi di 20 punti base già nel giugno 2023”, conclude quindi l’esperto.
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