La Bce sulle orme della Fed?
In assenza di contromisure, l’euro potrebbe invece tornare a rafforzarsi. Uno scenario che i policy maker dell’Eurotower vorrebbero evitare
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Gli addetti ai lavori sono tutti d’accordo: la Bce si confermerà dovish ma non annuncerà nuove misure, per le quali quasi certamente toccherà attendere il prossimo dicembre. Per Christine Lagarde e colleghi ci saranno soprattutto quattro grane da affrontare nella riunione di giovedì: il rally dell’euro e il rallentamento dell’inflazione, cui si aggiungono la debole ripresa dell’economia post pandemia e la minaccia di nuovi lockdown. Il tutto in un quadro reso ancora più complesso dal cambio di target di inflazione annunciato a fine agosto dalla Federal Reserve.
Secondo Paul Diggle, senior economist di Aberdeen Standard Investments, il primo tema sul tavolo del board è l’aumento delle infezioni da coronavirus in diversi Paesi dell’Eurozona. Il numero di nuovi casi è vicino ai massimi registrati nei mesi precedenti, e anche se il tasso di mortalità è più basso, il che riduce in qualche modo le ipotesi di lockdown rigidi, la seconda ondata rappresenta ancora un significativo ostacolo al rimbalzo dei mercati. Il secondo argomento di discussione è invece il recente indebolimento sia dell’attività economica sia dell’inflazione nell’area euro. “I dati sulla mobilità quotidiana sono di nuovo in calo – fa notare l’economista -. Inoltre, i tradizionali dati economici mensili stanno dipingendo un quadro sempre più preoccupante. Le vendite al dettaglio dell’Eurozona hanno subito una contrazione di 1,3% su base mensile a luglio, mentre l’indice Pmi composito è sceso ad agosto (pur rimanendo sopra i 50), e il fronte valutario è entrato in deflazione con il tasso di inflazione dell’area euro HICP a -0,3% e quello core al minimo storico, pari allo 0,4%.
Terzo argomento sul tavolo riguarda invece le implicazioni di tutto questo per le proiezioni macroeconomiche della Bce. “La precedente serie di proiezioni prevedeva una crescita del Pil negativa dell’8,7% nel 2020, che riteniamo troppo ottimistica alla luce dello stallo del rimbalzo. La previsione di inflazione dello 0,3% nel 2020 appare più realistica e indica un ulteriore stimolo di politica monetaria verso la fine dell’anno, quando la dotazione del Qe inizierà a scarseggiare”, avverte Diggle.
Infine, il quarto elemento di discussione, riguarderà come digerire la revisione della politica della Fed e quali saranno di riflesso le implicazioni per la revisione strategica rinviata dallo stesso Eurotower. “In ultima analisi, ci aspettiamo che la Bce riformuli in modo modesto il suo obiettivo di inflazione, abbandonando la formulazione ‘al di sotto ma vicino al 2%’ e puntando solo sul 2% di inflazione. Al pari dei cambiamenti apportati dalla Fed, ciò sarebbe utile, anche se piuttosto marginale nel grande schema delle cose. Un obiettivo di livello dei prezzi o un impegno molto più esplicito nel compensare le lacune del passato relative al controllo dell’inflazione sarebbe un’opzione più audace”, conclude Diggle.
Le mosse della Bce non arriveranno quindi a breve. Ne sono convinti anche in Pimco, i cui analisti non prevedono cambiamenti sostanziali nella politica monetaria: per ora Francoforte ha “inserito il pilota automatico”, assicurano. Guardando al futuro gli esperti si aspettano che a dicembre il Pepp venga nuovamente esteso, dagli attuali 1.350 miliardi di euro di acquisti fino a fine giugno 2021, poiché le prospettive di inflazione non riescono a convergere sufficientemente verso la configurazione pre-pandemica.
Nel recente verbale della riunione di luglio, il fulcro del dibattito si è spostato dalla stabilizzazione del mercato alla stabilità dei prezzi a medio termine, in linea con le condizioni più tranquille dei mercati finanziari. Le previsioni sull’inflazione della Bce di giugno sono inferiori all’1% nel 2020, 2021 e 2022. In altre parole, a detta degli esperti, la Banca ritiene che la traiettoria dell’inflazione sottostante sia storicamente debole. Le nuove proiezioni macroeconomiche trimestrali saranno pubblicate giovedì “ed è improbabile che dipingano un quadro radicalmente diverso rispetto ai numeri di giugno. Ciò implica che il Pepp rimarrà in vigore per un considerevole periodo di tempo e suggerisce un’altra estensione nel corso di quest’anno, finché le prospettive di inflazione non convergeranno maggiormente verso la traiettoria pre-pandemica”, affermano quindi gli analisti di Pimco.
Alla luce di tutto questo, Pasquale Diana, senior macro economist di AcomeA Sgr, ritiene che “il messaggio della Bce sarà chiaramente dovish, in virtù degli ultimi numeri di inflazione e del recente apprezzamento dell’euro. La presentazione di Philip Lane a Jackson Hole e i suoi recenti commenti vanno esattamente in questa direzione. Ricordiamo anche che la Bce prevede che l’inflazione core rimanga addirittura sotto l’1% nei prossimi anni”. Per l’esperto quindi “sembra lecito attendersi ulteriori mosse nei prossimi mesi. Sul tavolo tra le opzioni principali ci sono ampliamento del Qe, ulteriori rilassamenti dei termini del Tltro-III, forward guidance, cambio del tiering multiplier o riduzioni dei tassi in territorio ancor più negativo. Non escluderei un annuncio già questa settimana, ma per il momento penso che giovedì la Bce si limiterà a una sorta di verbal intervention, riservandosi di intervenire con più decisione nei meeting futuri qualora l’euro continuasse ad apprezzarsi”.
Stessa tesi per Adrian Hilton, responsabile tassi e valute globali di Columbia Threadneedle Investments, stando al quale potrebbe essere troppo presto per aspettarsi un’azione politica formale questa settimana. “Ma – precisa l’esperto -, come la Fed, la Bce è in procinto di passare dalle misure di emergenza progettate per mantenere i mercati liquidi e i canali del credito aperti, a una valutazione dell’adeguatezza della sua posizione”. Per il momento, a detta di Hilton, le politiche messe in atto da Francoforte “sono ancora troppo rigide per raggiungere l’obiettivo di inflazione, soprattutto nel contesto di un euro più forte”. Per questo, continua l’esperto “ci aspettiamo un rinnovato sforzo monetario, tramite maggiori acquisti di asset o ulteriori tagli in territorio di tassi negativi”. Come minimo, “già questa settimana potrebbe essere preparato il terreno per portare a termine questa azione”, ipotizza.
Il cambiamento di target di inflazione da parte della Fed “ha consentito al dollaro di continuare il trend di indebolimento”, aggiunge il collega Dave Chappell, senior portfolio manager reddito fisso di Columbia Threadneedle Investments, ma “da qui in poi riteniamo che le banche centrali si muoveranno per fermare la sua discesa”. La Bce “si riunisce questa settimana e possiamo essere certi che la recente ascesa dell’euro sarà in cima all’agenda”, conclude Chappell, sottolineando come “nessuna Banca centrale abbia bisogno di una valuta troppo forte in questa fase ancora iniziale della ripresa”.