Alfabetizzazione finanziaria, l’Italia migliora ma rimane sotto la media Ocse
Secondo l’indagine Pisa, circa il 20% degli studenti in Italia non riesce a raggiungere il livello di riferimento per le competenze finanziarie.
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“L’osservatorio Internazionale EduFin 2022: la finanza secondo le nuove generazioni” di Pictet Asset Management in collaborazione con Finer – Finance Explorer, ha sottoposto a un campione internazionale di 5.000 persone, metà delle quali non rientrava nella categoria investitore, un sondaggio “per analizzare lo stato dell’arte dell’alfabetizzazione finanziaria in Italia”. Le diverse evidenze sono risultate importanti per riflettere sul ruolo che gioca la comunicazione nelle scelte di investimento dei risparmiatori, specialmente in relazione all’annosa questione del tiepido coinvolgimento delle nuove generazioni: Millennials e Generazione Z.
Dal campione è emerso che le categorie meno preparate su concetti finanziari sono le donne e i giovani. Ma sono anche la parte del campione che dichiara la volontà di volersi istruire maggiormente a riguardo.
“Nel 2022, l’interesse per la finanza è aumentato in modo significativo: il 35% dei rispondenti si dice molto interessato ai temi attinenti alla finanza e gli investimenti (era il 27% nel 2021). Importante crescita di interesse si registra tra i non investitori (tipicamente più esposti alla disinformazione), gli studenti maggiorenni e gli studenti delle scuole medie superiori. Per i primi, il 70% si ritiene molto interessato (molto e abbastanza) alla finanza (+10% in un anno). Per gli studenti universitari, si è registrato un incremento del 21% rispetto al 2021 (oggi al 72%)” afferma la ricerca.
Osservatorio Internazionale EduFin 2022
Tra gli obiettivi maggiormente indicati come punti da raggiungere con una maggiore conoscenza del settore spiccano la realizzazione dei progetti di vita e la gestione oculata del risparmio. “In particolar modo, per il 34% del totale rispondenti realizzare i progetti di vita è l’obiettivo principale, preponderante per il 41% dei non investitori, così come per la maggioranza delle donne (37%), dei Millennials (37%) e della Gen. Z (39%)”.
Le motivazioni che complicano la comunicazione tra protagonisti dell’industria e nuove generazioni, secondo lo studio, sono da imputare da una parte alla difficoltà dei concetti, dall’altra alla mancanza di contenuti e referenti.
Osservatorio Internazionale EduFin 2022
Daniele Cammilli, head of marketing di Pictet Am, assieme a Paola Soccorso, consigliere Consob, riflettono sul dato dichiarando e ipotizzando che possa essere l’estrema offerta paradossalmente a creare una barriera d’accesso per le nuove generazioni.
Fondamentali, nell’analisi della ricerca, risultano almeno altri due fattori: ovvero, l’importanza di una sinergia pubblico-privato e del corretto utilizzo dei social network. Riccardo Haupt, head of strategy di Will Media, porta in cattedra (durante l’evento di presentazione della ricerca) l’esempio della start up editoriale che proprio attraverso l’utilizzo oculato e innovativo del social network è riuscita nell’ardua impresa di spiegare in modo accattivante concetti difficili.
Ma prima dei social network, il campione riconosce una responsabilità maggiore alla mancanza di riferimenti scolastici in ambito finanziario.
Per questo motivo Alessandro Paralupi, direttore generale dell’OCF, auspica una sinergia tra pubblico e privato. La soluzione più efficace, secondo Paralupi, per colmare le lacune conoscitive.
“Le istituzioni (Bankitalia, Consob e Stato)”, si legge nella ricerca, “rimangono gli attori principali da cui gli Italiani si aspetterebbero di ricevere una formazione finanziaria (il 48% del totale campione, in diminuzione rispetto al 52% del 2021). Cresce il peso specifico dei docenti delle scuole superiori e università, scelti dal 15% del campione come coloro che dovrebbero farsi protagonisti della formazione finanziaria (9% nel 2021)”.
Ciò che emerge tra le righe della ricerca (che funge un po’ da cartina tornasole della comunicazione finanziaria degli ultimi vent’anni) è che i protagonisti del mondo finanziario hanno continuato a comunicare non prendendo spesso in considerazione la variabile del cambio di interlocutore.
“Emerge in modo evidente” aggiunge infatti Cammilli, “il problema di autoreferenzialità nell’attuale offerta di contenuti volti all’alfabetizzazione finanziaria”. “Come Industria dobbiamo assumerci la responsabilità di iniziare a guidare un positivo cambiamento soprattutto nei confronti delle generazioni più giovani, motore dell’economia del futuro del Paese, nonché segmento più a rischio in ambito finanziario perché maggiormente esposti all’informazione non convenzionale” conclude.
Sorge infine il dubbio che la questione dell’alfabetizzazione finanziaria possa essere, spostando il punto di vista dal destinatario al mittente, anche un problema di cambio generazionale se si considera che l’età media di chi dovrebbe insegnare e avvicinare le nuove generazioni al mondo finanziario è sempre piuttosto alta (e lo è trasversalmente in diversi settori finanziari). Non è certamente la conditio sine qua non per una comunicazione efficace, ma abbassare l’età media dei comunicatori potrebbe ridurre sicuramente la distanza con le nuove generazioni.
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