Rota (Assogestioni) fa il punto sui fondi d’investimento alternativi ed elenca le proposte sul tavolo della Commissione per lo sviluppo e la diffusione del prodotto presso le famiglie
Alessandro Rota, direttore dell’ufficio studi di Assogestioni
I fondi d’investimento alternativi (Fia) sono i protagonisti dell’evento online ‘Alternative Investment Funds Days’ (qui il programma e le iscrizioni), organizzato da Borsa Italiana e Assogestioni in vista delle importanti novità regolamentari attese nel primo semestre del prossimo anno.
Già a gennaio 2021, infatti, scadono i termini per rispondere alle consultazioni lanciate dalla Commissione europea in merito alla revisione del Regolamento sui fondi di investimento europei a lungo termine (Regolamento Eltif) e della Alternative investment fund managers directive (Aifmd) che regola questa categoria di prodotti d’investimento.
Fra le tante osservazioni e proposte giunte sul tavolo della Commissione dagli stakeholder europei, vi sono anche quelle di Assogestioni che, in veste di portavoce dell’industria italiana, chiede a Bruxelles di intraprendere alcune iniziative – o rivederne altre già in vigore – per potenziare il mercato dei Fia.
Ma di cosa si parla quando si tocca il tema dei fondi d’investimento alternativi? Lo spiega a FocusRisparmio Alessandro Rota, direttore dell’ufficio studi di Assogestioni, che sarà fra i relatori della due-giorni dedicata a questi prodotti.
“Gli investimenti alternativi europei rappresentano un mercato relativamente giovane ma già molto variegato in termini di gamma delle asset class sottostanti e di profili di liquidità e liquidabilità dell’investimento”, spiega Rota.
Il mercato europeo dei fondi: Alternativi vs UcitsFonte: Efama
Il mercato europeo dei fondi alternativi vale oggi circa 6.600 miliardi di euro. Se lo confrontiamo con il mercato dei fondi armonizzati, i cosiddetti Ucits, che si attestano a circa 10.500 miliardi di euro possiamo, dire che la quota dei fondi alternativi non è maggioritaria, ma è comunque importante.
“Importante e in crescita”, sottolinea Rota, “soprattutto in relazione al fatto che a partire dal 2013, sostanzialmente dalla data di entrata in vigore della direttiva Aifmd, il mercato dei fondi alternativi è cresciuto fino a più che raddoppiare. Al contempo, il mercato dei fondi Ucits si è attestato su una crescita intorno al 50%”.
Sulla base di un recente rapporto pubblicato dall’Esma (gennaio del 2020), è possibile indagare meglio la struttura, le tipologie e le strategie dei fondi alternativi europei. “Quello che colpisce è la grande varietà di questa grande famiglia”, spiega Rota.
Chi sono i sottoscrittori dei fondi alternativi?
Oggi il mercato dei Fia è presidiato prevalentemente da clienti di tipo professionale ma – secondo l’esperto dell’associazione italiana del risparmio gestito – la carenza di sottoscrittori retail non è un difetto bensì un’opportunità di crescita e sviluppo del prodotto, soprattutto in Italia dove la quota di fondi alternativi è ancora relativamente contenuta.
Una possibile ragione della prevalenza di investitori professionali nel mondo dei fondi alternativi può essere legata a un tema normativo. “Sappiamo che i fondi alternativi hanno un passaporto, che vale solo però per la clientela professionale e non anche per quella retail – continua Rota. – A questo proposito è interessante ricordare una recente iniziativa della Commissione europea, che ha messo in consultazione una serie di ipotesi di riforma della direttiva Alternative”.
Sotto il profilo delle dimensioni, l’Italia in questo caso è un fanalino di coda. “Fatto 100 il mercato europeo dei fondi alternativi, solo l’1% di questi è domiciliato nel nostro Paese”, spiega Rota. Il sottodimensionamento del mercato italiano è fonte di preoccupazione? Secondo Rota no, semmai – dice – è un’opportunità per crescere e svilupparsi.
“L’imperativo per la crescita dei prodotti alternativi nel nostro Paese è crescere e diversificare, si tratta di un’occasione storica per portare la finanza di mercato nel cuore del tessuto produttivo italiano”, sostiene Rota.
Fondi alternativi, le vie della crescita
Ma se l’imperativo è crescere e diversificare, in quali segmenti e come è possibile fare questo? Ci sono tante idee.
Dove crescere. “Riteniamo che lo sviluppo del mercato italiano possa passare dalla crescita di queste due componenti: private equity, anche facendo leva sul fatto che la nostra economia è fondamentalmente basata su piccole e medie imprese, e la componente compresa nell’etichetta ‘Altro’, fino a farla crescere in modo tale da renderla più differenziata e più articolata, come oggi appare nel panorama europeo”, rileva Rota.
Come crescere. Il direttore dell’ufficio studi dell’associazione del risparmio gestito elenca alcune possibili vie per la crescita del mercato dei fondi alternativi, alcune già al vaglio delle autorità competenti sia in Europa che in Italia.
“Una proposta è quella di consentire l’accesso ai fondi alternativi riservati da parte della clientela retail. Si è parlato in questo contesto di investitori semi-professionali, e c’è a questo proposito una consultazione del ministero dell’Economia che punta proprio in questa direzione”, illustra Rota.
Un’ulteriore proposta è quella di espandere ulteriormente il mercato dei Pir. “I Pir tradizionali nati nel 2017 sono un mercato che si è sviluppato molto rapidamente nei primi due anni, per poi entrare in una sorta di plateau. Noi riteniamo che ci sia ancora spazio per la crescita ulteriore di questi prodotti, che hanno riscontrato grande successo presso il pubblico retail. Ma anche il decollo dei Pir alternativi, una forma dedicata al mondo della Real economy e dei fondi chiusi, e sono una recentissima innovazione regolamentare italiana (maggio 2020). Il decollo dei Pir alternativi potrebbe aiutare ad incrementare la quantità e la varietà di fondi alternativi nel nostro Paese”.
Ancora, evidenzia Rota, gli incentivi alle quotazioni delle Pmi, e uno sviluppo dei mercati di quotazione delle Pmi: “a questo proposito sarà importante capire il futuro del mercato Aim, anche in relazione al recente passaggio di proprietà di Borsa Italiana” auspica.
Altre proposte, di cui una in particolare verrà discussa in questa due-giorni, è la quotazione dei fondi chiusi alternativi, con l’obiettivo di “dare loro liquidità e renderli interessanti nei confronti degli investitori retail”, espone l’esperto.
Infine, la crescita del peso degli investitori istituzionali. “I fondi pensione, in particolare, stanno già facendo una parte importante di questo lavoro – chiude Rota –. È importante che questa quota investita nell’economia reale di strumenti alternativi cresca ulteriormente, a beneficio del Paese e del sistema di Pmi dell’economia reale italiana”.
Nati da un’idea comune di Borsa Italiana e Assogestioni, gli AIFDays del 15 e 16 dicembre sono pensati come un dialogo fra istituzioni e mercato per rendere lo strumento dei fondi di investimento alternativi più efficiente, efficace e competitivo
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio