I gestori in pole position per il Draghi-trade
Il rally di Piazza Affari ha interessato tutti gli asset, grandi e piccoli, in maniere indistinta. Ora viene il momento di una più accurata selezione
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Ringraziamenti, commozione e chiamata alle armi – o meglio alla ricostruzione – a parte, è molto concreto il programma presentato in 53 minuti dal neo premier Mario Draghi all’Aula del Senato. Le priorità sono chiare, anche se numerose: transizione verso uno sviluppo ambientale sostenibile; protezione del lavoro, scegliendo quali attività garantire e quali accompagnare al cambiamento; riforme fiscali, della PA e della giustizia; ancoraggio all’Europa e all’euro. E poi il piano vaccini, con l’utilizzo di strutture pubbliche e private e di tutte le energie, dalla protezione civile alle forze armate passando per i volontari, e la scuola, con l’adeguamento del calendario alle esigenze della pandemia per recuperare le ore perse.
“Il primo pensiero che vorrei condividere riguarda la nostra responsabilità nazionale, il principale dovere a cui siamo chiamati tutti io per primo. Il governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza”, ha spiegato Draghi, ammettendo di non aver mai avuto, nella sua lunga vita professionale, “un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia”. Per questo il premier punta soprattutto sulle riforme e ha spiegato che non esiste un prima e un dopo: “Siamo consci dell’insegnamento di Cavour: ‘le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano’. Ma nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, di chi oggi perde il lavoro o è costretto a chiudere la propria attività”.
Alla guida dei lavori sul Piano nazionale per la ripresa ci sarà il ‘fedelissimo’ ministro Daniele Franco. “La governance del Programma di ripresa e resilienza è incardinata nel ministero dell’Economia e finanza con la strettissima collaborazione dei ministeri competenti che definiscono le politiche e i progetti di settore – ha spiegato il premier -. Il Parlamento verrà costantemente informato sia sull’impianto complessivo, sia sulle politiche di settore”. “Gli orientamenti che il Parlamento esprimerà nei prossimi giorni a commento della bozza di Programma presentata dal governo uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione della sua versione finale”, ha aggiunto, chiarendo che le missioni potranno essere rimodulate e riaccorpate, “ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente. Dovremo rafforzare il programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano”.
D’altra parte il Next Generation Eu è un’occasione da non mancare. “La strategia per i progetti non può che essere trasversale e sinergica, basata sul principio dei co-benefici, cioè con la capacità di impattare simultaneamente più settori, in maniera coordinata – ha avvertito Draghi -. Dovremo imparare a prevenire piuttosto che a riparare, non solo dispiegando tutte le tecnologie a nostra disposizione ma anche investendo sulla consapevolezza delle nuove generazioni che ‘ogni azione ha una conseguenza’. Queste risorse dovranno essere spese puntando a migliorare il potenziale di crescita della nostra economia. La quota di prestiti aggiuntivi che richiederemo tramite la principale componente del programma, lo Strumento per la ripresa e resilienza, dovrà essere modulata in base agli obiettivi di finanza pubblica”.
E in cima all’agenda c’è l’ambiente. “La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create. Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”, ha precisato il premier.
Quanto alle infrastrutture, per Draghi occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per “permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi e in piena compatibilità con gli indirizzi di sostenibilità e crescita indicati nel Programma nazionale di Ripresa e Resilienza”.
Per riformare il fisco, secondo Draghi occorre procedere a un intervento complessivo, studiando una “revisione profonda dell’Irpef” che preservi la progressività, riducendo gradualmente il carico fiscale. Ma ad operare i cambiamento dovranno essere degli esperti “che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta”, ha sottolineato il premier, ricordando quindi implicitamente l’importanza delle competenze e quella della riforma fiscale che “segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio”. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche “un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale”.
Sulla giustizia, la linea è quella imposta da Bruxelles. E Draghi ha citato proprio le Country Specific Recommendations indirizzate al nostro Paese negli anni 2019 e 2020, in cui l’Italia è stata esortata ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, “attuando e favorendo l’applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell’arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione”.
Infine, per la PA, che durante la pandemia ha dimostrato “capacità di resilienza e di adattamento grazie a un impegno diffuso nel lavoro a distanza”, la riforma dovrà muoversi su due direttive: “investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini; aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati”.
Evidenziando che questo governo “nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori”, Draghi ha anche ribadito la fortissima vocazione comunitaria della sua missione, sottolineando come sia necessario rafforzare i rapporti con i partner europei. “Proprio la pandemia ha rivelato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i partner con i quali la nostra economia è più integrata. Per l’Italia ciò comporterà la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania”, ha detto.
Ma il premier guarda anche a Occidente e Oriente. La nuova amministrazione Usa, per il premier prospetta un cambiamento di metodo, più cooperativo nei confronti dell’Europa e degli alleati tradizionali. “Sono fiducioso che i nostri rapporti e la nostra collaborazione non potranno che intesificarsi”, ha affermato. Ma l’Italia si adopererà anche per alimentare meccanismi di dialogo con la Federazione Russa. “Seguiamo con preoccupazione ciò che sta accadendo in questo e in altri paesi dove i diritti dei cittadini sono spesso violati”, le parole di Draghi.
Infine i migranti. “Altra sfida sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva – ha concluso Draghi -. Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati”.
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