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Brexit e crisi italiana non minano l’Europa, un mercato che secondo i gestori può dare ancora grandi soddisfazioni
L’Europa? È terreno di caccia per stock picker. E vale la pena andare alla ricerca di occasioni di investimento, nonostante alcuni indicatori economici suggeriscano cautela. Le performance azionarie sono interessanti, le valutazioni molto favorevoli (quasi la metà rispetto a quelle Usa) e ci sono molte aziende con vantaggi di mercato praticamente inattaccabili.
Tuttavia, non mancano fattori di rischio. Sia globalmente, come mostrano gli indicatori anticipatori dell’OCSE, che restano negativi, così come i Pmi manifatturieri di tre delle quattro maggiori economie mondiali (Stati Uniti, Cina, Giappone e Germania), sia localmente, con Brexit e politica italiana quanto mai foriere di incertezza.
“La performance dei listini europei rispetto agli omologhi statunitensi dipende spesso dall’evoluzione del cambio euro dollaro – spiega Paul Doyle, responsabile azionario per l’Europa di Columbia Threadneedle Investments – In Europa, la crescita relativa degli utili rispetto agli Stati Uniti riflette il vigore sottostante delle sue economie. Il problema sono le ampie dimensioni del settore bancario e le enormi sfide che quest’ultimo si trova ad affrontare. La crescita dei prestiti è anemica, le banche soffrono di carenza di capitali e il settore è frammentato, soprattutto nel confronto con gli Stati Uniti. Perché l’Europa possa sovraperformare è necessario che le banche europee sovraperformino il settore tecnologico statunitense”. Una dinamica non improbabile, in questo momento storico.
Certamente, però, esistono elementi di rischio portati dalla condizione politica italiana (che si va sempre più complicando) e dalla Brexit che, pur se non ancora formalizzata, ha effetti dirompenti. “Queste questioni fanno sì che si percepisca un maggiore rischio politico in tutta Europa, visione condivisa dagli investitori sia nazionali sia internazionali – secondo Angus Tester, investment manager european equities di Aberdeen Standard Investments – Che è una delle ragioni degli imponenti flussi in uscita dai fondi azionari europei. I numeri di Epfr, società leader nei dati sui flussi di investimento, parlano di oltre 80 miliardi di dollari ritirati dalle Borse europee nel 2018 da parte degli investitori globali”. Ma non si sono ancora viste azioni concrete che possano alterare l’attrattività del mercato europeo agli occhi degli stock picker.
“Nonostante la confusione politica, l’Europa è un terreno di caccia perfetto per gli stock picker. Un territorio di grandi dimensioni e liquidità, contraddistinto dalla complessità di diversi Paesi, culture e ordinamenti giuridici. Per gli investitori più attivi, questo significa opportunità interessanti, spesso oggetto di valutazioni economiche errate, in settori che potrebbero sfuggire agli Etf. La futura crescita delle aziende di alta qualità è sostenuta anche da importanti fattori strutturali, come i cambiamenti demografici, la digitalizzazione delle imprese e l’inscalfibile valore dei premium brand. Riteniamo che questi business continueranno a prosperare – continua Tester. – In tempi incerti come questi, è logico investire in società con un forte vantaggio competitivo sulla concorrenza o, come disse Warren Buffet, che godono di un economic moat, ovvero un fossato economico in grado di proteggere la società, e per estensione i suoi investitori, da eventi imprevisti”. L’Europa ne è piena.
Senza considerare che “le azioni europee godono di un certo supporto in termini di valutazioni – concludono Martyn Hole e Christophe Braun, investment director di Capital Group – Il rapporto p/e corretto per il ciclo rispetto all’indice Msci Us si attesta attualmente a 27 volte, mentre per l’indice Msci Europe è pari a 15 volte. Questo sconto di valutazione è evidente in tutti i settori, sia rispetto alle controparti statunitensi sia rispetto alle medie di lungo termine, offrendo ampie opportunità per gli investitori con un approccio bottom-up basato sui fondamentali”.