Elezioni Usa, tutti gli effetti del (prossimo) presidente
Almeno cinque settimane di volatilità. Poi tre scenari possibili, con opposte conseguenze sui mercati. Azioni, obbligazioni, dollaro: ecco cosa può succedere
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La tenzone elettorale tra il presidente in carica Donald Trump e lo sfidante democratico Joe Biden è una questione che non può essere derubricata come rumore di fondo, perché l’esito della corsa per la Casa Bianca è destinata a produrre importanti conseguenze per i mercati e per gli investitori. Il tema è stato al centro di un webinar tenuto da Jeremy Lawson, Stephanie Kelly e James McCann, tre economisti dell’ASI Research Institute che fa capo ad Aberdeen Standard Investments, i quali hanno definito queste elezioni come le più importanti degli ultimi decenni.
“Potrà sembrare iperbolico, ma a seconda di chi vincerà la corsa alla presidenza e da quella che sarà la composizione delle due camere del Congresso potremmo vedere grandi differenze sulle politiche fiscali e su tutto ciò su cui si potrà legiferare, e le conseguenze macroeconomiche potrebbero concretizzarsi enormi differenze sul piano dei tassi di interesse, delle curve dei rendimenti, delle prospettive sugli utili societari”, ha commentato il chief economist Jeremy Lawson. L’esperto ha sottolineato che la vittoria di un candidato o dell’altro produrrà un impatto enorme sulla politica ambientale, vista l’enorme divergenza di vedute in materia, ma anche sul fronte delle relazioni con la Cina e della politica estera in generale, della regolamentazione bancaria, della regolamentazione tecnologia, dei regimi fiscali, della composizione della spesa pubblica. Inoltre, a causa della polarizzazione vista negli ultimi anni, ci possono essere importanti impatti a livello delle dinamiche politiche.
Sul punto si esprime la senior political economist Stephanie Kelly, sottolineando che la composizione del Congresso sarà essenziale, tanto quanto l’esito della sfida Trump/Biden: “La Camera dovrebbe restare a maggioranza Democratica, grazie alla buona performance del partito in tempi recenti; il Senato è particolarmente influenzato dall’esito delle presidenziali, perché si tende a votare al Senato per lo stesso partito del candidato prescelto per la Casa Bianca, una dinamica particolarmente forte nell’ultima tornata elettorale, anche se ce ne sono altre ugualmente importanti, come il supporto locale”. Kelly osserva che sondaggi danno Biden in vantaggio (51,6% contro il 42,2% di Trump al 7 ottobre, secondo dati Fivethirtyeight) e che questo vantaggio si è leggermente ampliato nelle ultime settimane permettendogli di rafforzarsi negli Stati in cui era un po’ in bilico.
Ovviamente, osserva Kelly, potrebbe accadere che Biden perda questo vantaggio, ma un primo scenario da considerare è un possibile “Democratic clean sweep”, cioè la netta vittoria Dem alla presidenza, alla Camera e al Senato. Questo comporterebbe un aumento delle tasse per le imprese, ma anche una forte spesa su infrastrutture, istruzione, tecnologie green e lavoro; una regolamentazione più severa su ambiente, finanza e tecnologia; un approccio multilaterale sulla Cina e una maggiore collaborazione in sede Ocse sulla digital tax.
Il secondo scenario è una vittoria di Biden con un Congresso diviso (maggioranza Dem alla Camera e Repubblicana al Senato): questo ridurrebbe il margine di manovra del fronte Democratico e se su alcuni fronti (regolamentazione ambientale, finanziaria e tecnologica e politica estera) non dovrebbero esserci grandissime differenze rispetto allo scenario del “clean sweep”, su tasse e spesa pubblica potrebbe verificarsi una situazione di stallo mentre nella politica fiscale si potrebbe osservare a un’accelerazione del consolidamento.
Il terzo scenario in ordine di probabilità (per esempio nel caso in cui il divario nelle preferenze si restringa, i numeri del coronavirus diminuiscano permettendo all’economia di ripartire, le registrazioni al voto sono basse o scoppi uno scandalo sui Democratici a ridosso del voto) è invece la vittoria di Donald Trump con un Congresso diviso (ancora con i Dem in maggioranza alla Camera e il GOP in vantaggio al Senato), che comporterebbe un percorso fortemente incerto sulle politiche fiscali sulla base delle difficoltà di trovare un accordo; una regolamentazione finanziaria e ambientale morbida; un approccio erratico e unilaterale sulla Cina e nel rapporto con gli altri partner commerciali, compresa l’Ue.
L’ultimo scenario è il “Republican clean sweep”: Trump alla Casa Bianca, il GOP in maggioranza alla Camera e al Senato. In tal caso, ci si aspetterebbe una lenta stretta sulle politiche fiscali, tassazione bassa per imprese e famiglie, regolamentazione più lasca su finanza e ambiente, un approccio erratico e unilaterale sulla Cina, incertezze sul prossimo numero uno della Fed.
“Pensiamo che nel primo scenario, le conseguenze sulle politiche fiscali sarebbero davvero rilevanti”, interviene il senior economist James McCann, secondo cui una schiacciante vittoria Democratica aprirebbe la strada a una politica molto più espansiva, con una stima di un piano di aiuti da 2,290 trilioni di dollari, circa 10 punti di più, con aiuti per imprese, individui, infrastrutture, lavoro, healthcare. “Pensiamo che questo produrrebbe a breve termine un pacchetto di aiuti davvero sostanzioso”, dice McCann. Anche il piano di Trump sarebbe generoso, ma più orientato al taglio delle tasse, mentre quello di Biden sarebbe sbilanciato sulla spesa, mentre sulla tassazione opterebbe per un aumento del carico fiscale. Nel secondo scenario, invece, un Congresso diviso provocherebbe seri rischi sul fiscal cliff, a causa di possibili stalli negoziali sul rifinanziamento.
Nel caso di una vittoria di Trump, gli economisti giudicano ancora più probabile l’ipotesi di un Congresso diviso, e questo porterebbe nel breve termine a un pacchetto di aiuti molto più ristretto, con misure per 1,2 trilioni.
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