Per Sgr e consulenti in arrivo i primi obblighi di trasparenza Esg
Il regolamento SFDR introduce in due tempi i primi obblighi di disclosure Esg per le Sgr. Tempistiche e confini applicativi della normativa tra i punti ancora da chiarire
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Incentivi per spingere le imprese italiane a redigere la Dichiarazione non finanziaria. A lanciare la proposta è la commissaria Consob, Anna Genovese, che in un’intervista a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e il Sole 24 Ore Radiocor, spiega come in Italia siano stati fatti molti passi avanti in tal senso, ma che la strada da percorrere sia ancora lunga visto l’esiguo numero numero di Dnf volontarie. “I tempi sono maturi per considerare interventi che portino ad aumentare il numero di imprese italiane che redigono la Dnf”, afferma dunque la Genovese, che ricorda anche l’importanza di non farsi non farsi trovare impreparati di fronte ad possibili svolte in sede europea.
Gli interventi possibili per un cambio di rotta potrebbero essere vari. “Non solo l’eventuale abbassamento delle soglie dimensionali per l’obbligo, a cui fra l’altro il legislatore Ue già sta pensando – spiega -. Sarebbero da considerare anche interventi che incentivino la Dnf volontaria, modulando meglio i contenuti e/o i benefici/incentivi connessi, di carattere fiscale e non”.
Per la commissaria si potrebbe ad esempio pensare “a sistemi premianti nell’ambito delle commesse pubbliche o dell’accesso a sussidi ambientali, visto anche il contenuto dei piani riferiti al Green Deal nazionale e al Recovery Fund dell’Ue”. Ed è per questo che la Consob ha indetto una pubblica call, aperta fino al prossimo 30 novembre.
Quanto ai vantaggi, per la Genovese sono molteplici anche questi. “In generale, la Dnf volontaria è una opportunità – assicura -. Senza tralasciare, poi, che la reportistica Esg consente alle imprese di intraprendere un percorso che, come attestato da autorevoli analisi, migliora la performance, accresce la capacità di attrarre investitori e di ottenere finanziamenti bancari. Peraltro il percorso Ue di ampliamento del perimetro dell’obbligo di Dnf per tutte le società quotate appare segnato, assai probabile e imminente. Quindi l’utilizzo del formato Dnf può consentire alle imprese di farsi trovare pronte a questo passaggio”.
D’altra parte, sottolinea ancora la commissaria, i temi di finanza sostenibile stanno orientando fortemente la regolazione finanziaria. E anche la consapevolezza degli investitori su rischi e opportunità Esg sta crescendo, complice il Covid-19. “Le scelte di investimento, tuttavia, vengono fatte anche in funzione di altri fattori – prosegue -. Perciò interviene la corposa regolazione finanziaria dedicata, che, in larga parte in costruzione, copre anche altri aspetti, tra cui l’informazione da prospetto, la considerazione dei fattori Esg nella gestione delle spa quotate, gli indici di riferimento per i benchmark climatici e per la tassonomia delle attività economiche e altro ancora. Il piano delle istituzioni Ue in materia di finanza sostenibile è imponente. Il progetto è ambizioso, la scelta politica è chiara. Si auspica che l’Ue sia seguita anche da altre giurisdizioni sia perché solo un impegno globale può consentire di incidere su fenomeni come la crisi climatica, sia perché è indispensabile che, nel durante, le piazze finanziarie Ue continuino ad essere anche competitive”.
Infine, un riferimento anche al boom di nuovi strumenti come social bond ed emissioni green. “Di recente Consob ha autorizzato l’operatività di diversi gestori che intendono commercializzare quote di fondi, che integrano fattori Esg nelle proprie politiche di investimento e che, a determinate condizioni, possono essere sottoscritti anche dal pubblico retail – afferma la Genovese -. L’insieme di questa offerta innovativa è connotata da forte positività, al pari di ogni altra iniziativa che, in condizioni di adeguata tutela dell’investitore, consente di tramutare il risparmio in investimento e di far affluire capitali all’economia reale”.
Certo, i rischi non mancano in un quadro di regole ancora incompleto e con oggettiva scarsità di informazioni attendibili e comparabili. “In particolare deve essere fronteggiato il possibile green-washing e il rischio di una utilizzazione puramente opportunistica dell’acronimo Esg – conclude la commissaria -. Questa utilizzazione, specie se gli strumenti sono offerti al pubblico retail, può determinare mis-selling e bolle speculative che prima o poi scoppiano. Anche per questo, il 12 marzo scorso, Consob, a quadro legislativo vigente, ha pubblicato al riguardo un richiamo di attenzione diretto agli intermediari che hanno un ruolo cruciale nella distribuzione di prodotti di investimento”.
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