Corporate governance alla prova della sostenibilità
21 giugno 2018
di Jean-Luc Gatti
2,30 min
Tra le sfide future per il Comitato di Corporate Governance di Borsa Italiana le tematiche della sostenibilità e l’accesso delle growth companies alla quotazione. Lo riferisce Patrizia Grieco, presidente del Comitato
Cresce in Italia l’attivismo degli investitori. Lo attestano anche le statistiche elaborate da Georgeson secondo cui è triplicata in meno di 10 anno la presenza degli investitori istituzionali alle assemblee delle blue chip italiane. Parallelamente è aumentata anche l’importanza della corporate governance come strumento per assicurare la creazione di valore per gli azionisti nel lungo termine. Quali sono le ragioni di questa crescita? Quali le sfide da affrontare? Facciamo il punto con Patrizia Grieco, Presidente di Enel e Presidente del Comitato per la Corporate Governance di Borsa Italiana.
Dal 25 giugno si terrà la 4 giorni dell’ICGN. Che importanza riveste questo evento per l’Italia?
Patrizia Grieco, Presidente di Enel e Presidente del Comitato per la Corporate Governance di Borsa Italiana
È un evento molto interessante e dall’ampio respiro internazionale, che ritengo potrà offrire un’importante occasione di dibattito ed approfondimento in merito ai temi più attuali nel panorama della corporate governance. Sono convinta che, sul mercato come più in generale nella vita, la comprensione reciproca rappresenti il primo passo verso l’instaurazione di un dialogo costruttivo. L’opportunità offerta dall’ICGN deve a mio avviso essere particolarmente apprezzata, tanto più in un contesto di mercato nel quale, anche in Italia, si assiste ormai ad una progressiva crescita dell’attivismo degli investitori.
L’attivismo degli azionisti in Italia e più in generale in Europa sta crescendo. Esistono e, se sì, quali potrebbero essere i benefici di una ulteriore crescita? Nell’ultimo decennio si è assistito ad una crescita degli investitori istituzionali nel capitale delle società europee, con un corrispondente aumento della partecipazione alle relative assemblee. Le ragioni di tale crescita, come sappiamo, sono da ricercare innanzitutto in una legislazione più favorevole, che ha previsto, ad esempio: (i) il sistema di “record date”, superando i problemi generati dai precedenti meccanismi di deposito e blocco delle azioni; (ii) il “say on pay”, ossia il diritto di voto sulla politica in materia di remunerazione; (iii) la migliorata trasparenza preassembleare; (iv) in Italia, la possibilità per le minoranze organizzate di ottenere una rappresentanza negli organi di gestione e controllo delle società.
Rimanendo in Italia, sulla base delle statistiche elaborate da Georgeson, dal 2009 al 2017 la presenza di investitori istituzionali (soprattutto esteri) alle assemblee delle società del FTSE/MIB è triplicata, crescendo dal 10,4% circa del 2009 a circa il 27% nel 2017, continuando a crescere nel 2018. Ed è anche aumentata la sensibilità verso temi di sostenibilità nel lungo termine da parte degli investitori, che in numero sempre maggiore, includono la valutazione degli elementi non finanziari nel processo di decisione dei propri investimenti. E che chiedono sempre più alle imprese di integrare la sostenibilità nelle strategie di business, perseguendo l‘ulteriore obiettivo di protezione dai rischi che visioni “miopi” potrebbero comportare per il business.
Corporate governance, imprese, e crescita del Paese. Come interagiscono tra loro questi fattori? Si tratta di fattori tra loro strettamente collegati, in quanto la governance societaria ha una valenza pratica enorme, non solo per le aziende, ma per il sistema economico nel suo complesso. Per le aziende in particolare, si tratta di uno strumento imprescindibile per assicurare la creazione di valore per gli azionisti nel lungo termine, in maniera trasparente e sostenibile. Ma non solo: un buon governo societario, calato nella concreta realtà aziendale, rappresenta un importante strumento di semplificazione della complessità, essenziale per supportare l’attrattività delle nostre imprese e, di conseguenza, la crescita e la stabilità di un Paese in cui, non dimentichiamo, circa il 90% del tessuto imprenditoriale è costituito da imprese di piccola e media dimensione.
Su quali piani si giocheranno le sfide future per il Comitato di CorporateGovernance di Borsa Italiana? Uno dei profili di governance tracciati nella roadmap del Comitato Italiano per la Corporate Governance riguarda proprio il ruolo e le tematiche della sostenibilità, da rafforzare valorizzando i diversi profili della diversità, anche in vista del previsto esaurirsi degli obblighi normativi sull’equilibrio di genere nella composizione degli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate.
I lavori del Comitato puntano inoltre a favorire l’accesso delle growth companies alla quotazione, calibrando il perimetro e le modalità applicative delle raccomandazioni del Codice alle caratteristiche delle PMI. L’obiettivo è quello di assicurare un’adeguata flessibilità e proporzionalità, a livello di autodisciplina, delle regole in materia di corporate governance, per poter produrre benefici superiori ai costi della regolamentazione.
Infine, la roadmap si propone di rafforzare l’autonomia e l’efficacia d’azione del consiglio di amministrazione, favorendo una sua maggiore responsabilizzazione su temi quali: la nomina degli amministratori, la valutazione della loro indipendenza e professionalità, la board evaluation, i piani di successione e la gestione dei rapporti con gli azionisti.
È quanto afferma Corcos, Presidente di Assogestioni, parlando di corporate governance: “C’è bisogno di una maggiore attenzione anche verso le tematiche ESG. Il nostro progetto, ‘Il tuo Capitale Umano’, va proprio in questa direzione”
Investitori istituzionali e asset manager di tutto il mondo si riuniscono dal 25 al 28 giugno in Italia per l’ICGN Annual Conference, evento ospitato da Assogestioni
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