Comincia oggi una serie di conversazioni con il presidente dell’Associazione nazionale consulenti finanziari sulle sfide della categoria ai tempi di Covid-19
Maurizio Bufi, presidente di Anasf
“Per i consulenti finanziari il problema non è più quello di essere ricompresi tra i beneficiari in quanto categoria di lavoratori di lavoratori autonomi con partita Iva, bensì che non sarà facilissimo utilizzare la piattaforma messa a disposizione dall’Inps, perché sicuramente ci sarà un ingolfamento di richieste”.
Lo aveva predetto Maurizio Bufi, presidente di Anasf, ascoltato in mattinata da FocusRisparmio nel giorno in cui si è aperta per i professionisti e i lavoratori autonomi la possibilità di inviare online le domande per ottenere l’indennità di 600 euro prevista dal decreto legge Cura Italia.
Le domande potranno essere inviate anche nei giorni successivi al 1 aprile, collegandosi al sito dell’Inps e cliccando sul banner dedicato che compare sulla home page.
Puntualizzazione tutt’altro che banale visto che per ore, nella giornata di mercoledì 1 aprile, è stato impossibile raggiungere la pagina del sito dell’Istituto nazionale della previdenza sociale predisposta all’accoglimento delle richieste di indennità. Solo intorno alle 18 è stata ripristinata l’operatività del sito, comunque caratterizzato da (comprensibili) rallentamenti nell’apertura dei servizi delle prestazioni per coronavirus, che da molte postazioni risultano ancora bloccati.
“Abbiamo ricevuto violenti attacchi hacker che si sono sommati ai molti accessi e il sito non ha retto. Per questo ora lo abbiamo sospeso”, ha spiegato il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ribadendo che non c’è un ordine cronologico per il pagamento della prestazione di 600 euro e che i pagamenti cominceranno il 15 aprile e proseguiranno per tutto il mese.
Anche i consulenti tra gli aventi diritto
Dal punto di vista dell’inquadramento previdenziale, per il consulente finanziario è disposto il doppio obbligo di iscrizione alla gestione autonomi commercianti dell’Inps (previsto per le forme di lavoro autonomo con partita Iva e con evidenza contabile a parte) e di iscrizione alla previdenza integrativa obbligatoria per gli agenti e i rappresentanti, che fa capo all’ente Enasarco.
“Non ci sono più dubbi che l’indennità di 600 euro spetti a coloro che appartengono alla previdenza Inps pur avendo l’obbligo di una previdenza obbligatoria di secondo livello come Enasarco. Rientrano quindi il mondo degli agenti di commercio e, per proprietà transitiva, tutti gli iscritti compresi i consulenti finanziari monomandatari”, spiega Bufi.
Contestualmente, la pubblicazione sul sito del Mef di una nuova risposta alla Faq in merito all’idoneità degli agenti di commercio – passata dal no iniziale al sì attuale – ha ulteriormente precisato che agenti e consulenti riceveranno l’indennità non da Enasarco, ma dall’Inps.
Anasf in prima linea
“Ancora una volta abbiamo dovuto far sentire la voce dei consulenti finanziari quando si è trattato di essere coinvolti in ambiti che inizialmente ci vedevano esclusi”, rivendica Bufi. “Non è tanto per l’entità dell’indennità, quanto piuttosto per affermare che la categoria dei consulenti finanziari è importante al pari delle altre. È dunque giusto che ci venga riconosciuto il ruolo economico che svolgiamo in quanto interpreti di un rapporto e di una professione delicata, come è quella della relazione con i risparmiatori”.
I 600 euro servono ai consulenti? Nel condurre questa battaglia abbiamo pensato a garantire i 600 euro soprattutto ai giovani che si sono inseriti da poco nell’attività, perché sappiamo bene che i primi anni di attività sono impegnativi e difficili – figuriamoci in una fase di forte correzione e in un clima non facile. È ovvio che molti colleghi, soprattutto quelli con l’anzianità professionale più elevata, hanno consolidato la propria attività costruendo un portafoglio clienti a volte anche importante. Rimane comunque una forma di compensazione economica rispetto alle difficoltà che il settore oggi manifesta in modo evidente, e per i giovani può essere un riconoscimento importante.
Quando si parla delle categorie del lavoro autonomo e delle partite Iva che sono impattate maggiormente dal coronavirus si pensa soprattutto al canale HO.RE.CA. (Hotellerie-Restaurant-Café/Catering, ndr) i cui addetti non lavorano in quanto gli esercizi sono chiusi. Pur con le difficoltà del momento, i consulenti continuano comunque a lavorare perché i mercati finanziari sono aperti e grazie agli strumenti tecnologici possono rimanere in contatto con il cliente. Nel bene o nel male, l’operatività è garantita. Qual è il suo punto di vista? Intanto la richiesta è assolutamente discrezionale, non c’è nessun obbligo di farla e so che molti colleghi senior con importanti portafogli non chiederanno l’indennità o, qualora dovessero chiederla, si sono premurati di darla in beneficenza. Mi lasci aggiungere che l’obiettivo principale che un’associazione di rappresentanza si pone in queste situazioni è quello di affermare in modo chiaro e diretto l’esistenza della categoria. Qualcuno potrebbe domandarsi: «Non c’è questa cognizione da parte dei policy maker»? Molto spesso no, tant’è che abbiamo dovuto fare e stiamo ancora facendo tantissime battaglie per affermare la presenza e l’unicità della categoria dei consulenti.
Al cui interno esistono comunque profili eterogenei, come sottolineava con la distinzione tra consulenti senior e junior. Una rappresentanza sensata deve essere situazionale. Rappresentiamo sia il collega junior, sostanzialmente privo di portafoglio – o quand’anche l’avesse acquisito da un collega, non a titolo gratuito – sia il senior che dopo anni e anni di attività vanta un importante portafoglio clienti. L’indennità è comunque una cosa apprezzabile nel momento in cui si ha diritto ad ottenerla, seppur su richiesta volontaria. Il legislatore giustamente si pone una questione di carattere generale pensando – e questo lo capisco perfettamente – in prima battuta a quelle categorie che, non lavorando, non percepiscono alcun reddito. Noi ci poniamo comunque il tema della rappresentanza, e quindi è chiaro che abbiamo cercato di massimizzare l’utilità dell’associazione per essere ricompresi in un ambito che inizialmente non individuava nei consulenti finanziari una delle categorie che necessitavano di un intervento.
Il dato di febbraio di Assoreti testimonia della resilienza della categoria, con le reti di consulenti finanziari che mettono a segno una raccolta netta positiva grazie a fondi e liquidità. Ma a marzo la musica purtroppo sarà intonata su scale minori. Avete già messo in conto un calo della marginalità dei CF dovuto al combinato disposto di mercati volatili e riscatti da parte dei clienti? L’incidenza dei ricavi dei consulenti dipende dalle management fee, quindi sostanzialmente dall’esistenza di un portafoglio di prodotti di risparmio gestito. Questa incidenza rimane significativa, clienti e portafogli non sono scomparsi e continuano a generare flussi. Pur tuttavia, siamo in presenza di un blocco dell’attività – se non altro perché al momento l’attività relazionale è fattibile soltanto a distanza – e il valore dei portafogli sottostanti si sta significativamente ridimensionando. Da qualsiasi lato lo si voglia vedere, il bonus è una forma di indennità che per chi è all’inizio dell’attività ha un peso specifico tutt’altro che trascurabile.
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Gli organi dell’associazione soggetti a scadenza – compreso il presidente uscente Maurizio Bufi – rimarranno in carica fino al congresso nazionale che si svolgerà tra fine giugno e inizio luglio
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