Il mondo Bitcoin in fermento e la consulenza non sta a guardare
Quest’anno si è osservato un appetito verso il mondo cripto crescente tra gestori, family office, hedge fund e banche private
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Bitcoin e la tecnologia blockchain sottostante dividono la comunità di esperti e investitori internazionali fra chi lo ritiene una grossa bolla speculativa destinata a sgonfiarsi e chi, al contrario, ne elogia qualità e caratteristiche fino ai limiti del proselitismo.
Il problema, molto spesso, è che l’interesse verso il mondo delle criptovalute è dovuto “solamente alle dinamiche di prezzo del controvalore relativo in dollari o euro” cui non corrisponde “una comprensione approfondita del fenomeno”, sostiene Leonardo De Rossi, responsabile dei corsi “Blockchain and cryptoassets” e “Bitcoin and blockchain fundamentals” presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi e direttore del corso executive “The Blockchain Journey: debunking myths to manage a new business paradigm” presso SDA Bocconi School of Management.
L’esperto ha parlato con FocusRisparmio sul presente del Bitcoin, evidenziandone i pregi e gli attuali limiti, tracciando una prospettiva su quali potranno essere i futuri sviluppi della tecnologia in uso nella vita quotidiana e negli investimenti.
Dal mio punto di vista la maggior parte delle critiche mosse contro il Bitcoin si basano su una comprensione di alto livello dello stesso. Anzi, nella maggior parte dei casi l’interesse, sia esso positivo o negativo, su Bitcoin è dovuto solamente alle dinamiche di prezzo. Dinamiche che io non ritengo interessanti. È vero che Bitcoin ha un controvalore in dollari o in euro, ma non è vero che Bitcoin sia solo questo. Bitcoin è un movimento politico, economico e sociale, non un esperimento speculativo.
A volte pare che le posizioni sostenute da grandi enti quali le banche centrali non siano basate su una comprensione approfondita del fenomeno ma su dei preconcetti radicati da cui non si vogliono distaccare. Faccio un esempio, Bitcoin viene spesso considerato un mezzo di pagamento totalmente anonimo che favorisce scambi illeciti di qualunque genere. Pur essendo vero che Bitcoin è utilizzato anche per fini illeciti, non è vero che Bitcoin sia utilizzato solo per fini illeciti. Bitcoin nasce nel 2009. Io non credo che i traffici illeciti siano nati nel 2009. Abbiamo traffici illeciti da sempre. Oggi i traffici illeciti vengono regolati per lo più con dollari; eppure, nessuno si sogna di criticare il dollaro perché favorisce i traffici illeciti.
È un sistema di pagamento elettronico basato su una nuova forma di moneta, il Bitcoin, totalmente decorrelato dalla politica. Per molti rappresenta il corrispettivo dell’oro digitale. Per me, Bitcoin rappresenta una delle tecnologie potenzialmente più “disruptive” sviluppate negli ultimi 15 anni in grado di cambiare totalmente il paradigma tecnologico e monetario alla base delle transazioni di valore. Il prezzo in termini di dollari, dal mio punto di vista, è interessante esclusivamente come un segnale di quello che sta succedendo sul mercato. Esistono possibilità reali che Bitcoin fallisca, come c’erano trent’anni fa per la Rete Internet. In ogni caso non rappresenterebbe una rivoluzione prettamente negativa come spesso si vuol far credere. Qui siamo di fronte al risultato di più di trent’anni di ricerca da parte di due movimenti anarchici, i Cyberpunk e i Cypherpunk, che sono riusciti a concretizzare il sogno di ottenere privacy nel mondo di Internet e ottenere un sistema finanziario complementare.
Bitcoin ha senso perché è l’unico asset finanziario al mondo che permette agli utenti di essere tecnicamente custodi dei propri asset. Con il denaro contante non è così. Se perdo una banconota da 100 euro per strada e questa viene trovata da un altro individuo io non potrò mai dimostrare che era “tecnicamente” di mia proprietà. Con il Bitcoin ciò è possibile grazie alla crittografia e alle architetture distribuite che stanno alla base di tutta l’infrastruttura. Lo stesso ragionamento si può estendere ad un conto deposito bancario. Detenere mille euro in banca significa averne la proprietà legale, non tecnica. Eventi come il prelievo forzoso, l’iperinflazione o il blocco degli sportelli ne sono un esempio. Ecco, Bitcoin nasce per questo motivo: dare proprietà tecnica dei propri asset finanziari agli utenti stessi. Ed è effettivamente così. Un utente che detiene un Bitcoin sarà sempre libero di poterlo usare come crede. È questo il motivo per cui Bitcoin è interessante, non per la speculazione né tantomeno per l’andamento del suo valore in dollari.
Ad oggi, i principali limiti di Bitcoin sono la scalabilità e la privacy. Il primo fa riferimento al numero di transazioni confermabili per secondo. L’altro limite si riferisce al livello di privacy garantito agli utenti. Entrambi questi problemi sono strettamente correlati alle tecnologie sottostanti Bitcoin, soprattutto alla cosiddetta “blockchain” dove tutte le transazioni sono collegate con la precedente. Inoltre, la blockchain è immutabile e trasparente. Il che significa che se io nel 2011 ho pagato un caffè in Bitcoin in un bar, nel 2060 per chiunque sarà ancora possibile risalire a quella transazione. Parlando nello specifico di privacy, all’interno di Bitcoin gli utenti vengono rappresentati tramite dei cosiddetti “indirizzi” (o “address” in inglese). Essendo tutte le transazioni collegate non è così difficile ricostruire la storia associata ad uno specifico indirizzo. Questo va a limitare molto la privacy.
Se il progetto può fallire? Dal mio punto di vista è ogni giorno meno probabile ma certamente non impossibile. Sicuramente Bitcoin cambierà molto nei prossimi anni. Da Lightning Network ad RGB le possibilità per Bitcoin saranno elevatissime e permetteranno sia di correggere gli attuali problemi di scalabilità e privacy sia di ampliare di molto le possibili applicazioni di Bitcoin stesso.
Nei momenti in cui c’è tanta liquidità nei mercati è prevedibile che il prezzo di un asset salga. Questa è una naturale conseguenza e non è difficile comprendere che nei momenti di massima liquidità anche Bitcoin veda aumentare il suo valore. Ma ripeto, tutto ciò è assolutamente irrilevante perché Bitcoin non nasce per essere scambiato con un controvalore di euro o dollaro. Ad essere sinceri il prezzo di Bitcoin negli anni è sempre stato uguale: un Bitcoin vale sempre e solo un Bitcoin. La volatilità del suo controvalore in euro o dollari deriva dal fatto che è un asset relativamente giovane e poco compreso. Mi aspetto che fra cinquant’anni se sarà utilizzato il suo prezzo si stabilizzerà rispetto ad ora. L’oro che ancora oggi alterna fasi di relativa stabilità con altre più volatili ha alle spalle una storia millenaria di utilizzo, solo per fare un paragone.
Tendenzialmente potrebbe diventarlo. La condizione è che, come dicevo prima, venga compreso in maniera approfondita. Ma in prospettiva, con gli aggiornamenti normativi che verranno entrerà nel novero delle asset class investibili così come già è per gli investitori istituzionali più grandi.
Se penso ad un futuro che replica il passato, cioè senza considerare guerre o crisi di qualsiasi natura in grado di alterare e dilatare il corso del tempo, penso che fra qualche anno nasceranno nuove Stablecoin – i loro nomi li lasciamo alla fantasia di chi le inventerà –, vale a dire dei micro-asset stabili con un valore più o meno regolato che transano su un’infrastruttura basata su Bitcoin. In pratica si potrà tokenizzare e creare micro-asset di qualunque tipo. Allo stesso tempo, magari sarà possibile comprare un’auto con delle azioni Apple, con un decimo di un’opera d’arte custodita da una banca retail, con del petrolio e via dicendo. Tutti questi asset potranno essere scambiati sopra la rete Bitcoin in modo istantaneo e pressoché anonimo. Ma non si preoccupi, nel 2050, continueremo a pagare il caffè con poco più di un euro (magari digitale, ndr).
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