Bankitalia, Franco: “Italia fuori dalla recessione nel 2023”
Il terzo trimestre sarà molto positivo, ma la guarigione sarà lenta. Colpa di mancanze strutturali del Paese, non dell’euro. Istat: produzione industriale su per il quarto mese di fila
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La ripresa c’è, e nel terzo trimestre l’industria metterà a segno un recupero della produzione del 30%, lo scenario avverso che prevedeva un crollo del Pil intorno al 13% sembra al momento scongiurato, ma il futuro rimane in salita e le stime per quest’anno restano di una contrazione del 9,5% circa. È questa, in sintesi, la previsione targata Bankitalia illustrata dal capo del dipartimento economia e statistica, Eugenio Gaiotti, nel corso dell’audizione sulla Nadef davanti alle commissioni Bilancio della Camera e del Senato. Una stima ottimista ma cauta che continua a mettere in guardia sul decorso dell’emergenza sanitaria e che non si discosta molto da quanto messo nero su bianco dal governo nella Nota di aggiornamento al Def, dove si parla di una contrazione del Pil pari al 9%.
“Nel complesso, considerando anche la revisione al ribasso della stima del secondo trimestre effettuata dall’Istat, valutiamo che resti valida la proiezione che abbiamo pubblicato in luglio, che indicava una caduta del Pil attorno al 9,5% nella media di quest’anno”, ha spiegato infatti Gaiotti sottolineando come le prospettive siano però molto incerte. “Resta rilevante il rischio che l’evoluzione globale della pandemia continui a ripercuotersi sulla fiducia di famiglie e imprese o resti debole la domanda globale”, ha avvertito.
Intanto, la ripartenza c’è stata. E secondo le valutazioni di Bankitalia, la produzione industriale potrebbe essere cresciuta attorno al 30% nel terzo trimestre, con un sostanziale recupero dopo il crollo dei mesi di lockdown. “In Italia, tutti gli indicatori che osserviamo (tra questi i consumi elettrici e di gas, i flussi di traffico, i pagamenti al dettaglio) segnalano un recupero dell’economia nel terzo trimestre, più ampio di quanto avevamo stimato in precedenza, anche se non omogeneo tra i settori”, ha affermato il capo del dipartimento economia e statistica, secondo cui l’impatto della pandemia è “più persistente nei servizi, che hanno segnato un recupero solo parziale”.
Però l’avvertimento è sempre valido: “L’attività economica è tornata a crescere. Si sono finora evitati gli scenari più avversi, ma la ripresa è ancora parziale, dipendente dalle misure di stimolo e soggetta alle incertezze sull’evoluzione della pandemia”. Gaiotti ha infatti sottolineato come la Nadef “presenta un quadro programmatico caratterizzato da un deciso stimolo di bilancio nel prossimo triennio, anche grazie all’utilizzo dei trasferimenti messi a disposizione da Next Generation Eu”. E ha ribadito come “l’azione espansiva è necessaria per sostenere le imprese e le famiglie in un quadro congiunturale ancora debole e incerto; in un’ottica di più lungo periodo, sono necessari interventi che aiutino l’economia italiana a tornare a crescere stabilmente a ritmi sostenuti”.
Necessaria in questo particolare momento è anche la tempestività della politica, ha quindi messo in guardia Bankitalia. “L’entità dell’effetto macroeconomico delle misure programmate dipenderà, oltre che dalle risorse mobilitate e dalla ripartizione fra le voci del bilancio, anche dai tempi di attuazione dei progetti e dalla loro efficacia nel sostenere il potenziale di crescita”, ha precisato il capo del dipartimento economia e statistica, aggiungendo che “andrà posta attenzione alla fase esecutiva dei progetti, per garantirne efficacia e rapidità” e che “con interventi mirati attuati senza sprechi e tempestivamente, l’effetto sulla crescita potrebbe essere anche più accentuato” di quanto indicato dal governo nella nota.
In sostanza, Bankitalia finora promuove l’operato dell’esecutivo di Giuseppe Conte. “L’azione del governo si muove lungo priorità condivisibili, sulle quali la Banca d’Italia si è espressa più volte”, ha spiegato Gaiotti, precisando che “una valutazione completa dell’impatto macroeconomico sarà possibile sulla base dei dettagli dei provvedimenti”. Il programma Ngeu “è un passo avanti di portata storica e che rappresenta un’occasione da non perdere”, ha sottolineato, ribadendo che “l’efficacia degli interventi da finanziare con i nuovi fondi europei è decisiva per sostenere la crescita nel medio termine.Le misure introdotte nel corso del 2020 si sono concentrate sulla necessità di affrontare l’emergenza sanitaria e di contenerne i danni economici nel breve periodo: è un sostegno che ha permesso di evitare scenari peggiori e che resta necessario, ma, come illustrato in diverse occasioni, la possibilità di rilanciare la crescita dipende dalla definizione e attuazione anche di misure in grado di elevare il potenziale produttivo e di rendere l’economia italiana più resiliente”.
Le linee guida del Pnnr italiano “sembrano muoversi nella direzione delle priorità sulle quali la Banca d’Italia si è espressa in varie sedi, che includono il miglioramento della qualità e dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione, la realizzazione di infrastrutture in settori ad alta innovazione, la salvaguardia del patrimonio naturale e storico-artistico”.
Infine, il tasto più dolente: il debito pubblico. Per via Nazionale, la nota di aggiornamento al Def “argomenta correttamente che anche” senza tener conto dell’impegno dei fondi del Next Generation Eu “il debito pubblico italiano è sostenibile; tuttavia la stabilizzazione del debito su livelli molto elevati lascerebbe il nostro paese fortemente esposto a rischi derivanti da tensioni sui mercati finanziari o da nuovi shock economici”.
“La riduzione del debito – ha sottolineato il capo del dipartimento di Economia e statistica – sarà tanto più agevole quanto più la qualità degli interventi previsti dal Ngeu sarà efficace nello stimolare la crescita e quanto più sarà mantenuto stabile il costo del debito”.
“Non abbiamo mai detto, neanche nei periodi peggiori, che il debito non è sostenibile, lo dicevano gli altri e noi abbiamo efficacemente contestato questa visione sbagliata in tutte le sedi, ma crediamo che mantenere il debito nell’ordine del 150% sia molto pericoloso non perché non è sostenibile ma perché lo espone a choc”, ha precisato rispondendo alle domande Gaiotti.
“L’azione di politica economica – ha concluso – deve fondarsi anche sull’obiettivo di conseguire un progressivo riequilibrio dei conti pubblici nel medio termine. Assicurare nel prossimo decennio una rapida riduzione del debito richiederà la massima attenzione alla qualità delle ampie misure di sostegno dell’economia in via di definizione e un graduale aggiustamento del saldo di bilancio quando le condizioni macroeconomiche saranno più favorevoli”.
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