Rischio Usa e aspettative modeste: il 2020 secondo gli strategist
Crescita lenta, valutazioni elevate ed eventi geopolitici imprevedibili: ecco le sfide che ci aspettano. Il Natixis Strategist 2020 Outlook
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Ecco la prima puntata degli outlook delle Sgr per le diverse asset class nel 2020. A partire da oggi, appuntamento ogni giorno feriale fino al 2 gennaio su FocusRisparmio. Ecco il calendario delle pubblicazioni:
24.12 – Azionario globale;
27.12 – Azionario emergente;
30.12 – Obbligazionario globale;
31.12 – Obbligazionario emergente;
2.1 – Analisi tecnica: prospettive dei mercati dai principali indici di mercato;
Il 2019 è stato un anno positivo per l’azionario globale anche se in alcuni mesi la volatilità non è certo mancata. La disputa commerciale fra Usa e Cina è stato il principale motore dei ribassi più significativi dell’anno (maggio e agosto), mentre l’atteggiamento accomodante delle Banche centrali ha funzionato sia come driver per la propensione sia come stabilizzatore dell’avversione al rischio.
Sulla base di queste assunzioni, come sarà il 2020 delle Borse globali dei paesi sviluppati? Fare previsioni sull’andamento dei mercati o di una specifica asset class è sempre un esercizio arduo, anche per i professionisti del settore. Vediamo cosa dicono i portfolio manager di alcune fra le più blasonate case d’investimento che operano su questa classe di attività.
Usa, small cap meglio delle large
Con l’S&P500 che ha raggiunto nuovi record, i mercati azionari Usa sono ben posizionati per chiudere il 2019 in positivo. “Questa esuberanza ci sorprende, soprattutto perché l’economia è in espansione da più di 10 anni, la profittabilità delle imprese è in stagnazione (è addirittura diminuita lievemente nel terzo trimestre 2019 rispetto all’anno precedente), le questioni commerciali restano irrisolte e molti indicatori macro segnalano una crescita più debole”, chiarisce Frank Thormann, portfolio manager, US Large Cap equities per Schroders.
Nel 2020, però, i rendimenti dei mercati azionari potrebbero essere limitati, “a causa di un contesto di crescita più debole, margini di profitto inferiori e aspettative irrealistiche sugli utili”, ragiona il gestore.
Per questo i mercati dovrebbero restare all’erta, soprattutto in relazione ad una possibile risoluzione delle tensioni tra Usa e Cina: “È improbabile che verrà raggiunto un accordo commerciale significativo. Per quanto possano esserci sorprese sul lato politico, una delle parti negoziali si sta focalizzando sulle elezioni presidenziali del prossimo novembre, mentre l’altra sta guardando ai prossimi 25 anni. Il modo in cui il mercato azionario assorbirà questa delusione dipende ampiamente dalla crescita economica nel corso dei prossimi trimestri”, pensa Robert Kaynor, head of Us small and mid cap equities, Schroders.
Per i due esperti di Schroders il segmento delle small e mid cap è ben posizionato per un’ampia crescita degli utili nel 2020. “Gli utili delle small cap hanno sovraperformato rispetto alle large cap per la settima volta in nove anni. Nel medesimo arco temporale, però, le azioni delle small cap hanno sottoperformato. Questo enigma ci ha portato ad avere valutazioni tra le più attraenti nelle small cap rispetto alle large cap nel post crisi finanziaria”, scrive Schroders.
Dopo un 2019 positivo per i mercati azionari europei – l’indice MSCI Europe, che nel 2018 ha perso il 10%, è attualmente scambiato a circa 15 volte gli utili, rispetto ad un multiplo di 17 dell’indice MSCI World, sulla base delle aspettative di utili per il 2019 – il 2020 del mercato azionario europeo potrebbe essere caratterizzato da tre tendenze.
Edward Kevis, european equities portfolio manager di Aviva Investors, indica i tre driver che guideranno i movimenti dele Borse del Vecchio continente nell’anno entrante.
1: I rischi macro rimangono, ma dovrebbero diventare meno incerti
Rispetto agli Stati Uniti e ad altri benchmark, gli indici azionari europei dipendono generalmente di più dal contesto commerciale globale. Questo fattore ha messo a dura prova il Vecchio Continente per diversi anni, ma ora sembra che si stia verificando un’inversione di tendenza. La combinazione data da un maggiore ottimismo sull’esito dei negoziati commerciali USA-Cina e l’estensione delle trattative sulla Brexit hanno contribuito ad attirare nuovamente gli afflussi nell’azionario, soprattutto nel quarto trimestre. La debolezza dei dati economici ha comportato anche la prosecuzione del sostegno alla politica monetaria da parte della Banca Centrale Europea.
2: Il divario di valutazione potrebbe avvicinare gli estremi del settore
Anche se l’indice azionario europeo è scambiato leggermente al di sopra della sua media di prezzo di lungo periodo rispetto agli utili attesi, c’è ancora molta dispersione tra i settori. I titoli ciclici ad alto-beta, maggiormente esposti alle condizioni economiche, sono generalmente andati peggio delle società con un beta più difensivo e basso. L’industria automobilistica, ad esempio, è scambiata a circa 9 volte gli utili rispetto alle utilities che, sulla base delle stime del 2019, sono scambiate a circa 16 volte gli utili.
3: Selezionare i titoli giusti rimane fondamentale
Entrando nel 2020, la combinazione di incertezza macroeconomica e di elevata dispersione dei multipli di valutazione tra i settori dovrebbe, in teoria, ridare vita ad un mercato europeo della selezione dei titoli. Piuttosto che posizionare i portafogli anticipando gli sviluppi macroeconomici, gli investitori probabilmente trarranno maggiori vantaggi scegliendo le azioni che ritengono sottovalutate. E titoli non prezzati correttamente si possono trovare in qualsiasi settore.
In quello automobilistico, ad esempio, le tensioni commerciali globali e i cambiamenti strutturali hanno ridotto i multipli di valutazione. Un piccolo numero di aziende ha affrontato queste sfide rafforzando i propri bilanci – tagliando i costi, riducendo le scorte e migliorando i flussi di cassa – dando loro una maggiore ammortizzazione finanziaria in tempi di incertezza. Nel lungo termine, tuttavia, la capacità di trarre vantaggio dai trend del settore, come il passaggio a veicoli autonomi ed elettrici, determinerà anche le prospettive delle singole aziende.
Sul fronte azionario Stefan Kreuzkamp, chief investment officer di Dws, ritiene che i prezzi saranno sostenuti da un allentamento delle tensioni commerciali e dalla ripresa della crescita degli utili societari. Per il 2020 il Cio di Dws prevede una crescita dell’eprs (earning per share) del 5% negli Usa, del 6% in Europa e del 9% nei mercati emergenti.
“Il mercato europeo e i mercati emergenti presentano il potenziale di rialzo più elevato, poiché le quotazioni tendono a seguire la crescita degli utili”, spiega il direttore degli investimenti, mentre “a livello settoriale, gli investitori dovrebbero sottopesare le azioni immobiliari e delle utility, sovrappesando invece i titoli IT e quelli del settore finanziario globale”.
In questo scenario, le proiezioni degli analisti di Dws stimano un Dax a quota 14.000 punti alla fine del 2020. Tale tendenza – sostiene Kreuzkamp – è sostenuta dalla politica monetaria accomodante delle banche centrali, dalle minori incertezze sul fronte politico e da un andamento laterale dell’euro nei confronti del dollaro a 1,15, anche se è ancora troppo presto per dichiarare concluso il ciclo del dollaro.
Nell’outlook 2020 della casa di gestione Kreuzkamp cita un possibile leggero aumento dei rendimenti tra i motivi alla base della raccomandazione di sottopesare i titoli delle utility, utilizzati da molti investitori come bond proxy. Anche il cambiamento climatico rappresenta un rischio per i modelli di business di molte società del settore. “Il dieci percento delle utility, come le società produttrici di energie rinnovabili, trarrà anche un beneficio dal cambiamento climatico”, afferma Petra Pflaum, chief investment officer per gli Esg e co-head of equities per l’area Emea di Dws.