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L’associazione chiede anche agevolazioni per gli investimenti in economia reale e campagne per avvicinare i giovani. Maggi: “Necessario e urgente potenziare il secondo pilastro”
Prelievo fiscale più leggero sui rendimenti, tassazione semplificata, agevolazioni per gli investimenti nell’economia reale e campagne per avvicinare i giovani lavoratori. È la ricetta per il governo, targata Assofondipensione, per il rilancio della previdenza complementare. A illustrarla, nel corso dell’assemblea annuale dei fondi pensioni negoziali, il presidente Giovanni Maggi, che ha rivolto un appello urgente al regolatore politico sulla “necessità di un potenziamento non più differibile” del secondo pilastro pensionistico.
“Dalle sfide che oggi e nel prossimo futuro ci troviamo a dover affrontare – ha detto Maggi – anche in vista dell’arrivo dei Peep, vengono nuove opportunità di crescita che i fondi negoziali in primis e l’Associazione devono saper cogliere per rendere la previdenza complementare un pilastro sempre più forte a sostegno del sistema pensionistico pubblico e del sistema sociale in senso più ampio”.
Ai 31 fondi pensione negoziali che fanno parte dell’Associazione sono iscritti 3,2 milioni di lavoratori e il patrimonio di risparmio previdenziale in gestione supera 63 miliardi di euro. Maggi ha chiesto la riduzione del prelievo fiscale sui rendimenti, che oggi è del 20%, “incentivando correttamente il risparmio previdenziale rispetto all’investimento finanziario puro”. Necessari sono poi anche una generale semplificazione del meccanismo di tassazione previsto dalla normativa vigente e maggiori incentivi fiscali per incoraggiare gli investimenti di lungo periodo dei fondi pensione nell’economia reale italiana, a supporto del sistema Paese.
Ma non è ancora sufficiente. Rispetto infatti al bacino potenziale dei lavoratori occupati, il presidente ha sottolineato che le adesioni ai fondi pensione, seppure in crescita, si fermano al 30%, con una maggiore concentrazione di aderenti nelle età centrali della carriera (34-54 anni) e una scarsa diffusione tra gli under 34.
“In un contesto di difficoltà economiche e sociali – ha avvertito – il rischio non è soltanto che i giovani non entrino, ma anche che nuovi disoccupati siano costretti ad uscire e che lavoratori con cali di reddito riducano la loro partecipazione. È necessario agire in fretta per incrementare le adesioni, rafforzando il secondo pilastro pensionistico nel nostro Paese e per sostenere un sistema di welfare che dovrà essere sempre più sostenibile nel lungo periodo, soprattutto per le giovani generazioni, già penalizzate da carriere spesso discontinue e ritardati ingressi nel mercato del lavoro”.
A rendere fondamentale il rafforzamento della previdenza complementare c’è anche il rischio di sostenibilità del primo pilastro, minacciato dalle crisi economiche ma ancora di più da quella demografica. Da sette anni consecutivi la popolazione italiana è in calo (da 60,3 milioni del 2014 a 59,3 milioni a fine 2020) e la pandemia ha aggravato ulteriormente la situazione. Tra crollo delle nascite e progressivo aumento della speranza di vita da una parte e assottigliamento della popolazione attiva sul mercato del lavoro il rapporto tra chi ha 65 anni o più e chi nel ha tra 15 e 64 e già vicino al 35%. “La pressione demografica – ha concluso Maggi – mette a serio rischio la sostenibilità del primo pilastro del sistema sociale italiano”.
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