Bufi (Anasf): “Cura Italia, come e perché abbiamo vinto la battaglia sull’indennità”
“Ancora una volta abbiamo dovuto far sentire la voce dei consulenti finanziari per riaffermare l'importanza della categoria”
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Anasf risponde agli attacchi lanciati dalla giornalista del Corriere online Milena Gabanelli contro la categoria di cf abilitati all’offerta fuori sede – gli “ex promotori” – e lo fa nella persona del presidente uscente Maurizio Bufi.
Il riferimento è all’inchiesta sugli investimenti e sugli operatori cosiddetti “indipendenti” condotta dalla nota giornalista televisiva.
“Ci sono alcuni passaggi che meritano – secondo Anasf – alcune osservazioni sia dal punto di vista delle precisazioni sia dal punto di vista dei contenuti veri e propri”, precisa Bufi.
Secondo il presidente dei cf il primo riguarda la denominazione: “Si adotta una terminologia del tutto impropria, quella di consulenti indipendenti, accompagnata da un aggettivazione del tutto fuori luogo quando si parla di consulenti ‘puri’ facendo immaginare che ci possano essere anche dei consulenti che non lo sono”.
Il chiarimento di Bufi, per mezzo dei canali dell’Associazione, mira a precisare le origini delle tre distinzioni interne alla professione: “L’Albo pubblico nato nel 1992, oggi diventato Ocf – Organismo dei consulenti finanziari e che si occupa anche di vigilanza –, individua tre sezioni che corrispondono alle tre modalità attraverso le quali si presta la consulenza in Italia”.
“La prima sezione, la più importante, è quella che raggruppa oltre 36mila operatori ed è quella dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede – quelli che una volta erano i promotori finanziari. L’albo nacque proprio allora su iniziativa della nostra associazione. Poi c’è una parte dedicata ai consulenti autonomi e una alle società di consulenza (Scf)”.
Per quello che riguarda l’indipendenza, sia il legislatore sia il regolatore definiscono “indipendente” la prestazione del servizio, non gli operatori. Perché la consulenza finanziaria si può fare su base indipendente e su base non indipendente e “in entrambi i casi – sostiene Bufi – questa è appannaggio anche degli intermediari, quindi dei consulenti finanziari che operano per conto di questi soggetti”.
C’è poi il capitolo che riguarda la gestione del conflitto di interessi, assente nella modalità di consulenza ‘indipendente’ secondo il servizio di Dataroom.
Ma secondo Bufi la gestione del conflitto di interessi riguarda tutti i settori dell’agire e dell’attività umana: “Ovviamente anche l’attività di consulenza finanziaria e di collocamento non sfugge a questa regola. Proprio per questo, il legislatore ha voluto gestire il conflitto di interesse in capo agli operatori dando delle indicazioni molto puntuali e molto precise, e cioè che questo venga risolto sempre e comunque nell’interesse del cliente. Oltretutto, va aggiunto che le reti di consulenti finanziari hanno adottato convintamente negli ultimi decenni il modello di architettura aperta, che è quindi diventata oramai una pratica comune e diffusa, oltreché un modo molto intelligente per gestire questi conflitti e rendere un servizio alle famiglie italiane il più efficiente, il più professionale e il più consulenziale possibile”.