Valute: per i gestori il dollaro languirà, opportunità su emergenti
L'incertezza della ripresa Usa e il minor peso nelle riserve globali peseranno sul biglietto verde. Prospettive interessanti sulle divise ad alto rendimento reale
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È ufficiale: le precarie condizioni di salute fermano l’instancabile Shinzo Abe, che ha annunciato le dimissioni da primo ministro del Giappone ponendo fine al suo lungo ‘regno’. Rimarrà in carica finché non verrà scelto un successore, ma ha ammesso di non poter continuare dal momento che la colite ulcerosa, di cui soffre da tempo, e le relative cure gli rendono difficile prendere le giuste decisioni.
Sul fronte dei mercati, la Borsa di Tokyo ha archiviato la seduta in ribasso, in scia alle prime indiscrezioni di stampa, mentre dopo la conferma delle dimissioni, lo yen si rafforza e il cambio con il dollaro è sceso sotto quota 106.
Per gli analisti le dimissioni del primo ministro giapponese dovrebbero avere un impatto limitato sulla politica monetaria della Banca centrale nipponica nel breve termine. “Nel bene o nel male, la continuità delle politiche economiche sarà probabilmente mantenuta”, affermano gli economisti di City, precisando che le politiche economiche che potrebbe adottare il segretario generale del governo, Yoshihide Suga, candidato più probabile alla successione, potrebbero essere una sorta di ‘Abenomics 2.0’.
Pone qualche dubbio sulla reazione degli investitori Fumio Matsumoto, capo strategist presso Okasan Securities, stando al quale è comunque improbabile che lo straordinario allentamento monetario della Bank of Japan “cambi all’improvviso, dato che il governatore Haruhiko Kuroda continua a guidare la banca centrale”.
“Alcuni investitori potrebbero iniziare a mettere in dubbio la sostenibilità di tale politica dopo le dimissioni del primo ministro Shinzo Abe”, precisa però Matsumoto, secondo cui gli acquisti aggressivi di obbligazioni giapponesi e Etf da parte della BoJ “fanno parte delle politiche economiche di Abe, che hanno portato a un forte indebolimento dello yen e a un’impennata delle azioni”. Tuttavia, conclude l’esperto, “qualsiasi vendita di azioni potrebbe non essere aggressiva, poiché l’interesse degli investitori stranieri per le politiche economiche del Giappone è diminuito”.
Durante quasi otto anni in carica, il 65enne Abe ha rafforzato la difesa del Giappone con nuove armi, nuove forze anfibie e una legge che consente alle forze nipponiche più libertà di manovra al di fuori dei confini. Il premier ha anche lottato per risollevare l’economia, la terza più grande al mondo. Dopo il colpo inferto dalla pandemia di coronavirus quest’anno, il Pil è però sceso nel trimestre aprile-giugno al di sotto del livello in cui era quando Abe ha assunto nuovamente il suo incarico come premier nel 2012.
Abe è stato un sostenitore dell’alleanza militare Usa-Giappone e ha costruito un buon rapporto con il presidente Usa, Donald Trump. Negli ultimi anni del suo mandato, ha continuato a rinforzare l’esercito per rispondere alla minaccia di un attacco missilistico nordcoreano o di un assalto cinese contro le isole contese controllate da Tokyo nel Mar Cinese Orientale. Il suo governo ha acquistato la più grande flotta di caccia F-35 al di fuori degli Stati Uniti e ha lanciato una rete di satelliti in grado di guidare missili da crociera verso obiettivi delle dimensioni di una scatola da scarpe. “Quello che ha messo sul tavolo più di ogni altra cosa è la stabilità politica in patria e all’estero”, ha commentato Shihoko Goto, senior associate per il Nordest asiatico al Wilson Center di Washington.
Il tentativo di Abe di rilanciare l’economia giapponese, noto come ‘Abenomics’, ha avuto risultati contrastanti e ha subito un duro colpo verso la fine del suo mandato, a causa della pandemia. E probabilmente la parte più significativa della politica che porta il suo nome è stata condotta dalla Bank of Japan, sotto il governatore Haruhiko Kuroda, selezionato proprio da Abe nel 2013. Il bazooka dell’allentamento monetario di Kuroda ha incluso acquisti annuali di centinaia di miliardi di dollari di titoli di stato e grandi acquisti di fondi costituiti da azioni di società quotate alla Borsa di Tokyo. Le politiche hanno sollevato i mercati azionari e immobiliari e hanno contribuito a garantire la piena occupazione. Abe si è vantato al momento delle elezioni del fatto che c’erano più posti di lavoro disponibili rispetto alle persone in cerca di lavoro in tutte le 47 prefetture del Giappone.
Affrontando la carenza di manodopera in luoghi come i cantieri edili e le case di cura per anziani, Abe ha aperto la porta a centinaia di migliaia di lavoratori stranieri, un cambiamento fondamentale in un Paese che tradizionalmente ha evitato gli immigrati. Il suo governo ha anche promosso cambiamenti nella corporate governance, incoraggiando le aziende a essere più aperte agli input stranieri e all’introduzione di amministratori esterni, e milioni di donne si sono aggiunte alla forza lavoro. La crescita durante gli anni di Abe è stata danneggiata da due aumenti fiscali – pianificati da un Governo precedente – a cui il premier ha acconsentito con riluttanza. L’imposta nazionale sulle vendite è aumentata nel 2014 all’8% dal 5% e poi al 10% il primo ottobre 2019. Dopo ogni aumento, la spesa dei consumatori ha subito un calo.
Proprio mentre il Giappone stava iniziando a riprendersi dal secondo aumento, è stato colpito dalla pandemia di coronavirus. Sebbene la pandemia nel Paese sia è stata molto meno devastante che negli Stati Uniti e nell’Europa occidentale, Abe è stato criticato per la sua risposta all’emergenza, in particolare per aver concesso sussidi ai turisti domestici nel momento in cui le infezioni stavano aumentando.