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La Commissione ha adottato un nuovo pacchetto che include l’atto delegato sugli aspetti climatici della tassonomia e una proposta di direttiva sulla disclosure Esg delle imprese
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Le cronache degli ultimi giorni registrano nuovi passi avanti sulla regolamentazione europea sugli investimenti sostenibili, ma secondo alcuni osservatori – sia attori del mondo finanziario, sia Ong concentrate sulla tutela dell’ambiente – non è ancora abbastanza. In particolare, l’Ong Zero Waste Europe ha dichiarato che i criteri approvati sulla tassonomia sono “annacquati” rispetto alla prima bozza, in particolare su plastica e gestione dei rifiuti. Ma anche per gli addetti ai lavori del risparmio gestito servono norme più stringenti. Per Efama, come già spiegato da FocusRisparmio c’è un disallineamento tra asset manager e investitori da un lato, e società non finanziarie dall’altro.
I primi devono riferire già dal 2022 sulla base del nuovo Sfdr e delle regole della Tassonomia sulle società in portafoglio, mentre le società avranno più tempo. La Commissione ha risposto alla richiesta annunciando la proposta di allargare il bacino delle imprese europee obbligate a fornire la dichiarazione non finanziaria (Dnf) a tutte le grandi società, quotate e non, eliminando la precedente soglia dei 500 dipendenti, e di estendere alcuni obblighi di rendicontazione non finanziaria alle Pmi quotate.
Ma quali sono, in dettaglio, le novità di cui si discute? La Commissione Ue ha adottato un nuovo pacchetto che include l’atto delegato relativo agli aspetti climatici della tassonomia, una proposta di direttiva sull’informativa in materia di sostenibilità delle imprese, i sei atti delegati modificativi relativi ai doveri fiduciari e alla consulenza in materia di investimenti e assicurazioni.
La Tassonomia Ue mira a promuovere gli investimenti sostenibili chiarendo meglio quali attività economiche sono maggiormente in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali europei, ed è quindi uno dei pilastri per l’implementazione del Green Deal, che promuoverà enormi investimenti per realizzare la neutralità climatica. L’atto delegato concordato dal collegio dei commissari introduce una prima serie di criteri tecnici che definiscono le attività che contribuiscono in modo sostanziale a due degli obiettivi ambientali previsti dalla Tassonomia: l’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei cambiamenti climatici.
Il campo d’applicazione dell’atto delegato ricomprende le attività economiche di circa il 40% delle società quotate in Borsa, in settori che in Europa sono responsabili di quasi l’80% delle emissioni dirette di gas a effetto serra. Include settori come energia, silvicoltura, industria manifatturiera, trasporti ed edilizia. Ma i criteri sono in divenire, e possono essere rivisti per introdurre nuovi settori e nuove attività. Per il momento sono stati esclusi nucleare e gas, sui quali non si è trovato un accordo politico, e per i quali dovrebbe arrivare una proposta nel secondo semestre, e anche l’agricoltura. Ma, come ha precisato il commissario Valdis Dombrovskis, la tassonomia non vieta di finanziare altre attività economiche non incluse.
Di particolare rilevanza è la proposta di direttiva, che – spiega la Commissione – punta a migliorare il flusso delle informazioni sulla sostenibilità nel mondo imprenditoriale, armonizzando la disclosure delle informazioni sulla sostenibilità da parte delle imprese, in modo che le società finanziarie, gli investitori e il pubblico retail dispongano di informazioni comparabili e affidabili.
Gli obblighi Ue di disclosure sulla sostenibilità saranno estesi a tutte le grandi imprese e le società quotate: in questo modo, sale a 50mila la platea di imprese Ue che dovranno conformarsi a standard dettagliati, rispetto alle attuali 11mila. La Commissione propone di elaborare norme per le grandi imprese e norme separate e proporzionate per le Pmi, che le Pmi non quotate possono utilizzare su base volontaria.
La proposta di direttiva semplificherà inoltre il processo di comunicazione delle informazioni a cura delle imprese, molte delle quali attualmente sono obbligate ad applicare svariate norme e quadri regolamentari.
I sei atti delegati sulla consulenza in materia di investimenti e assicurazioni, sui doveri fiduciari e sul governo e controllo dei prodotti invece incoraggiano il sistema finanziario a sostenere sia le imprese che hanno intrapreso la via della sostenibilità sia quelle che sono già sostenibili, e rafforzano la lotta dell’Ue contro il greenwashing.
Per esempio, in materia di consulenza su investimenti e assicurazioni, quando il consulente valuta se un investimento è adatto al cliente, dovrà discutere con quest’ultimo le sue preferenze di sostenibilità. In tema di doveri fiduciari, le modifiche chiariscono gli obblighi cui è tenuta la società finanziaria nel valutare i propri rischi per la sostenibilità. In tema di governance e controllo dei prodotti assicurativi e di investimento, i fattori di sostenibilità dovranno essere presi in considerazione nella fase di design del prodotto finanziario.
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