Gli italiani pensano di far ripartire l’economia con i risparmi
6 agosto 2020
di Redazione
3,30 min
Secondo un sondaggio di Schroders, gli investitori nazionali pensano che i propri investimenti possano aiutare la ripartenza. Il campione ha mostrato maggiore sangue freddo nella crisi rispetto a intervistati globali ed europei
Risparmi per la ripartenza. Un sondaggio di Schroders ha evidenziato che gli investitori italiani sono ben convinti che risparmi privati possano risultare decisivi nel fornire all’economia reale il capitale necessario per rimettersi in moto, e che quindi i propri investimenti possano giocare un ruolo cruciale nella ripartenza del Paese. A dichiararlo è stato l’89% del campione interpellato, secondo i primi risultati della ricerca annuale Schroders Global Investor Study 2020. Inoltre, ben il 42% si è dichiarato disposto a modificare il proprio portafoglio o a considerare nuovi strumenti finanziari per assicurarsi di contribuire alla ripresa.
Aspettative sul rendimento annuo nel prossimo quinquennio
La ricerca è stata commissionata ad aprile 2020 tramite un sondaggio online indipendente che ha coinvolto oltre 23.000 persone in 32 Paesi in tutto il mondo, distribuiti tra Europa, Asia, Americhe e non solo, di cui mille localizzati in Italia. Ai fini dell’indagine sono definiti “investitori” coloro che investiranno almeno l’equivalente di 10mila euro nei prossimi 12 mesi, e che hanno apportato modifiche ai propri investimenti negli ultimi 10 anni.
Il sangue freddo degli italiani nelle fasi di volatilità
I risultati del sondaggio rilevano che anche nella fase più acuta della crisi gli italiani si sarebbero distinti, riconfermando di possedere nervi più saldi e un atteggiamento di maggiore prudenza rispetto agli investitori internazionali. Secondo lo studio di Schroders, nel periodo da febbraio a marzo 2020 il 32% degli italiani non ha apportato cambiamenti al portafoglio, un dato superiore a quello globale (22%) ed europeo (24%), che rileverebbe una minore tendenza degli investitori del nostro Paese a reagire in modo impulsivo nelle fasi di volatilità di mercato.
Percentuale di investitori che non ha modificato il portafoglio o il livelo di rischio tra febbraio e marzo
Ovviamente resta il fatto che molti investitori abbiano preferito correre ai ripari: in base allo studio il 22% del campione italiano ha riallocato una parte “significativa” del portafoglio su investimenti meno rischiosi, un dato comunque più basso rispetto a quello globale (28%) ed europeo (25%). All’estremo opposto c’è chi ha colto l’occasione per approfittare del momento, e ha così deciso di spostare una parte consistente del portafoglio su investimenti più rischiosi, con un atteggiamento più aggressivo: lo ha fatto il 9% del campione italiano interpellato, meno rispetto al 15% degli investitori globali e al 12% di quelli europei.
La crisi ha portato alla luce alcune differenze di comportamento tra investitori di diverse fasce di età. In Italia, i Millennial si sono confermati la generazione più reattiva e meno paziente: “solo il 21% non ha apportato modifiche al portafoglio o non ne ha cambiato il livello di rischio tra febbraio e marzo, contro una media del 44% per gli investitori con un’età superiore ai 37 anni, una differenza che si riscontra anche a livello globale (23% millennial vs. 37% altre generazioni)”, si legge.
Un’altra importante differenza di comportamento è stata osservata, com’era prevedibile, tra gli investitori italiani che si si auto-definiscono “esperti” e quelli che si considerano “principianti”: tra i primi, che mostrano un comportamento molto più attivo, solo il 26% non ha apportato modifiche al portafoglio o non ne ha cambiato il livello di rischio, contro il 67% dei secondi. Simile la differenza anche a livello globale (il 21% dei sedicenti “esperti” non ha apportato modifiche contro il 51% dei “principianti”).
Consulenti al fianco degli investitori nel momento del bisogno
Un aspetto emerso con evidenza è che la crisi da Covid-19 ha generato negli investitori italiani, com’era prevedibile, una maggiore preoccupazione per i propri risparmi: il 46% ha dichiarato di pensare ai propri investimenti almeno una volta alla settimana (49% a livello globale, 46% in Europa), mentre lo faceva solo il 31% prima della pandemia (35% il dato globale, 32% quello europeo).
Come spesso accade nei momenti di difficoltà, lo studio ha ribadito l’importanza di ricevere consigli e informazioni aggiornate per poter gestire al meglio i risparmi, un aspetto che si è rivelato cruciale per molti investitori. In base al sondaggio, tra gli italiani che si affidano a un consulente finanziario (esclusi i robo-advisor), il 35% ha espresso un giudizio positivo sul livello di supporto ricevuto durante la pandemia, mentre il 25% ha ammesso di aver dovuto sollecitare proattivamente l’aiuto desiderato. L’eccezionalità della situazione ha anche spinto a riflessioni tra gli investitori italiani abituati a gestire i propri investimenti da sé: il 35% di questi ultimi ha dichiarato di aver sentito la mancanza di una consulenza professionale nel periodo di crisi.
Italiani più realisti sui rendimenti futuri
Guardando avanti, la pandemia non sembra aver scalfito eccessivamente l’ottimismo generale sulle previsioni di rendimento per i propri investimenti. Ma gli italiani sono risultati comunque i più realisti a livello globale, perché hanno dichiarato di aspettarsi in media un rendimento totale del 7,9% all’anno per il prossimo quinquennio, un dato in linea con quello del 2019 (8,1%), ma inferiore alla media globale (10,9%) ed europea (9,4%), che sono entrambe addirittura risultate in aumento rispetto all’anno scorso.
Dal punto di vista geografico, in base allo studio gli investitori più fiduciosi sono risultati quelli statunitensi e argentini, con un rendimento medio atteso rispettivamente del 15,4% e 14,6%, mentre tra i più prudenti, insieme agli italiani, spiccano i giapponesi (6%) e gli svizzeri (7%).
Il ruolo dei risparmi per il rilancio dell’economia
Il generale ottimismo si legge anche in un altro dato: solo il 21% degli investitori italiani e globali e il 25% di quelli europei si aspetta che l’impatto economico negativo del Covid19 possa prolungarsi per oltre due anni. Prevedibilmente, è ancora più basso il numero di investitori che prevede effetti negativi per più di quattro anni: si tratta del 5% in Italia, 6% a livello globale e 8% in Europa.
“Non si può negare l’evidenza che l’impatto del Covid-19 sulle economie e i mercati, ma anche in altri ambiti, sarà probabilmente consistente nei prossimi anni. La pandemia è considerata da molti come un caso emblematico di ‘cigno nero’, ma oggi più che mai è necessario rimanere ancorati ai nostri principi di investimento”, ha commentato Rupert Rucker, Head of Income Solutions di Schroders.
Durante la pandemia è aumentata la componente liquida nei portafogli delle famiglie, ma anche la fiducia verso il consulente finanziario, che ora deve guidare il cliente nelle scelte di allocazione del ‘risparmio forzoso’ accumulato in epoca Covid
L’85% degli Hnwi vede rosa per il futuro economico dell’Italia sul lungo periodo. Tornano in auge le azioni. Elezioni Usa maggiore fonte di incertezza a livello globale. L’indagine Ubs
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio