Pensioni, dai PEPP 2mila miliardi di raccolta in 10 anni
L’Europa si sta muovendo verso un mercato unico, con prodotti standardizzati, innovativi e un regime fiscale agevolato
1 min 30 sec – Articolo pubblicato su FR MAGAZINE | Ago-Set 2017 |
Gli ultimi dati di raccolta diffusi da Assogestioni nella consueta mappa mensile mostrano un’industria italiana del risparmio gestito in gran forma. Sono 8,1 i miliardi che sono confluiti nelle casse delle società di gestione del risparmio nel solo mese di giugno, per un bilancio che da inizio anno ha raggiunto i 56,5 miliardi. Ma il dato davvero sorprendente riguarda il patrimonio gestito, che ha sfondato (già nella rilevazione di maggio) la soglia dei 2mila miliardi di euro. “Un traguardo che conferma la solidità della nostra industria – commenta Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni”.
Cosa significa il raggiungimento di questo importante traguardo per l’Italia?
Sicuramente è una conferma di un’industria particolarmente importante per il Paese. Gran parte di questo traguardo è stato raggiunto grazie al fatto che il mondo della gestione ha saputo conquistarsi sempre più la fiducia dei risparmiatori, sviluppando insieme ai distributori un modello di servizio che vede i diversi attori più vicini al cliente. Di fatto, questa vicinanza e dialogo continuo tra produttore-distributore-cliente ha aiutato a valorizzare i capitali affidati al risparmio gestito. Ma un elemento ancora più significativo è che questa crescita conferma la centralità dell’industria per il Paese, soprattutto nel momento in cui la responsabilità del risparmio gestito si sta allargando a un ruolo più ampio di supporto all’economia reale. Attraverso diversi strumenti.
Si riferisce ai Pir, che stanno riscuotendo un enorme successo. Se lo aspettava?
I Pir hanno avuto un successo straordinario anche, da un punto di vista della velocità del successo stesso, superando ogni aspettativa. Inizialmente si stimava una raccolta per il 2017 intorno ai 2 miliardi. Previsioni che, visto il boom dei Pir, sono state poi ricalibrate sui 10 miliardi. Questo ci ha portato ad accelerare un dialogo con le istituzioni per favorire una maggior conoscenza dello strumentoPir verso le imprese affinché si rendano conto dell’enorme opportunità che offre quest’innovazione.
Torniamo a parlare dei 2mila miliardi di patrimonio. Sono numeri significativi, soprattutto se rapportati al Pil.
Assolutamente sì, soprattutto se consideriamo il patrimonio nella sua interezza, quindi gestioni collettive e gestioni di portafoglio. Spacchettando i numeri, però, il risultato cambia. Se prendiamo solo la parte dei fondi (gestioni collettive, ndr), sommando i prodotti di diritto italiano e gli estero-vestiti abbiamo un peso del patrimonio sul Pil intorno al 40%, come ha evidenziato un recente studio. Daquesto punto di vista l’Italia è indietro rispetto al resto d’Europa, ma anche agli Stati Uniti. Cosa vuol dire? Che abbiamo ancora un ampio spazio di crescita soprattutto se le Sgr, insieme al mondo della distribuzione e della consulenza, continueranno a collaborare per offrire le soluzioni più adatte alle esigenze dei risparmiatori. C’è anche un altro elemento che oggi manca al Paese e che domani potrebbe favorire un’ulteriore accelerazione dell’industria: lo sviluppo di investitori istituzionali come i fondi pensione. Un nodo che spero venga sciolto definitivamente con la grande innovazione dei Pepp.
Quali sono le vostre stime di crescita per il futuro?
L’industria quest’anno sta crescendo piuttosto bene. Inizialmente avevamo preventivato una crescita del 3% per il 2017. Un traguardo che abbiamo ampiamente raggiunto in soli sei mesi. Non dimentichiamoci, però, che quella del gestito è un’industria molto legata anche all’andamento dei mercati finanziari. Basti pensare a come siamo partiti nei primi mesi del 2016, quando le Borse hanno traballato. Oltre ai mercati, comunque, la crescita è legata anche alla capacità di innovazione di prodotto e al continuo lavoro della consulenza. Tanto si continua in questo rafforzamento e tanto più l’industria sarà in grado di smussare l’effetto dei mercati finanziari.
Vede, invece, dei fattori di rischio all’orizzonte?
Un primo fattore è legato al ciclo economico, che sta avendo una vita media piuttosto lunga. Altro elemento, poi, riguarda l’appuntamento con la Mifid II a inizio 2018. Con l’introduzione della product governance, la direttiva comunitaria di secondo livello introduce elementi di maggiore responsabilità delle Sgr nel ciclo dei vita del prodotto.
Ci sarà una ripartizione equa di responsabilità tra fabbrica prodotto e distributore. Il tutto, però, va nella direzione di uno sviluppo ulteriore di un modello di servizio che fino a oggi ha portato risultati molto positivi.