La Cop26 dà la scossa agli asset manager
Le emissioni nette zero sono ora un obiettivo per il 24% dei maggiori gestori. Sale l’attenzione sui green bond, le cui emissioni saliranno del 25% nel 2022. L’analisi NN IP
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Nel campo della finanza sostenibile, le linee guida e gli standard sono degli aspetti basilari da una parte per la progettazione dei prodotti e dall’altra per la solidità del mercato. Le strategie di investimento e di finanziamento necessitano di definizioni solide e di criteri ufficiali, preferibilmente incontrovertibili. Anche sul fronte politico, per introdurre nuove regolamentazioni, vincoli, sussidi e programmi di incentivo, i policy maker hanno bisogno di partire da una comprensione comune di ciò che è, indiscutibilmente, sostenibile. Non a caso, in molti Paesi di tutto il mondo si sta lavorando alla definizione delle cosiddette “tassonomie”, di cui la più nota, quella Ue è stata senza dubbio l’apripista. È da queste considerazioni che Natixis CBI ha deciso di realizzare uno studio ambizioso intitolato “The New Geography of Taxonomies”, pubblicato alcune settimane fa.
Lo studio, che indaga su oltre 20 tassonomie di altrettanti stati o regioni, è appena stato aggiornato per incorporare elementi della nuova Common Ground Taxonomy Ue-Cina, e la nuova versione è stata presentata in un webinar con gli esperti di sostenibilità di Natixis CIB. La Common Ground Taxonomy (CGT) è un rapporto che risulta da un impegno congiunto di confronto sulle aree in comune della Tassonomia Ue e di quella cinese in termini di obiettivi, criteri, attività e soglie. Un primo testo è stato pubblicato, per dare conto delle prime fasi del lavoro che continuerà nel tempo.
Ma non ci sono solo Ue e Cina nella fotografia, che include anche le tassonomie di altre aree quali Asean, Mongolia, Russia, Singapore, Malesia, Bangladesh, Kazakistan, Regno Unito, Messico, Cile, Giappone, Singapore e Sudafrica, in vari stadi di sviluppo: alcune sono già state pubblicate, altre sono in fase di elaborazione. Il quadro, come ha spiegato Cédric Merle, Head of Center of Expertise & Innovation di Natixis Green & Sustainable Hub, è estremamente variegato.
La maggior parte delle tassonomie vertono su cosa possa essere considerato “green” (ben 16 delle tassonomie esistenti o in fase di sviluppo), alcune si focalizzano sull’aspetto sociale (due) o sulla transizione (tre). C’è inoltre una grande diversità di criteri, a volte ci sono delle soglie e degli obiettivi mentre altre volte i criteri sono più “aspirazionali” e qualitativi. “Le differenze sono tante. In linea generale, le tassonomie puntano a evitare il cosiddetto greenwashing, ma ci sono diversi casi presi in considerazione dai policymaker, che spaziano dagli standard volontari di prodotto ai dati sugli stress test climatici, dal rifinanziamento delle banche commerciali ai programmi di acquisto delle banche centrali”, afferma Merle, spiegando che proprio l’ampiezza di queste differenze ha spinto Natixis a pubblicare lo studio, per aiutare gli investitori a orientarsi in tale mare magnum.
Per dirla in termini semplici, la tassonomia è una sorta di strumento di classificazione. In Cina, la tassonomia è definita un “catalogo”. Natixis tiene a precisare che dovrebbe contenere una lista di progetti, attività e prodotti che hanno caratteristiche ambientali e sociali, con criteri di beneficio e di performance, uno strumento adatto a vari stili di investimento, basato su evidenze scientifiche ed esperienze dell’industria, e sempre flessibile. Le tassonomie, spiega Merle, devono evolvere nel tempo per incorporare le evidenze scientifiche aggiornate e adattare la severità dei criteri alla distanza residua verso il raggiungimento degli obiettivi collettivi.
Le varie tassonomie sono classificate dallo studio per lo stato dei progressi nello sviluppo (annunci, rumor, roadmap, bozze, consultazioni, versioni finali, adozione e implementazione); per gli obiettivi definiti e i casi di applicazione; per le esigenze di sostenibilità affrontate, per l’ampiezza e la granularità dei settori coperti, per la tipologia dei criteri definiti, che spesso dipendono in larga parte dai settori coperti. Prende inoltre in considerazione la natura evolutiva delle tassonomie, e quindi la presenza o meno di review regolari.
Sotto il primo profilo, tra i Paesi più importanti del mondo ci sono solo due giurisdizioni ad avere già delle tassonomie di finanza sostenibile: l’Ue e la Cina. La Ue ha visto la pubblicazione del Final report già a marzo 2020. Gli atti delegati con i criteri tecnici su mitigazione del Climate Change e adattamento sono arrivati a giugno 2021, e all’inizio del 2022 arriveranno le prime disclosure delle società e degli investitori che adottano tali criteri, mentre entro il 2023 le società dovranno chiarire l’allineamento alla Tassonomia delle attività dell’esercizio 2022 su tutti i sei obiettivi. “La Tassonomia Ue rimane lo schema più completo e sofisticato”, riferiscono da Natixis, sottolineando che un gran numero di altri Paesi ha preso spunto proprio dall’Unione Europea nell’elaborazione delle proprie tassonomie.
La Tassonomia Ue, spiega Merle, combina un alto livello di ambizione e granularità con una serie di elementi di salvaguardia minima, e una classificazione comprensibile che può essere usata da vari attori finanziari, imprenditoriali e pubblici. Pochi altri testi hanno il grado di dettaglio di quelli dell’Ue, che vanta anche una gamma ampia di attività presenza in considerazione per la mitigazione del Climate Change. Tra le giurisdizioni che stanno seguendo o hanno intenzione di seguire i criteri della Tassonomia Ue, spiccano Cile, Canada, Malesia, Regno Unito, Sudafrica e Singapore.
Per quanto riguarda la Cina, ad aprile 2021 la People’s Bank of China, assieme alla National Development and Reform Commission e alla China Securities Regulatory Commission ha pubblicato il “Green Bond Endorsed Project Catalogue”, che ha rimosso il “carbone pulito” dalla versione precedente e serve per la definizione in futuro di una tassonomia più omogenea e chiara.
Ci sono Paesi di grande rilevanza che non hanno ancora iniziato ufficialmente a lavorare a una tassonomia, cioè Usa e India. Sul piano degli annunci, si menzionano invece Messico, Regno Unito, Giorgia e Kazakistan, mentre hanno già delle bozze o delle roadmap Cile, Singapore e Sudafrica. Il Canada e il Giappone stanno lavorando a tassonomie sulla transizione.
Ci sono molti progetti di coordinamento internazionale che cercano di creare un playing field omogeneo in materia di sostenibilità. Tra i vari esempi da citare, vale la pena di ricordare l‘International Standardization Organization (ISO), un’organizzazione ampiamente riconosciuta che sviluppa norme e standard, uno dei quali (ISO / DIS 14030) si focalizza esplicitamente sugli strumenti di debito “green”.
C’è poi la Climate Bonds Initiative, un’organizzazione no-profit internazionale focalizzata sugli investitori che gode di un’ampia legittimità tra gli investitori ed è quindi in grado di proporre vari standard, tra cui la tassonomia dei Climate Bond, pubblicata a gennaio 2021.
L’International Capital Market Association, o ICMA, è l’organizzazione globale, con competenza normativa di fatto, delle banche di investimento e delle società di intermediazione mobiliare. Crea standard di mercato e ha sviluppato i Green Bond Principles, i Social Bond Principles, i Sustainability Bond Principles e i Sustainability-Linked Bond Principles.
La International Platform on Sustainable Finance (IPSF) è un gruppo di lavoro dedicato alle tassonomie, presieduto congiuntamente da Cina e UE. I suoi obiettivi sono confrontare le tassonomie esistenti per gli investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale dei Paesi membri, identificare somiglianze e differenze nei rispettivi approcci, criteri e risultati. Lo scopo è fornire una base importante per lo sviluppo di uno strumento di classificazione comune per il mercato globale della finanza verde e sostenibile.
Da citare anche l’International Platform of sustainable finance (IPSF), un forum riconosciuto che non può creare obblighi vincolanti, legali o finanziari, né creare standard, ma può promuovere il dialogo, e ha tra i suoi obiettivi la creazione di una tassonomia comune che raccolga le somiglianze tra le tassonomie esistenti.
Nel luglio 2020, l’UE e la Cina hanno avviato un gruppo di lavoro all’interno dell’IPSF per intraprendere un confronto tecnico delle tassonomie delle due giurisdizioni. Recentemente, il 4 novembre 2021, il gruppo di lavoro ha pubblicato il rapporto questa prima fase di lavoro: l’IPSF Common Ground Taxonomy (CGT). La Common Ground Taxonomy identifica i punti in comune e le differenze tra le due classificazioni, e mira a migliorare la comparabilità e l’interoperabilità a livello mondiale degli standard di finanza sostenibile.
Come spiegano da Natixis, questo testo non rappresenta una tassonomia “comune” o “singola”, né uno standard. Non è formalmente o legalmente approvata da alcuna giurisdizione aderente all’IPSF, non è un documento legale che preveda alcun impegno a modificare le rispettive tassonomie da parte di Ue o Cina. E non copre ancora tutti i casi di applicabilità delle tassonomie dei due blocchi.
Si tratta invece di un benchmark, che identifica punti in comune e differenze, un documento tecnico e uno strumento di analisi e confronto, utile anche ad altri Paesi alle prese con la definizione o lo sviluppo delle proprie tassonomie.
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