MiFID II un anno dopo: gestori soddisfatti?
Riduzione dei costi dei servizi di ricerca per i clienti e maggiore trasparenza: ecco i benefici principali della direttiva secondo i professionisti. La survey di Cfa Society Italy
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L’industria dei servizi finanziari è in rapida trasformazione. Alcuni osservatori hanno sottolineato che l’industria finirà per concentrarsi in un ristretto numero di operatori di grandi dimensioni, in grado per questo di sviluppare le competenze migliori, attrarre i migliori talenti ed effettuare investimenti a lungo termine.
A livello europeo il prossimo grande deal potrebbe essere quello che coinvolge Dws e una tra Allianz, Ubs e Amundi. In Italia, oltre a Kairos che è da tempo in vendita, gruppi che hanno dichiarato di non disdegnare operazioni di aggregazione sono Mediobanca (interessata alla stessa Kairos, anche per potenziare la rete distributiva) e Anima (interessata ad accrescere le masse e fare da polo aggregatore di realtà perlopiù italiane).
“Il problema all’ordine del giorno è quello della diminuzione dei margini dell’industria”, riflette Raimondo Marcialis, veterano della gestione e della consulenza finanziaria in Italia, oggi amministratore delegato di MC Advisory.
La crescita per linee esterne può salvare l’industria? Perché può essere la migliore strategia in questo momento?
La concorrenza fra i gestori vede ancora aumentare la componente di retribuzione delle reti distributive in un quadro atteso di riduzione di oltre il 20% delle commissioni nei prossimi cinque anni. Questo quadro marginalizza sempre più gli operatori di piccole dimensioni mentre i maggiori operatori stanno valutando con attenzione sia integrazioni orizzontali che verticali per acquisire stabilmente nuove quote di mercato.
La strategia di accrescimento interno delle masse è troppo complessa nello scenario attuale di economia e mercati in rallentamento?
Gli spazi di ulteriore crescita esistono certamente nel ricco mercato italiano, ma il quadro potrebbe diventare più complesso per le reti specializzate a causa della risposta che le banche commerciali stanno gradualmente attivando per fidelizzare la clientela esistente. La crescita osservata e attesa di alcuni operatori italiani lascia spazio allo sviluppo interno, ma questo potrebbe non permettere la velocità di crescita ritenuta necessaria per gli operatori del settore.
Quale sarà la traiettoria del risparmio gestito nei prossimi anni, sia dal lato delle fabbriche prodotto che delle reti di distribuzione?
La polarizzazione tra gestione attiva e passiva è destinata a crescere ancora e non sembra così probabile che gli attuali temi come i prodotti Esg o basati sui real asset avranno una crescita consistente. Ritengo che per favorire lo sviluppo dell’industria gli elementi chiave siano nei servizi alle reti distributive e ai clienti finali e nell’investimento sulla tecnologia. In particolare il servizio di pianificazione finanziaria e controllo degli investimenti vedrà una richiesta sempre maggiore da parte della clientela.
Anche l’Italia, come la Francia con Amundi, dovrebbe dotarsi di un ‘campione nazionale’ del risparmio per gestire, proteggere, tutelare e sviluppare la ricchezza dei cittadini? Oppure «Small is beautiful» ha ancora senso quando si parla di gestione della ricchezza nel nostro Paese?
Non mi sembra probabile la nascita del ‘campione nazionale’ in un paese come il nostro in cui il sistema bancocentrico non ha mai – salvo eccezioni – investito nella produzione ma ha preferito arroccarsi sulla distribuzione. Oggi il sistema finanziario italiano è focalizzato su un processo di integrazione tra banche commerciali e il recupero della reddittività. Con una battuta possiamo dire che «Small is ugly», ma esiste sempre lo spazio per chi innova e propone nuovi modelli di servizio e prodotto: «Quality is beautiful».
Quali Sgr vede meglio posizionate nel ruolo di aggregatore, e quali sono le ‘prede’ più ambite?
È difficile fare nomi che abbiano senso in questa situazione in cui gli operatori medi sono pronti, a seconda delle occasioni, a essere sia prede che predatori. Difficilmente alcune banche terranno le loro società di gestione dovendo concentrarsi nel business tipico mentre altri operatori, come le assicurazioni, vedranno posizioni significativamente differenziate. La domanda più recente, nel nostro paese, è se i grandi operatori internazionali non vogliano acquisire direttamente gli istituti di credito piuttosto che rivolgersi anche direttamente alla clientela.