I portafogli modello del secondo semestre 2020
Cinque esperti interpellati da FR espongono le asset allocation dei loro portafogli modello per i prossimi sei mesi dell’anno
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Sui mercati, si sa, paura fa rima con oro. E così la corsa al metallo giallo è ripartita di slancio toccando vette che non si vedevano da otto anni a questa parte. Ieri il contratto con consegna immediata è arrivato a quota 1.797 dollari, record dal 2012, e stamane resta saldamente vicino ai massimi. D’altra parte, stando agli analisti, il rally non è destinato a incontrare ostacoli, visto l’aumento del numero dei contagi da Covid- 19 nel mondo e con l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha annunciato come la pandemia continui ad accelerare e il picco sia ancora lontano.
Ma non è tutto virus ciò che fa luccicare l’oro, come sottolinea John Plassard, investment specialist del Gruppo Mirabaud, la cui view sul lingotto “è molto positiva”. Ci sono infatti una serie di altri fattori che giocano a favore, primo fra tutti quello ‘contrarian’. “Gli investitori professionali, a differenza di quelli retail, stanno attualmente scommettendo contro il metallo giallo, considerato che l’interesse nel breve termine è superiore al 50%”, spiega, aggiungendo che un altro elemento positivo è quello relativo alla protezione contro il rischio di ribassi, visto che i mercati sono saliti troppo rapidamente dopo essere scesi altrettanto rapidamente.
“Ci sono molti argomenti a favore del consolidamento dell’oro, soprattutto perché i timori di una nuova ondata di coronavirus stanno crescendo, così come le tensioni sino-americane e le chances di vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali americane. Questo dovrebbe continuare a spingere gli investitori verso asset considerati ‘sicuri’. L’oro è uno di questi”, prosegue lo specialista degli investimenti che fa notare come nelle fasi ribassiste dei mercati il metallo giallo performa sempre meglio rispetto al mercato azionario. “È stato così nel 1987, nel 1998, nel 2000, nel 2007 e ancora oggi. Sebbene le condizioni economiche possano variare da una recessione all’altra, storicamente è più probabile che l’oro riporti buone performance durante una recessione economica.”
Certo è difficile confrontare l’attuale crisi con quella del 2008, ma a detta di Plassard ci sono analogie tra i trend dell’oro e il comportamento delle banche centrali. “In entrambi i casi, il prezzo dell’oro è sceso inizialmente di quasi il 20% a causa di problemi di liquidità. In secondo luogo, il prezzo dell’oro è aumentato quando la Fed ha annunciato un quantitative easing di 600 miliardi di dollari nel novembre 2008. La stessa tendenza sta emergendo chiaramente dopo le recenti iniezioni massicce di liquidità da parte delle banche centrali di tutto il mondo. Gli studi dimostrano addirittura che il prezzo dell’oro è stato storicamente correlato all’espansione del bilancio della Fed”, assicura sottolineando come la banca centrale Usa potrebbe facilmente portare il suo bilancio a 10 mila miliardi di dollari se la ripresa dovesse stentare.
Ci sono poi altri due aspetti importanti da considerare. Intanto l’oro offre rendimenti più interessanti dei titoli di Stato, ma soprattutto dalla seconda metà del 2019 si è visto che il metallo giallo può avanzare nonostante i rialzi dei mercati azionari e del dollaro. “Lo status dell’oro come bene esclusivamente rifugio è svanito, e il metallo giallo è ora diventato un investimento tradizionale”, evidenzia lo specialista degli investimenti.
L’altro aspetto è che sta diventando sempre più facile acquistarlo: non ci sono più grandi divari tra acquisto e vendita e gli Etf sull’oro sono sempre più comuni. “Non è un segreto poi che in Cina e in India l’oro sia molto richiesto – osserva -. Anche gli acquisti di oro da parte delle banche centrali danno nuovo slancio al tema. Ciò è particolarmente vero per le banche centrali di tutto il mondo che cercano de-dollarizzare o semplicemente di diversificare. La banca centrale russa è stata il maggiore acquirente di oro negli ultimi anni, con il presidente Vladimir Putin che ha cercato di rompere la dipendenza dal dollaro, dato che le relazioni tra Mosca e Washington restano tese. Nell’ultimo decennio, il Paese ha quadruplicato le sue riserve auree”.
Insomma, l’oro è molto più di un metallo prezioso: è diventato effettivamente un asset come qualsiasi altro ed è legato alla crescita dei bilanci delle banche centrali. “In questo contesto, il resto dell’anno dovrebbe essere positivo”, conclude Plassard.