Per i gestori l’inflazione non si fermerà
Il 91% degli investitori professionali ritiene che sia iniziata una “inversione demografica” inflazionistica. E che i prezzi aumenteranno a breve e a lungo termine. La survey Tabula Im
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Non sarà il +5,3% registrato negli Usa, ma l’avanzata dei prezzi inizia a preoccupare i più ottimisti anche al di qua dell’Oceano. A settembre, infatti, l’inflazione dell’Eurozona è salita al 3,4%, in aumento rispetto al 3% di agosto e leggermente sopra le attese degli analisti ferme al 3,3%. Per trovare nei Paesi dell’area un tasso medio annuo superiore, bisogna risalire al settembre del 2008, quando l’indice dell’aumento dei prezzi toccò il 3,6%.
A pesare è ancora soprattutto l’energia (17,4%, rispetto al 15,4% di agosto), seguita dai beni industriali al netto dell’energia (2,1%, rispetto al 2,6% di agosto), alimentari, alcolici e tabacco (2,1%, rispetto al 2% di agosto) e servizi (1,7%, rispetto all’1,1% di agosto). I tassi più elevati in Estonia (6,4) e Lituania (6,3), mentre in Italia è stimato al 3%.
“I prezzi dell’energia portano l’inflazione sopra il 3% a settembre nell’Eurozona. Un incremento temporaneo da tenere sotto osservazione”, ha scritto su Twitter il commissario europeo, Paolo Gentiloni, facendo quindi trasparire la preoccupazione, pur ribadendo il mantra delle banche centrali della transitorietà della fiammata dei prezzi.
Insomma, i colli di bottiglia continuano a pesare sulle dinamiche di domanda e offerta e ora è praticamente unanime tra gli investitori l’idea che l’inflazione si manterrà su un regime più elevato per diversi trimestri. Temporanea sì, ma più a lungo.
“Martedì scorso, pochi giorni dopo la pubblicazione dei nuovi ‘dot plot’, che indicano una maggiore probabilità di aumento dei tassi nel 2022, è arrivato il sigillo di Powell in audizione al Senato: ‘L’inflazione si manterrà elevata più a lungo di quanto precedentemente stimato’”, osserva Antonio Anniballe, gestore del team multi asset Italia di Gam (Italia) Sgr, che fa notare come lo spostamento in avanti del concetto di ‘transitorio’ abbia prodotto alcuni riflessi pavloviani a cascata.
“Il decennale treasury è tornato repentinamente all’1,5%, il dollaro si è rafforzato, l’oro ha ceduto altro terreno e la volatilità sull’azionario è sensibilmente aumentata, soprattutto nella sua componente growth. Tale movimento è accentuato dal timore che ad un’inflazione più prolungata si accompagni anche una crescita più stagnante, concretizzando il temuto scenario di ‘stagflazione’, che porrebbe un serio dilemma di politica monetaria alle banche centrali”, precisa.
Per il gestore, in questi giorni i mercati stanno dunque frettolosamente prezzando il nuovo scenario. “È probabile che questo processo prosegua, almeno nel breve termine, e che i mercati rimangano ipersensibili ai prossimi dati d’inflazione in uscita – chiarisce -. Ogni movimento repentino del Treasury, innesca invariabilmente smottamenti sull’azionario, propiziando rotazioni settoriali e possibili correzioni”.
In ragione di questo, per Anniballe è dunque utile mantenere una composizione di portafoglio equilibrata che, accanto a posizioni ad alta crescita, contempli anche la presenza di asset positivamente correlati ad un aumento dell’inflazione, come ad esempio l’azionario ciclico (energia, materie di base, finanziari), le materie prime (petrolio, metalli industriali) o, in ambito bond, le obbligazioni indicizzate.
“Su un orizzonte di respiro più lungo – aggiunge -, sarà invece importante verificare, come evidenziato qualche settimana fa dalla Lagarde, che i fattori transitori di aumento dei prezzi non influenzino la dinamica dei salari, cosa che rischierebbe di rendere il fenomeno inflattivo meno episodico”.
In assenza di una tale evoluzione, per adesso non visibile nei dati, a detta del gestore il quadro di riferimento di medio termine non dovrebbe modificarsi, e il riassorbimento graduale dei colli di bottiglia esistenti consentirà una strategia di uscita più agevole (e graduale) dalle politiche monetarie ultra-espansive.
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