Turchia in preda alla volatilità Economia mai così in crisi da 15 anni
L’inflazione ha raggiunto il 15,4 per cento. Ma per gli investitori rimane ancora qualche opportunità
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Incertezza politica, quadro macro che non promette nulla di buono e spread che si allarga. Eppure in Italia c’è qualcosa che potrebbe far bene e a cui gli investitori ricomincino a guardare. Si tratta dei finanziari. Che beneficiano innanzitutto di un fatto strutturale, la riduzione massiccia degli insoluti, oltre che dei movimenti congiunturali di Borsa.
Per le banche italiane il 2017 è stato un anno di svolta secondo PwC, che calcola il mercato degli Npl (Non performing loan) sia passato da 324 miliardi di euro a 264 nel giro di un anno. E, secondo i dati contenuti nello studio “Il mercato italiano degli NPL – What’s next..?!”, i primi cinque mesi del 2018 confermano il trend: con operazioni per 37,4 miliardi, tra cui si annoverano quelle di Mps (per 24,1 miliardi) e di IntesaSanpaolo-Intrum (10,8 miliardi) con un attesa di almeno 70 miliardi di transazioni a fine anno. Si tratta, come è facile immaginare, di un tema chiave per i nostri istituti di credito e il fatto che sia in cima alle agende è un elemento di inedita e positiva sorpresa.
“Le prospettive del mercato finanziario italiano sono generalmente positive, fatta eccezione per alcuni casi specifici di istituti che fanno ancora fatica ad avviare la necessaria fase di rinnovo in termini di governance e, in alcuni casi, di appeal verso il pubblico dei risparmiatori – spiega a Focus Risparmio Riccardo Ambrosetti, presidente di Ambrosetti Am Sim – Buona parte degli istituti che hanno sofferto dell’eccesso di crediti non performanti, infatti, ha ormai ricondotto a livelli fisiologici l’entità di questa partita di rischio. Altri sono ben avviati nel processo di sistematica riduzione di questa componente patrimoniale. Inoltre, una parte del sistema bancario, ricordiamo, non ha mai avuto questo tipo di problema perché è composto da istituti che svolgono quasi esclusivamente attività di servizio, come Private Banking ed accessori, quindi istituti che hanno ricorrentemente realizzato bilanci positivi. Una conferma a nostro giudizio importante dello stato di ripresa del mercato finanziario italiano sta nella insistente attività di acquisizione di quote di azionariato di istituti finanziari provenienti con insistenza dai principali investitori esteri e da tutte le latitudini mondiali – continua – Gli osservatori più accreditati ritengono che ci sia un diffuso ottimismo prospettico circa la imminente ripresa del trend economico del nostro Paese e anche con riguardo alla attesa di una crescente marginalità in termini di servizi finanziari. Un fenomeno, l’investimento in aziende italiane, già visto da anni con riguardo ad altri settori merceologico come la meccanica, moda, turismo oltre al comparto immobiliare. Quindi, immaginando uno scenario politico non urticante per gli investitori esteri, sì, sembra tornato il momento di investire, in ottica di ampio respiro, anche sui titoli finanziari italiani”.
I finanziari italiani hanno visto, dopo il forte calo di maggio e in contrasto con il mercato europeo, un importante rimbalzo, ricorda Gilles Guibout, head of european equities di Axa Im: “Il nostro fondo Axa Wf Framlington Italy sulla classe A euro è tornato a performare bene negli ultimi mesi, facendo meglio del mercato. Motori della performance sono stati lo stock picking e una allocazione molto esposta sulle banche italiane. Queste ultime, infatti, si sono riprese dopo un forte calo legato all’incertezza della situazione politica. E il fondo ha beneficiato del rimbalzo. Quanto alla selezione titoli, è importante guardare a quelle società che offrono prospettive di crescita nel lungo periodo. Tra i titoli che hanno maggiormente contribuito alla performance degli ultimi mesi c’è Fineco, che non ha i problemi delle altre banche”. Insomma, il dado è tratto: le banche sono tornate.