“I politici devono lavorare per noi”
È stato il monito di Sachs (Columbia University) nella conferenza che ha chiuso la tre giorni del Salone del Risparmio: "Devono smetterla di pensare alla poltrona e di rovinare il mondo"
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“È legge dell’universo che non si può fare la nostra felicità senza far quella degli altri”. Così scriveva l’economista e filosofo Antonio Genovesi nella sua Autobiografia del 1756, e la massima è valida ancora oggi, come dimostra la crescente attenzione del mondo finanziario alla promozione dello sviluppo sostenibile.
“Coniugare finanza e sostenibilità può aumentare il livello di felicità diffusa all’interno di una comunità. L’obiettivo più alto degli investimenti a impatto ambientale e sociale è esattamente quello di rendere felice la collettività e fare bene al mondo”.
È quanto ha sottolineato Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata, nel corso del suo keynote speech dedicato alla sostenibilità e al ruolo che la finanza può avere nel favorire la transizione verso un sistema economico più sostenibile, che ha tenuto all’interno della conferenza sulla terza edizione de “Il Tuo Capitale Umano”, il progetto di formazione e inserimento di giovani laureati e laureandi nell’industria del gestito.
“La felicità non è più roba da filosofi” ha proseguito Becchetti, “ma si studia in economia, e guida le scelte dei maggiori investitori globali, come testimonia la lettera del ceo di BlackRock Larry Fink alle maggiori multinazionali del mondo, in cui le esorta a sviluppare un senso comune di intenti in chiave di sviluppo sostenibile”.
Rivolgendosi ai ragazzi, Becchetti ha spiegato che unire profitto e sostenibilità “è il nuovo mainstream che avanza. Del resto, i rischi ambientali, sociali e di governance (Esg) sono sempre più pressanti, soprattutto quelli climatici”.
Il professore ha spiegato ai ragazzi cosa si intende per sostenibilità finanziaria di tipo Esg, il ruolo sempre più importante delle agenzie che conferiscono il rating di sostenibilità, nonché le pratiche di esclusione e impact investing nella selezione dei titoli in cui investire.
“Le aziende con un alto ‘reprisk’ – il rischio reputazionale – pagano di più per avere credito”, ha sottolineato.
Ma essere sostenibili paga anche in termini di profitti. Gli investitori “votano sempre di più con il portafoglio. È questa la leva più potente per promuovere la sostenibilità e incidere sulla felicità personale e della collettività”, ha osservato Becchetti.
Secondo l’esperto, lo fanno per quattro motivi: “Maggiore consapevolezza, maggiore informazione, un migliore coordinamento delle decisioni e un differenziale di prezzo non più sfavorevole per le scelte etiche. Un fondo etico non rende meno di un fondo normale. Non c’è differenza potenziale in termini di rendimento-rischio”, queste le osservazioni del professore.
Attenzione però al fenomeno del ‘rabboccamento’ delle strategie di investimento, il cosiddetto greenwashing, utilizzato dalle aziende per darsi un’immagine ecosostenibile, ma che non promuove la sostenibilità bensì “riduce le questioni Esg a mera strategia di marketing, invece di cercare di soddisfare le esigenze degli investitori”.